Lunedi, 20/03/2023 - Ci si è trovate, e trovati, alla Casa delle Donne di Terni venerdì per discutere di libertà, in occasione della presentazione del libro di Simona De Ciero, “Il diritto di scegliere. Sull'aborto. Storie e riflessioni oltre la retorica” (editore La Corte).
L’autrice, firma del Corriere della Sera, insieme con Marina Toschi ginecologa e attivista di rinomato corso, hanno intavolato un bellissimo dibattito insieme con Paola Gigante, presidente del direttivo della Casa, che ha moderato l’incontro.
Così come si abortisce, si abortirà. Quale che sia l’indice di legalità che l’impiegato in Regione di turno deciderà di modulare sulla base esclusiva della propria, personalissima, visione del mondo.
“Il tema dei diritti risuona nelle nostre menti, - esordisce così l’intervento di Simona De Ciero - ma spesso ci si ferma a un livello superficiale. Provo allora a mettere insieme dei temi, dei dati, per creare un dibattito. Scrivo sul Corriere della Sera, un quotidiano, quindi il mio lavoro riprende da capo ogni giorno. Il 25 giugno dopo la sentenza della Corte Suprema statunitense che di fatto ha posto un divieto all’interruzione volontaria di gravidanza, mi sono detta: va scritto qualcosa di più duraturo, che possa essere testimonianza di un fatto tanto grave. Ed ho provato a condividere con l’editore questa mia tensione, questa necessità. Nel mio immaginario di giovane donna cresciuta tra gli anni Ottanta e Novanta, come credo in quello di molti altri, gli Stati Uniti erano il posto in cui ti autodetermini. Ma sappiamo che in realtà non è così e la sentenza della Corte in merito all’IVG lo testimonia. Derubricare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza a cosa quasi amministrativa su cui ogni stato legifera e dispone in autonomia, ne disconosce la portata dell’autodeterminazione che sottende a questa scelta. Si abortiva, si abortisce e si abortirà. Perché di restare incinta capiterà sempre. Il tema dell’autodeterminazione sta diventando ideologico e strumentale. Il libro ‘Il diritto di scegliere’ fa un’analisi globale; dati, numeri e tecnicismi arrivano poco alle persone. L’obiettivo non era quello di scrivere un libro femminista per le femministe, ma un libro che potesse arrivare a tutti. Aborto significa: persone, scelta, dolore, fatti. Ed è per questo che ho cercato testimonianze. Tra le testimonianze quella di Don Giulio Mignani, sospeso 'a divinis' (praticamente interdetto da ogni potere di ordine proprio per le sue posizioni su diritto di aborto, di fine vita ma soprattutto sull’amore, ndr).
“Gratuita e sociale: avendo queste due caratteristiche la pratica abortiva è considerata una perdita. – interviene Marina Toschi - Siamo tornati alla difesa della stirpe: blocchiamo l’invasione degli immigrati, rischiamo di non avere più un italiano vero, allarmano. E di nuovo, più forte, il controllo sul corpo delle donne. Controllo che torna sempre, che si amplifica. Ricordiamoci che l’aborto ha ‘una data di scadenza’, che le tempistiche con cui si rende applicabile la pratica ne determinano la fattibilità. Non basta avere una legge, serve anche renderla fruibile. Penso alle ragazze marchigiane che si spostano dalla propria regione perché magari il Consultorio non rilascia loro il certificato di urgenza. Penso all’inasprimento di pene e ammende disposto da Renzi e Lorenzin in caso di decorrenza dei termini temporali previsti dalla legge. L’aborto è un atto medico. Non lo dimentichiamo mai. Tale va considerato, come tale va praticato”.
E sulla scorta dell’approfondimento di merito che le ha impegnato l’intera estate di lavoro De Ciero aggiunge: “Quante sono le ragazze che si rivolgono al web? Tantissime. Le associazioni internazionali lanciano segnali di allarme sulla situazione nel nostro paese. Le donne continueranno a scegliere e continueranno ad abortire. I francesi ci trattano come un caso, denunciano lo stato di pericolo per il diritto di aborto nel nostro paese. L’istituzione sanitaria non può trattare chi pratica l’interruzione volontaria di gravidanza come un peccatore: vuol dire negare un diritto e intingere di morale qualcosa di laico e garantista per tutte e tutti”.
“Siamo un paese arretrato, - conclude Toschi - terribilmente indietro. E rischiamo di retrocedere ancora. La formazione medica non prevede che si trasmetta la pratica di aborto. Nulla è cambiato da quando nel 1978 ho deciso di intraprendere la specializzazione in ginecologia. Allora c’erano cinque nuclei di aborto clandestino a Roma. Questa pratica, questo atto medico, questa garanzia di salute, all’università non si insegnava e non insegna nemmeno oggi”.
Si abortiva, si abortisce, si abortirà. I divieti ai diritti non migliorano il corso degli eventi. Lo complicano. Aprendo bivi, inaugurando piste nere.
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