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Edith Bruck, l'impossibilità (e il dovere) di non dimenticare Auschwitz

Edith Bruck, l'impossibilità (e il dovere) di non dimenticare Auschwitz

Sono in libreria le poesie di Edith Bruck raccolte nel volume “Versi Vissuti” (eum 2018), curato da Michela Meschini. Venerdì 26 ottobre presentazione a Teramo (Archivio di Stato)

Mercoledi, 24/10/2018 -  Edith Bruck ha pubblicato oltre venti opere in prosa: romanzi, memoirs, opere teatrali, ora sono in libreria le poesie raccolte nel volume “Versi Vissuti” (eum 2018), curato da Michela Meschini, docente nell'Università di Macerata. I versi delle tre sillogi “Il Tatuaggio”, “In difesa del padre”, “Monologo”, scritti dal 1975 al 1990, consegnano al mondo la condizione difficile della sopravvissuta: / … E quando avrà termine / questa missione? / Sono stanca della mia / presenza accusatrice, / il passato è un’arma / a doppio taglio / e mi sto dissanguando...".
Il dovere di non dimenticare è la condanna a ricordare che la costringe al ruolo di “testimone”.
Per Edith Bruck la memoria è gestazione di un dolore implosivo: “Chi ha Auschwitz come coinquilino devastatore dentro di sé, scrivendone e parlandone non lo partorirà mai”, scrive in “Signora Auschwitz”. L’indifferenza, il rifiuto verso “gli avanzi di ghetto, di lager nazisti”, il negazionismo sono le spine dolorose nella carne della testimonianza nei suoi libri e nelle sue poesie: “la carta sopporta parole che neppure lontanamente immaginiamo". Contro l’oblio che insidia l’umanità, la scrittrice privilegia i giovani nella consegna della memoria. I misfatti incredibili del genocidio nazista, compiuti nel cuore della civilissima Europa, negli anni della seconda guerra mondiale, sono accadimenti che possono ritornare : “… le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”, scriveva Primo Levi, l’amico-fratello di Edith Bruck.
La memoria sensibilizza, attiva la profondità del pensiero che costruisce la coscienza critica delle nuove generazioni nella consapevolezza di essere partecipi di una realtà storica di cui possono rovesciare o conservare le sorti. “Solo il bene è profondo e può essere radicale. Il male… sfida il pensiero... invade e devasta il mondo intero, perché si espande sulla sua superficie come un fungo...”ammoniva Hanna Arendt. Il ritorno dai campi di sterminio è il ritorno alla vita che ricomincia nel nome della madre morta ad Auschwitz insieme al padre e al fratellino. La figura materna nei romanzi e nelle poesie colma l’assenza della perdita e nell’essenza dei versi si staglia come guida, come radice, come ventre, come motivo di rinascita: “Madre… /… in agonia in amore / e in un doloroso orgasmo / ho partorito me stessa.”… Dalla rinascita, “sono rinata / dalle ceneri / come la fenice”, alla nascita in una numerosa, povera, innocente famiglia di ebrei ungheresi, le sillogi condensano riflessioni scritte in tempi diversi: “Nascere per caso / nascere donna / nascere povera /nascere ebrea / è troppo / in una sola vita".

La poesia di Edith Bruck, scrive Michela Meschini, è “una poesia riflessiva, intima, senza essere intimistica, civile senza essere politica”. Eppure essa si inscrive nell’alfabeto della politica umana che risponde al razzismo mai sopito in Europa e nel pianeta costruendo il bene nel reciproco rispetto con ogni diversità e credo. “Se tu vedessi il mondo mamma, preferiresti morire. Ma neanche la morte ha valore. I morti di ieri non hanno riscattato il diritto alla vita dei vivi. Tutto è come prima di Auschwitz” (Lettera alla Madre, Garzanti, 1988).

Edith Bruck è nata in Ungheria. Vive in Italia dal 1954 dove ha conosciuto e sposato il poeta Nelo Risi scomparso nel 2015. Nello struggente memoir “La rondine sul termosifone” (La Nave di Teseo, 2017) racconta l’ estrema esperienza d’amore, speranza, dolore per tenerlo in vita il più a lungo possibile nella malattia che lo aveva relegato nell’oblio.

Edith Bruck nella sua lunga carriera ha ricevuto una decina di premi letterari ed è stata tradotta in più lingue. Tra le sue traduzioni ricordiamo Attila József e Miklós Radnóti. Ha sceneggiato e diretto tre film e svolto attività teatrale, televisiva e giornalistica.

Il prossimo 21 novembre, l’Università Roma Tre le conferirà la laurea honoris causa in Comunicazione.


Edith Bruck ritorna a Teramo per l’onorificenza dell’Ordine al merito dell’Ateneo “Guido II degli Aprutini” che l’Università degli Studi di Teramo le conferirà insieme a Emma Bonino. Il titolo onorifico, voluto dal Magnifico Rettore Luciano D’Amico, sarà consegnato ad entrambe nella cerimonia di sabato 27 ottobre alle ore 9:30, nell’Aula Magna “Benedetto Croce”. Un ritorno per un importante riconoscimento Accademico nella città che le assegnò il Secondo Premio Teramo con il racconto “Il cavallo” nel 1960, l’anno dopo la pubblicazione del suo primo romanzo autobiografico “Chi ti ama così” (Marsilio). Nell’occasione, venerdì 26 ottobre, alle ore 17:00, nella sala conferenze dell’Archivio di Stato, Edith Bruck, molto attesa, incontrerà la cittadinanza e le nuove generazioni. A queste ultime, da circa vent’anni, testimonia l’orrore vissuto nei lager nazisti negli appuntamenti organizzati dal centro di cultura delle donne “H. Arendt”, impegnato con la Scrittrice a mantenere viva la memoria della Shoah.

Guendalina Di Sabatino

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