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DWF: 50 di una 'Rivista femminista di pensiero e pratica politica'. Intervista alla redazione

DWF: 50 di una 'Rivista femminista di pensiero e pratica politica'. Intervista alla redazione

Una storia lunga e generativa costruita attraverso l'ascolto e il riconoscimentro delle differenze creando uno 'spazio per la riflessione e l’agire politico'

Mercoledi, 02/07/2025 -

Un capitolo importante della storia dei movimenti delle donne è quello delle tante riviste che sono nate e hanno accompagnato e sostenuto elaborazioni teoriche, pratiche, battaglie politiche e culturali nel corso dei tempi. Purtroppo, molte delle riviste nate nel pieno del fermento femminista del secolo scorso non hanno retto la fatica della loro sostenibilità in termini organizzativi ed economici. Ma altre esperienze sono riuscite a continuare la loro strada trovando anche via via percorsi di cambiamento sia in termini di contenuti che di modalità editoriali. All’amore verso le riviste di carta, oggetti da leggere, conservare, si è passate anche a sperimentare e adottare forme editoriali che valorizzano e utilizzano le grandi opportunità che la rivoluzione digitale offre anche sul piano creativo e insieme sul rapporto tra costi e capacità di diffusione. DWF, “Rivista femminista di pensiero e pratica politica” come si autodefinisce, è una di queste e può compiere quest’anno 50 anni di vita. Nata per volontà di Annarita Buttafuoco come rivista dedicata ai Women Studies in un periodo in cui il pensiero di genere faceva fatica a conquistare spazi riconosciuti, nel 1985 la stessa Buttafuoco promuove un cambiamento affinché la rivista divenisse un luogo politico e uno strumento di pratica femminista. Da lì il percorso che non si è mai interrotto nonostante i momenti di crisi comuni a tante altre testate autonome di donne e i cambi di redazione. Per parlare di questa storia e di cosa DWF è oggi abbiamo voluto confrontarci con alcune delle donne che costituiscono la redazione, che rispecchia nella composizione un po' le varie fasi di questa esperienza ma anche frutto di una scelta che la caratterizza: la cura della relazione intergenerazionale, come emergerà dal confronto con loro. Patrizia Cacioli tra le “anziane”, arrivata in redazione nel 1985 con il gruppo di donne “politiche” chiamato da Annarita Buttafuoco, Teresa Di Martino, attuale direttora che insieme a Roberta Paoletti e Federica Castelli sono entrate negli anni 2000. Infine, Giada Bonu, Rosen Kranz e Noemi Ciarniello, le ultime approdate a DWF. Donne diverse per età, provenienze, storie di vita ma anche sul piano delle politiche femministe e di genere e per condizioni materiali.  

Qual è secondo voi il cuore che ha mosso in tutti questi anni questa esperienza?
Roberta Paoletti. Sicuramente la capacità di tenere insieme l’impegno per la trasmissione dei pensieri e delle pratiche femministe con il bisogno di andare oltre, di stare nel presente, di dare spazio alle differenze. La composizione dell’ultima redazione ha saputo superare il tema della riconoscenza verso le generazioni che sono venute prima, e stare sulla pratica politica del riconoscimento reciproco, senza eliminare le differenze delle nostre storie individuali e il portato che ciascuna di noi con la propria esperienza può mettere a disposizione delle altre. Lo spazio che viviamo nel nostro lavoro per costruire un prodotto editoriale condiviso ma anche in generale nelle relazioni tra noi non si è mai sottratto al conflitto che le differenze possono fare emergere. Le donne “storiche” di questa rivista con le quali abbiamo fatto il percorso più lungo, Paola Masi, fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2022 e Patrizia Cacioli sono state in grado di non cedere alla tentazione di aspettarsi, anche implicitamente, dalle più giovani una sorta di riconoscenza e hanno scommesso sul piano politico della relazione alla pari. D’altra parte le più giovani hanno raccolto e rilanciato su un piano di responsabilità politica, valorizzando il loro vissuto in una prospettiva politica di interesse per tutte. Non è così frequente incontrare luoghi dove il confronto intergenerazionale è basato sul riconoscimento e l’ascolto delle differenze che, come si sa, sono molto forti tra una generazione e l’altra, per condizioni di vita ma anche per visioni politiche.

