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Così ho scoperto la storia di Teodora Costanza Caracciolo

Così ho scoperto la storia di Teodora Costanza Caracciolo

A colloquio con Angela Campanella, che ha scoperto la storia di questa fanciulla vissuta nel 1700 e morta a soli 19 anni in odore di santità. Le sono attribuiti dei miracoli. Presto una pubblicazione sulla sua figura

Domenica, 24/03/2024 - I destini di due comunità uniti dalla famiglia Caracciolo, potente famiglia nobiliare del Sud Italia.
Una ricercatrice sulle tracce di una di loro, la scoperta di documenti da rendere fruibili al vasto pubblico ed un volume in uscita di questa storia.
Vi parliamo dell'appassionante lavoro di ricerca sulla storia delle donne da parte della professoressa Angela Campanella, che è anche autrice per diverse televisioni pugliesi, nonché regista di programmi culturali, didattici e divulgativi per la Rai, Canale 5, Irssae, Unicef e per Enti turistici italiani e stranieri.


Come hai scoperto la storia di Teodora Costanza Caracciolo e chi era questa fanciulla che merita di diventare santa?
La storia di Teodora è maturata nel tempo. Il 12 Agosto del 2010 si celebrò a Martina Franca con grande solennità il settimo centenario dal riconoscimento, ad opera del principe di Taranto Filippo I d’Angiò, del Casale della Franca Martina, cosiddetta perché dal momento della sua istituzione il borgo medievale poteva ritenersi non soggetto ad alcuna tassa di natura feudale. Nell’occasione, in accordo con la sezione cittadina del C.I.F. (Centro Italiano Femminile), pubblicai un volume sulle donne di Martina che nei settecento anni trascorsi dall’istituzione ufficiale del Casale, unitamente alle figure femminili delle dinastie reali di Napoli, avevano saputo dare la loro impronta alla grande storia del meridione d’Italia. Erano e sono tante! E da qui l’idea di un secondo volume, da poco giunto a compimento, in cui dare la precedenza alle figure femminili legate alla famiglia dei Caracciolo, duchi di Martina e conti di Buccino dagli inizi del XVI secolo fino all’eversione della feudalità del 1806. I documenti consultati hanno acceso la mia attenzione in particolare sulla “monacazione”, apparentemente forzata dalle modalità sociali dell’epoca, di ben sei fanciulle, cioè la sorella, quattro figlie e una nipote, di Petraccone V Caracciolo, 8° Duca di Martina, 8° Conte di Buccino e Signore di Locorotondo, che con la moglie Aurelia Imperiali, donna pia e grande benefattrice, dominò la scena del ducato nella seconda metà del XVII secolo. Ecco che spicca fra tutte la tenera figura di Teodora Costanza, nipote di Petraccone e di Aurelia, nata a Buccino il 12-9-1721, suora nel Monastero della Purità di Martina Franca, morta il 19 Gennaio del 1740 a soli diciannove anni in odore di santità.

È prevista una pubblicazione della sua biografia?
Sì certamente, ma non si tratta di una semplice biografia. Mettendo mano nelle carte e nei documenti dell’archivio Nicolella, con l’esperto della Storia di Martina Franca, Damiano Nicolella, che certosinamente li ha raccolti da ogni dove e catalogati, ho avuto modo di sfogliare la copia di un testo del ‘700 di Ignazio Maria Vittorelli, con un lunghissimo titolo che inizia così: “Vita e virtù di suor Maria Aurelia Cecilia di s. Giuseppe dell’Ordine delle Eremitane di S. Agostino; detta nel secolo D. Teodora Costanza Caracciolo delli Eccellentissimi Duchi di Martina descritta…”. Il Nicolella mi ha “ragguagliato” (termine molto usato dallo scrittore, noto gesuita dell’epoca) sul contenuto del Volume che ho trovato di grandissimo interesse riguardo non solamente alla vita delle “monache” Caracciolo, ma anche agli eventi storici che intorno ad esse, nel tempo e nello spazio, si svolgevano. Ho dovuto operare su tutto il testo una specie di translitterazione, nel senso di trasferire il linguaggio settecentesco nella lingua italiana corrente per consentire a tutti un’agevole lettura di ogni particolare della vita di Teodora, votata alla vocazione sin dalla più tenera infanzia, e dei miracoli a lei attribuiti dalla pia tradizione popolare, così come si potrà leggere scorrendo le pagine dell’Appendice del mio secondo volume con lo stesso titolo del primo: “Storie di Donne nella Storia di Martina”.

