Raccolte le voci di giornaliste indipendenti nel sud del mondo, riunite in una rete di media al femminile da India, Libano, Uganda, Somalia Afghanistan, Nigeria, Libano, India. Messico. Iraq, Perù
“Donne senza frontiere” è il progetto del quotidiano Avvenire per l'8 Marzo 2025. Da sempre interessato alle questioni internazionali, nel 2023 ha raccontato l’odissea delle donne afgane, nel 2024 ha dato voce alle donne di pace, Premi Nobel, mediatrici e negoziatrici che hanno spiegato come sia necessaria la presenza di sempre più donne laddove si discute per uscire dalle guerre. Un tema purtroppo assai attuale. Quest'anno le giornaliste di Avvenire hanno deciso di far sentire ai lettori le voci delle colleghe del sud del mondo, dove spesso fare le giornaliste è un mestiere ad alto rischio. Ne parliamo con Antonella Mariani, caporedattrice di Avvenire.
Si parla molto poco delle donne del sud del mondo, sono come invisibili, e quando si parla di loro lo si fa quasi sempre come emergenza, rifugiate in fuga dai conflitti. Ci racconti questo nuovo progetto del vostro giornale?
In questo nuovo progetto diamo voce a oltre 10 reti di giornaliste indipendente nel sud del mondo. È stata creata una rete di agenzie media indipendenti al femminile. India, Libano, Uganda, Somalia Afghanistan, Nigeria, Libano, India. Messico. Iraq, Perù. Abbiamo scelto delle reti di donne giornaliste che racconteranno con dei reportage che pubblicheremo ogni quindici giorni sul sito di Avvenire in lingua originale, inglese o spagnolo, oltre che in italiano. Grazie a loro si conosceranno gli aspetti della vita delle donne nei rispettivi paesi.
Quali saranno i temi trattati?
I temi sono incentrati sulle questioni di genere con l’obiettivo di fare luce su aspetti di cui nei loro paesi si parla poco: i matrimoni precoci che continuano nonostante le legislazioni, le violenze terribili che affliggono le donne nei campi per sfollati in Somalia, l’impegno delle donne in agricoltura in India, le donne yazide come resistono dopo il genocidio che le ha colpito nel 2014, la situazione delle giovani donne in Perù che dalle comunità vanno a vivere nelle città, dall'Afghanistan la storia delle madrasse, ragazze che frequentano le scuole religiose.
Sentiremo quindi raccontare le loro storie dalla loro voce, come loro si raccontano e non come vengono raccontate, le donne come soggetto e non come oggetto dell’informazione?
La missione di questo progetto è quella di incoraggiare e ispirare altre donne, e al contempo denunciare le discriminazioni e la violenza a cui sono sottoposte. Vogliamo amplificare la voce di queste nostre colleghe e sorelle, in una sorta di gemellaggio che diventi un palcoscenico aperto sul mondo dal quale far conoscere il loro Paese, le loro emergenze, il loro coraggio, il loro talento, le loro difficili condizioni che le vedono spesso invisibili anche nel loro stesso paese.
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