Teresa Di Martino. 50 anni di storia politica di questa rivista sono tanti rispetto ai 15 che ho potuto vivere io, ma posso dire che la forza di DWF viene dal forte intreccio della vita redazionale e relazionale. Il riconoscimento reciproco, e i conflitti che le diversità producono, sono generativi non solo sul piano dei rapporti ma anche e soprattutto su quello del percorso e dei contenuti del nostro prodotto, che è un prodotto politico ormai strutturato ma che si costruisce ogni volta, e questo non è scontato. Ogni numero è per me, per noi tutte, una messa al mondo di qualcosa di nuovo. Certamente è vero per ogni prodotto editoriale costruito seriamente, ma per noi è qualcosa di più perché è anche il frutto di una pratica politica che ha funzionato e continua a funzionare. E’ questa la base dei tanti momenti di rilancio che abbiamo vissuto, spesso seguiti a crisi sempre affrontate con il posizionamento e l’autenticità che contraddistinguono la politica femminista. Mettersi in ascolto delle altre è una pratica che attraversiamo da sempre e ci ha permesso in questi anni di aprire la redazione ad altre-3, coinvolgendole nelle redazioni allargate e nella costruzione di numeri complessi.
Patrizia Cacioli. Non si capisce bene la storia particolare di DWF se non ci si riallaccia alla idea che stava dietro alla sua trasformazione da rivista di studi di genere a spazio per la riflessione e l’agire politico. L’adesione alla chiamata di Buttafuoco da parte di donne impegnate nel femminismo ha infatti corrisposto al desiderio condiviso di continuare a dare pensiero e parola alla soggettività politica delle donne attraverso un progetto-oggetto. Non a caso per molte la permanenza in redazione e/o il mantenimento di un rapporto di collaborazione con DWF sono stati lunghi e continuativi nel tempo. DWF fin da subito si è dunque configurata come un luogo in cui si elaboravano, e ancora si elaborano, pensieri politici ancorati a pratiche ed esperienze politiche. Insomma qualcosa che va oltre allo “entrare in una redazione”. DWF è così diventata la sede preziosa di un confronto “femminista” su questioni del presente spesso complesse e controverse, ma anche sui nostri desideri, opacità, conflittualità e modi di significare il mondo.

Quali sono stati i momenti e i temi che di più hanno fatto discutere e appassionare la redazione di DWF negli ultimi tempi?
Teresa Di Martino. Uno dei temi che ha segnato un conflitto e che ha portato all’ingresso in DWF di donne di nuove generazioni è stato il lavoro. La mia generazioni ha portato nella rivista e nel confronto tra generazioni la dimensione esistenziale della precarietà che abbiamo vissuto e che non solo cambiava le carte in tavola rispetto alle letture della situazione e delle politiche in questo campo ma metteva noi stesse in situazioni in cui lavoro, politica, impegno si confrontavano in modo conflittuale e contraddittorio evidenziando differenze profonde con le generazioni che ci precedevano proprio sui concreti tempi di vita e di lavoro. Su questo abbiamo vissuto momenti di forte conflitto ma anche di ascolto delle differenze e anche grazie a questo DWF in quel periodo è stata un luogo politico importante, coinvolgendo anche altre donne e generando diverse linee di proposte e pensiero.
Roberta Paoletti. Anche la sessualità è stato un tema che ci ha appassionato e diviso insieme spesso. Per il femminismo degli anni '70 si identifica con la liberazione sessuale. Le generazioni successive che hanno goduto di quella liberazione hanno accantonato un po’ la riflessione su questo tema a favore invece di un acceso dibattito sull’identità di genere. Su questo ci siamo aperte al confronto con altre realtà di donne e comunità (LGBTQIA+), marcando, anche linguisticamente un’alleanza. Abbiamo scelto di utilizzare la schwa accanto alla desinenza femminile, sottolineando l’importanza politica delle differenti genealogie e assieme dell’alleanza tra percorsi e soggettività differenti. Il discorso della sessualità non si è esaurito anche se appare meno presente come questione politica tra le generazioni più giovani, ma rimane per noi di DWF un tema rilevante da continuare ad approfondire e discutere. Al centro mettiamo i corpi e le loro esperienze.
Patrizia Cacioli. Su questo come per altri temi cruciali abbiamo cercato di praticare condizioni di ascolto sperimentando una sorta di progetto allargato. Con Paola Masi discutevo spesso su come affrontare le diversità soprattutto generazionali. La risposta è stata quella di cercare di costruire e sperimentare percorsi di discussione, confronto, conflitto a partire dal desiderio - esplicitato e condiviso - di voler comunque “stare e voler fare con le altre” la pratica fondante della rivista. 

Tra i progetti futuri ce n’è qualcuno a cui tenete in particolare?
Teresa Di Martino. Abbiamo lanciato un Premio intitolato a Paola Masi che sostiene economicamente donne che intendono dedicare un periodo della loro vita a studiare tematiche legate ai percorsi della rivista. Ricordando quanto lei tenesse alla capacità delle donne di elaborare idee in tutti i campi, dall’economia alla politica in una ottica di ricerca femminista. Abbiamo poi incrementato sempre di più l’utilizzo di Podcast come modo più libero e aperto di approfondire problemi, aprendosi all’apporto di altre. Per il cinquantesimo della nostra rivista abbiamo lanciato una call for artists rivolta a illustratrici-3, fumettiste-3, artiste-3: dopo 50 anni di politica imperniata sulle parole abbiamo voluto scommettere sulla forza di immagini, disegni per raccontare la nostra storia che è anche storia del femminismo.   

Come sapete NOIDONNE ha celebrato i suoi 80 anni mettendo a disposizione tutto il suo archivio storico digitale. Cosa rappresenta NOIDONNE per voi?
Roberta Paoletti. NOIDONNE e il suo bellissimo archivio digitale è un riferimento fondamentale per conoscere e capire la storia passata delle donne ma anche per il presente attraverso il suo lavoro redazionale e giornalistico. È una piattaforma importante che fornisce informazioni, pensieri, fatti su ciò che altre donne fanno e pensano, su tanti diversi piani, con linguaggi aderenti ai bisogni e alle esperienze delle donne.
Teresa Di Martino. NOIDONNE è non solo parte importante della storia delle donne, ma anche una testata autonoma, grazie al lavoro di chi la gestisce, che offre spazi aperti a tante donne e giornaliste che vogliono scrivere liberamente, che riconoscono in questo spazio una libertà preziosa.

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