DETENUTE FUORI DALL’OMBRA, il docufilm di UDI Bologna
Proiezione a Roma del docufilm realizzato con la regia di Licia Ugo nella sezione femminile della Casa circondariale
Domenica, 25/10/2020 - E’ successo il 16 ottobre, nella storica sala degli archivi presso la sede di UDI Nazionale, in via della penitenza, 37, a Roma: abbiamo presentato "DETENUTE FUORI DALL’OMBRA", il docufilm che UDI Bologna ha realizzato all’interno dell’omonimo progetto selezionato e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità, in relazione al Bando emesso nel 2017, “Progetti volti alla prevenzione e contrasto alla violenza alle donne anche in attuazione della Convenzione di Istambul”, e rivolto alle donne detenute.
Avendo già come volontarie svolto negli anni precedentidelle attività alla sezione femminile della Casa circondariale di Bologna, conosciamo già molte di loro, e siamo felici di poter dare continuità agli incontri visto il grande interesse per le problematiche sulla violenza alle donne e le modalità proposte, oltre al piacere di stare insieme. UDI intende costruire un ponte fra le detenute e l’esterno offrendo loro la possibilità concreta di un cammino che dal disorientamento, dalla depressione e dall’annullamento di sé come persona le aiuti a raggiungere una condizione di autonomia e di consapevolezza, di emancipazione dalla colpa per una nuova speranza di vita.
Come noi sono madri, sorelle, figlie, compagne, accomunate dalla mancanza di libertà e degli affetti, condizione che crea dolore e comunicazione. Inoltre condividono quasi sempre un passato di violenze subite, di realtà sociali al limite della sopravvivenza umana, di abusi e discriminazioni non ancora pienamente razionalizzati. Donne recluse, sole di fronte a se stesse in un luogo in cui il tempo è quello dell’attesa: attesa di un colloquio, di una telefonata, di una lettera, dell’avvocato, di qualcuno che le ascolti e le sostenga nella solitudine e nella paura.
Ogni laboratorio è un passo verso l’emancipazione, la conoscenza di sé: ogni proposta che viene da loro è una tessera nel mosaico della riconquista di valori positivi, ogni scritto significa oggettivare la sofferenza verso un progetto di vita che cancelli quel marchio.
Questo progetto attraverso cinque moduli che spaziano dalla lettura-scrittura, all’orientamento al lavoro, al benessere psicofisico, alla conoscenza dei diritti fondamentali della persona privata della libertà, prevede la produzione finale di un volume che documenti il lavoro e un docufilm che trasmetta le paure, la solitudine, la disperazione delle nostre amiche.
E’ grazie alla giornalista e regista Licia Ugo e all’agenzia Arimvideo di Roma che riusciamo nella realizzazione di questa opera. Questi professionisti hanno colto completamente il significato e il valore del progetto e in esso si sono calati con grande disponibilità, intelligenza e competenza.
Il cammino è stato lungo e accidentato “per difficoltà e dinieghi burocratici…ritardi, indecisioni e problemi vari” ma il risultato è autentico, ci sono le donne con tutto il loro carico di sofferenza. E il giorno 16 ottobre, di fronte ad un pubblico attento e molto interessato, volti, parole, sguardi delle nostre donne, sottolineati da musiche e immagini originali, sono stati protagonisti di un pomeriggio ricco di emozioni.
Licia Ugo ha raccolto i frutti di un lavoro lungo e faticoso, che coinvolge mente e cuore, che sa trasmettere emozioni, che ci fa riflettere, come lei stessa dice: “Ho potuto vedere il dolore negli occhi delle donne, un dolore che costringe a pensare, a riflettere su sé stessi, a comprendere chi si era, chi si vuole diventare. E questo dolore emerge, e si vede, e fa emozionare… le loro risposte hanno delineato il percorso di sofferenza che traccia le loro nuove identità. La violenza -fisica e/o psicologica subita, il “marchio” discriminatorio una volta fuori, la paura di perdere gli affetti, l’amore dei figli, la paura di perdere la vita. Insistere sul dentro e sul fuori, sui “muri” che anche da liberi ci si porta dentro, capire qual è il limite che non va superato. Tutto questo è stato estremamente interessante, e soprattutto non riguarda solo le carcerate, ma riguarda tutti noi.”
Inoltre Licia col suo film ci offre un’altra riflessione: “la cultura, in carcere, è un fatto urgente, impellente, imprescindibile. L’arte, a mio parere dovrebbe essere usata per la sua capacità di emo¬zionare e far riflettere. Da sempre l’arte rappresenta i sentimenti dell’umanità, e trasforma il dolore in bellezza. La bellezza illumina le coscienze. Questo è il potere dell’arte.”
E per fare questo Lei ha scelto di usare le immagini del Compianto sul Cristo morto con¬servato a Bologna nella Chiesa di Santa Maria della Vita, per la straordinaria bellezza del gruppo scultoreo e la sua universalità. E che dire delle musiche strazianti?
“Ho scelto una musica moderna e non religiosa proprio per sottolineare la potenza dell’arte nel trasfigurare in bellezza il dolore e la sofferenza, sentimenti che appartengono a tutto il genere umano”.
E noi di UDI, con questo docufilm siamo convinte di aver abbattuto quel muro che da sempre caratterizza il carcere come una realtà lontana da noi, popolato da donne violente e pericolose che invece a noi di UDI hanno regalato emozioni, umanità, e speranza.
Per l’alto valore umano e civile, Udi si adoprerà per diffondere il filmato affinchè le coscienze di tutti si aprano alle realtà vissute da queste cittadine temporanee.
Alba Piolanti, per UDI Bologna
Bologna, 25/10/2020
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