Sponz Fest di Calitri (ideato e diretto da Vinicio Capossela), su Rivoluzioni e Mondi alla Rovescia. Erri De Luca ha parlato di: Mediterraneo, religioni, guerre, paure, migrazioni, fraternità, femminicidio
Sabato, 26/08/2017 - "In Italia il sud esiste, ma non esiste il nord, che è un’allucinazione geografica, siamo tutti a sud.
soprattutto dalle donne, avevano anche dei momenti di sdrammatizzazione che sembravano inadeguati, mentre rappresentavano invece, il modo migliore per smaltire lutti, ferite, mancanze. I racconti non possono essere tristi, catastrofici, persecutori, ma devono avere all’interno quella spezia che permette di narrarli ancora, sdrammatizzandoli. Le spezie comiche le sanno mettere bene solo le donne, per questo forse ho incorporato il suono dell’allarme di mia madre. Quando nel 1999 c’è stata la guerra contro la Jugoslavia, non potevo sopportarla, sono andato presso l’ambasciata jugoslava a Roma e ho chiesto di passare del tempo a Belgrado. Una notte di fine aprile, passando con un furgone attraverso l’Ungheria, sono arrivato a Belgrado, ho sentito il suono della sirena dell’allarme aereo, e ho finalmente provato il sentimento di essere in pace con il mio secolo. Ho fatto una sanatoria nei confronti dell’incubo della sirena degli allarmi aerei incistato nei sogni di mia madre: sono rimasto in un albergo all’ottavo piano senza elettricità e vi ho trascorso le notti più rumorose della mia vita. Non sono andato nei rifugi, ma ero lì perché disertavo dal Paese che bombardava. Quando al ritorno, mia madre rimproverandomi, mi ha chiesto i motivi del mio gesto, non necessario, come per lei che sotto le bombe aveva dovuto difendersi, le ho risposto che ero andato a cercarlo perché mi aveva trasmesso lei quella reazione nervosa, quella febbre nei confronti di un bombardamento di una città! Io considero la massima forma di terrorismo, il bombardamento aereo massiccio di gente inerme, sparandole addosso dei cannoni per distruggere il maggior numero possibile di vite, prese a casaccio. Il Novecento è stato un secolo pieno di pericoli per gli stermini, la bomba atomica e la possibilità in qualsiasi momento, di distruggersi a vicenda con una guerra atomica. E quale poteva essere l’antidoto, se non quello di non avere paura? Era una forma di educazione: avere paura era da codardi, il coraggio era una virtù obbligatoria. Oggi si specula sul sentimento della paura, a Napoli ci sono le paura inventate, si suggerisce di cosa avere paura, oggi ci si compiace di avere paura. Una delle paure più diffuse è quella dello straniero. Facciamo un esperimento: andate per strada, prendete uno straniero, assicuratevi che sia povero (se è ricco non vale) e portatelo a casa. Davanti alla porta invitatelo a entrare, poi ditegli di uscire, subito dopo, di nuovo di entrare, e così ancora diverse volte: vedrete che dopo un po’ non avrete più paura (risate e applausi)! Sono stato anch’io un emigrato per lavoro, ho fatto l’operaio in fabbrica a Torino. Sotto il portone dell’edificio in cui abitavo c’era un cartello: Non si affitta ai napoletani, dandoci l’onore di coprire tutto il sud. Sono stato operaio anche a Milano e in Francia, ma quando emigravamo noi, eravamo controllati dalle gengive agli occhi, per verificare se ci fosse il glaucoma, in America motivo di respingimento. Le persone respinte erano al massimo il 2 per cento, venivano accolti quasi tutti.
indietro. È questo il motivo per il quale i trafficanti non appena il mare è piatto, spediscono al largo più canotti possibili. Se accade qualcosa entro le 12 miglia, acque territoriali, nessuno conta quei poveri migranti. Mi sono chiesto che cosa muova un giovane che non ha mai visto il mare, una donna delle campagne, spinta di notte a salirci, senza spaventarsi: non possono ripensarci, una volta deciso il carico, non si torna indietro, quelli che si mostrano recalcitranti, subiscono spari nelle gambe o dove capita. Ma non è solo questo: lo fanno perché, salendo su quei canotti non hanno più la prigione intorno, non hanno più i carcerieri, i torturatori, gli stupratori, non hanno più addosso tutta l’Africa che li ha sfruttati, decimandoli.
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