Bona Sforza, Isabella d’Aragona e Sybilla d’Altavilla sono alcune delle donne di cui hai scritto. A quale delle donne che tu racconti sei più affezionata? Ci puoi illustrare in estrema sintesi il vissuto di queste tre donne oggetto delle tue ricerche?
Sicuramente sono affezionatissima a Sybilla d’Altavilla, perché è stata la prima donna ad ispirare un mio romanzo storico, è stata completamente dimenticata dalla storia locale e da quella normanna, e la mia conoscenza con lei nasce da casi fortuiti, da curiose coincidenze. Molti anni fa un amico rinvenne nella cattedrale di Rouen in Normandia una lastra tombale impolverata e quasi illeggibile che inavvertitamente calpestato, sulla quale si leggeva tra l’altro: Sibylla de Conversana Apulien ortu… “Sybilla nata a Conversano nell’Apulia”. La sua meraviglia fu grande. E crebbe ancora di più quando ne conobbe la storia poiché, per un’ulteriore casuale combinazione, aveva acquistato nella cittadina pugliese una palazzina sorta probabilmente sulle mura del palazzo comitale dove era nata e cresciuta Sybilla, figlia del conte normanno Goffredo di Conversano della dinastia degli Altavilla. Di Sybilla si innamora per poi sposarla e condurla in Normandia, Robert, primogenito di Guglielmo il Conquistatore, re d’Inghilterra. Il giovane duca era di passaggio dalla Puglia diretto a Gerusalemme con i Crociati. Una storia che si muove sul filo della leggenda oltre che della storia della Prima Crociata, ma che è inserita addirittura nelle prime rilevanti pagine del regno normanno d’Inghilterra, quello che dal 1066 giunge fino ai nostri giorni. Questo, naturalmente, non toglie nulla all’affetto che nutro per le altre donne dei miei racconti, in particolar modo, in questo momento, per Isabella d’Aragona colei che si firmava “la peggio maritata” e “l’unica nella disgrazia”, e ne aveva ben donde, ma che alla fine riuscì a fare dell’unica figlia rimastale, Bona, avuta dal consorte Giangaleazzo Sforza della dinastia ducale di Milano, una autorevole duchessa di Bari e regina di Polonia, e una delle più importanti teste coronate europee del XVI secolo. Quest’anno è il quinto centenario dalla morte prematura della bellissima Isabella, donna volitiva e capace di vincere le peggiori avversità della vita con piglio virile, così disse di lei il Guicciardini nella Storia d’Italia. Fu governatrice brillante, ammirata e colta poetessa rinascimentale. Tanto quanto la figlia Bona fu innovatrice e lungimirante, apportando in Polonia riforme istituzionali in campo agricolo, religioso e persino gastronomico, cambiando gusto ed abitudini nelle regioni baltiche del nord-Europa.

Ci puoi dare i riferimenti online ad alcuni tra i lavori storico-didattici di cui hai curato la regia?
Ho maturato la mia esperienza di montaggio video e regia teatrale, parallelamente all’ attività di insegnamento di materie scientifiche, facendo la documentarista “dilettante”. L’impegno è diventato professionale nel corso degli anni dedicati all’Unicef per il progetto didattico europeo di Educazione allo Sviluppo nei paesi dell’Africa e dell’Asia. Piacevole e stimolante è stata ed è tuttora l’attività organizzativa e registica di spettacoli teatrali di ricostruzione storica nei quali si alternano recitazione teatrale, interviste, reading, danza e musica. Tutto si svolge su prosceni “alternativi”: residenze di pregio, in particolare nel Palazzo Ducale di Martina Franca (come per le sfilate del Carnevale Caraccioliano), nelle grotte e masserie del territorio (le cosiddette vie dei Briganti) e nel Castello Marchione di Conversano dei conti Acquaviva d’Aragona (per lo spettacolo annuale Invito a Corte). Gli spettacoli sono organizzati nel periodo natalizio o per trascorrere serate estive nella magia di quello che fu un castello di caccia immerso nei boschi fra Conversano, Putignano e Castellana Grotte. Alcune edizioni degli spettacoli sono visibili sui siti:
https://www.scaffale.org/eventi-in-marchione/marchione.html;
https://www.anasitalia.org/le-vie-dei-briganti-levento-e-stato-organizzato-dallassociazione-culturale-incontri-con-la-collaborazione-anas-puglia/;
https://www.passaturi.it/it/blog/34-martina-franca/81-il-carnevale-a-martina-franca-alla-corte-ducale-e-non-solo.html;

