Divorzio: la legge compie cinquanta anni. Ricordi e riflessioni di chi c'era
Le parole delle donne che vissero quel passaggio restituiscono vivaci istantanee di una svolta importante per i diritti delle donne e per il progresso della società
Mercoledi, 23/12/2020 - Ci sono momenti decisivi nel cammino della civiltà e della democrazia. L'approvazione delle legge 898 il 1° dicembre del 1970 è stato uno di quei momenti, particolarmente significativo anche sul piano simbolico in un'Italia ancora molto bacchettona, e ha avuto un importanza notevole anche per un cambiamento della percezione diffusa dei diritti delle donne. Abbiamo voluto segnare questo anniversario raccogliendo le testimonianze di donne che nel 1970 erano giovani sensibili ai cambiamenti o che erano impegnate. Dagli album di famiglia escono ricordi e anche sorprese, testimonianze 'in diretta' dalla realtà viva che quella norma incontrava.
Un estratto degli articoli pubblicati da Noi Donne in quei mesi aiuta ad 'annusare' l'aria, pagine che aprono una finestra sul passato e - in qualche modo - aiutano a leggere il presente. Un ringraziamento alle amiche che si sono rese disponibili a collaborare: Argia, Costanza, Hela, Paola, Rita, Stefania.
UNA LEGGE CHE INAUGURAVA LA STAGIONE DEI DIRITTI “Il 1° dicembre 1970 veniva approvata la legge che disciplina i casi in cui è consentito lo scioglimento del matrimonio civile. La parola divorzio non è mai menzionata nel testo di legge. Una legge che inaugurava la stagione dei diritti. Una legge molto osteggiata ma definitivamente confermata con una schiacciante vittoria dei NO al referendum abrogativo il 12 maggio 1974. Fu una campagna referendaria molto dura ma entusiasmante. Ricordo con emozione le alzate all'alba per essere presenti davanti ai posti di lavoro, alle fabbriche, nei mercati per “volantinare” e parlare sopratutto con quant@ nutrivano dubbi usando parole semplici come “libertà”, “scelta”. La soddisfazione di essere riuscita a convincere le/i molt@ che contribuirono a ottenere quell'esaltante risultato”. Argia Simone
UNA BATTAGLIA PER AFFERMARE I PRINCIPI DI LAICITÀ “Il dibattito e poi la legge sul divorzio mi vedevano impegnata su due fronti: nel mondo cattolico per portare avanti insieme a tanti giovani una battaglia per affermare principi di laicità nelle scelte delle persone e nelle leggi. Nell’UDI per realizzare un quadro di nuovi diritti delle donne anche in ambito familiare. Il passaggio del divorzio ha significato per molte e molti questo duplice traguardo che ha portato poi nella grande mobilitazione del referendum una grande nuova energia contro i rigurgiti clericali da parte di tanti movimenti e persone di ispirazione cristiana, che è stata fondamentale per la vittoria. E anche io ho partecipato attivamente alle tantissime iniziative dei cattolici per il No”. Costanza Fanelli
E DOPO VENNE IL FEMMINISMO “La vittoria del divorzio segnò gli anni successivi. Senza i se e senza i ma erano stati abbattuti i due moloch della DC e del PCI. Non mi sentivo più una minoranza, ma parte di un paese che avrebbe potuto chiedere dei diritti ed uscire dalla palude stagnante degli orribili anni Cinquanta. E dopo venne il Femminismo”. Hela Mascia
HO CAPITO CHE LAICITÀ VUOL DIRE RISPETTO DEI DIRITTI DELLA DONNA “Quando ho appreso che era stata votata la legge che introduceva anche in Italia il divorzio, ricordo di avere telefonato (immagino dopo aver esclamato “oh finalmente”, “era ora” e così via) ad un’amica con la quale negli anni precedenti avevo preso iniziative e partecipato ad eventi (come una conferenza di Loris Fortuna che aveva riempito all’inverosimile il teatro “Ariosto” della mia città (Reggio Emilia, ndr) provocando nella piazza antistante le proteste di una moltitudine di antidivorzisti, mentre la polizia sorvegliava di lontano pronta ad intervenire in caso di tafferugli). Lo confesso: sul mio stato d’animo contento e soddisfatto del risultato di tante battaglie incideva non solo il fatto che finalmente la Repubblica italiana si era avviata lungo il percorso della laicità, e dunque della civiltà matura europea, ma anche la consapevolezza, forte ed intensa, che laicità vuol dire rispetto dei diritti della donna, della sua dignità. Nelle tre religioni di Gerusalemme, Dio è padre, il profeta è maschio, i testi sacri – le parole di Dio – si rivolgono ai maschi. E avevo, ed ho tuttora, un ricordo nitido ed incancellabile di quando, ancora ragazzina, avevo chiesto al sacerdote della mia parrocchia una delucidazione sullo Spirito Santo, ricavandone risposte improntate ad un’etica insieme conformista e fantasiosa, e di quando, poi, avevo discusso animatamente con lui – paziente e gentile, a dire la verità – intorno all’espressione “Padre, Figlio e Spirito Santo“, anziché “Padre, Figlio e Madre”. Negli anni successi mi sono progressivamente allontanata dalla Chiesa Cattolica rimproverandole non solo la sua sete di potere secolare, ma anche il suo maschilismo e la sua ginofobia che vuol dire, tra le altre brutture, matrimonio indissolubile. Nel secolarismo montante le cose stanno cambiando, anche perché il fenomeno del femminismo è stato così pervasivo da attraversare anche il mondo cattolico. Speriamo”. Stefania Friggeri
LA LIBERTÀ DI SCELTA “Mia sorella si sposava il giorno in cui il Parlamento approvava la legge sul divorzio. Indimenticabile per me il suo commento ‘è un matrimonio fortunato, il mio, celebrato all’insegna della libertà di scelta e non della costrizione. Dopo qualche anno si separarono, esercitando, appunto, quella libertà che la legge aveva sancito”. Paola Ortensi
LA SORPRESA DI PAPÀ, A FAVORE DEL DIVORZIO “Il mio papà era nato nel 1901 e all’epoca della legge sul divorzio aveva già alle spalle 40 anni di solido matrimonio e per questo fu una vera sorpresa per me e per i miei fratelli sentirlo difendere, soprattutto durante il Referendum, le ragioni dei divorzisti. Nella nostra famiglia è vero che si discuteva sempre e anche in modo vivace, comunque lui diceva che, pur essendo stato lui molto fortunato, non si sentiva di costringere persone che non si sopportavano più a vivere un calvario per tutta la vita. Illuminato come sempre ma per la cronaca devo dire che la mia mamma invece, al contrario, pur essendo molto più giovane e molto più moderna votò NO al Referendum per motivi, disse lei, di fede religiosa. Insomma si dovette giustificare con tutti noi perché era in assoluta minoranza. Aggiungo che i miei genitori sono vissuti per ben 56 anni inseparabili e mia mamma è sopravvissuta mio padre altri venti anni”. Rita Capponi
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