Le donne che fanno ricerca storica amano fare rete. Ad esempio mi è noto il tuo rapporto professionale e di stima con un’altra appassionata ricercatrice di storia delle donne, Maria Rosaria Pagnani, e dei rapporti di collaborazione tra Puglia e Campania, in particolare tra Martina Franca e Buccino. Come è nato questo incontro e la successiva collaborazione fra voi?
Sono certa che ci scegliamo, ci cerchiamo e grazie a un legame segreto e intangibile ci ritroviamo, varcando spazio e tempo. È così che ho incontrato Maria Rosaria Pagnani, sul filo sottile e tragico della vita di Margherita Colonna che, poco più che adolescente, sposò un giovanissimo e aitante Francesco Caracciolo, già duca di Martina, raggiungendolo nell’avito palazzo di Buccino. In quel palazzo si svolge la storia, raccontata in maniera intensa e come partecipe da Maria Rosaria Pagnani che in quelle antiche e aristocratiche mura ha vissuto, fino al terribile terremoto dell’Irpinia che le rese inabitabili. Il libro che traccia la vita di Margherita e quella di altre donne della Storia, dal titolo “Donne da raccontare, Isabella e le altre”, mi giunse attraverso varie mani, insieme con l’invito a parlare di queste pagine, in un incontro con l’autrice, nel Palazzo Ducale di Martina, organizzato dalla solerte Mariuccia Balsamo, vicepresidente della Pro Loco di Martina, da tempo in contatto con la ricercatrice. Ci scambiammo poche parole, io e Maria Rosaria, ma, compatibilmente con il tempo a nostra disposizione per le relazioni, esprimemmo con molta spontaneità il nostro comune sentire rispetto alla storia di Margherita e a quella di tante altre donne sulle quali abbiamo entrambe scritto pagine su pagine. Oltre ad una comune carriera di insegnamento abbiamo capito di avere entrambe una visione pacata e obiettiva del mondo femminile, che in genere noi poco giudichiamo, ma tendiamo a valorizzare e a collocare al posto giusto nel multiforme universo della Storia. Da quel momento, per quello che la distanza chilometrica ci consente, viaggiamo all’unisono su binari paralleli, cercando di rafforzare in particolare il grande legame storico, culturale e sociale che gli uomini e le donne del comune ramo dinastico dei Caracciolo hanno creato fra Buccino e Martina Franca nei secoli che furono.

Il tuo lavoro di regista e documentarista ti ha portato a cercare location in giro per la Puglia e, quindi, anche a fare un poderoso lavoro di promozione per il territorio. Se tu volessi indicare alle nostre lettrici alcuni dei luoghi più storici e ricchi di fascino di questa terra straordinaria, quale indicheresti?
È scontata, troppo ovvia, la mia risposta, lo so, ma sicuramente non riesco a sottrarmi neanche io al fascino, al mistero, alla storia e alle leggende che ruotano intorno all’edificio monumentale più famoso di Puglia: Castel del Monte. Però il mio cuore e i miei studi sono da sempre rivolti agli “insediamenti rupestri”, fenomeno geologico, antropologico, archeologico e artistico, tipico del territorio pugliese, e che si ripete in pochissime parti del mondo con altrettanta intensità espressiva. Meritevole di molta attenzione in più per la potenziale forte attrattività turistica e per essere una testimonianza preziosa per chi insegue tracce dell’Alto e Pieno Medioevo e dei rapporti fra l’Oriente bizantino e l’Occidente latino.

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