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Contro il femminicidio limitiamo la libertà dei maschi? Un giallo distopico femminista

Contro il femminicidio limitiamo la libertà dei maschi? Un giallo distopico femminista

E' dell'autrice inglese Jayne Cowie 'L'alibi perfetto' (Fanucci editore) il libro dal titolo originale 'Coprifuoco'

Giovedi, 29/08/2024 -

Che succederebbe se smettessimo di parlare della violenza maschile contro le donne come di una cosa fatta alle donne e iniziassimo, invece, a parlarne come di una cosa che gli uomini fanno? Il concetto è molto simile a quello espresso nel suo storico Ted dal formatore Jackson Katz che invita, appunto, a cambiare lo sguardo e la prospettiva sulla violenza maschile: proprio questa proposta costituisce l’ossatura di un thriller distopico il cui titolo originale è Coprifuoco ma che, nella traduzione italiana, è diventato (purtroppo) L’alibi perfetto (Fanucci Editore). Come scopriremo, infatti, è proprio la misura del coprifuoco il nodo centrale della narrazione.

L’autrice è l’inglese Jayne Cowie, che racconta in diverse interviste come il libro sia uscito proprio nel terribile momento del lockdown nel Regno Unito, mentre il mondo intero imparava improvvisamente quanto le libertà individuali potessero essere limitate.

Cowie, nei ringraziamenti in fondo al testo, riflette sul parallelo tra la realtà pandemica appena passata e il plot del suo romanzo. “Ne L’alibi perfetto – scrive - il mio paese non è afflitto da un virus, ma da un’epidemia di violenza maschile. Nel Regno Unito gli uomini uccidono due o tre donne a settimana, e questo numero è rimasto costante per anni. Parliamo di quante vittime ci sono, ma mai di quanti colpevoli. Nel 2019 l’Office for National Statistics ha stimato che ci sono 1,6 milioni di donne che vivono in situazioni di violenza domestica. Sappiamo che la maggior parte di queste aggressioni è compiuta da uomini. Non è azzardato dire che nel 2019 c’erano circa 1,6 milioni di uomini che maltrattavano le donne con cui vivevano. Probabilmente hai incrociato uno di loro per strada. Forse hai lavorato con loro, hai socializzato con loro, ti sei fatto riparare l’auto, controllare i denti o hanno insegnato ai tuoi figli, e molto probabilmente non lo sai nemmeno. La violenza domestica è un segreto, una cosa oscura e sporca che accade ad altre donne a meno che, ovviamente, non stia accadendo a te, come è accaduto a me, perché io sono figlia di un uomo violento. Mio padre mi ha insegnato più di quanto avrei mai voluto sapere sulla violenza maschile, sul controllo coercitivo e sui giochi che gli uomini fanno con le donne che dovrebbero amare e di cui dovrebbero prendersi cura. Ho sempre saputo che un giorno avrei scritto di queste cose, ma non mi è mai sembrato il momento giusto, finché un giorno è successo”.

Erede a pieno titolo de Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood e di Vox di Christina Dalcher L’alibi perfetto racconta un’Inghilterra del prossimo futuro nella quale il coprifuoco è obbligatorio per tutti gli uomini: una legge, varata dopo il fallimento di altre misure contro i femminicidi sempre più frequenti, autorizza il loro controllo attraverso una tecnologia che li rintraccia sempre e ne limita l’uscita di casa dopo il tramonto. È l'unica opzione possibile, imparano ragazzi e ragazze a scuola nell’ora obbligatoria della materia che si chiama proprio coprifuoco, durante la qualesi discute di come questa misura abbia avuto successo.

Ma sulla restrizione di movimento per gli uomini non tutte le donne sono d’accordo: in particolare Cas, figlia di una etichettatrice che applica i chip di controllo.

Un po' per via del conflitto con la madre, un po' per autentico spirito critico Cas detesta il coprifuoco perché pensa che non tutti gli uomini siano cattivi, come per esempio non lo sono il suo amico del cuore così come l’uomo del quale si innamora, senza però vederne le assonanze comportamentali con quelle del padre, manipolatore e pericoloso.

La forza perturbante e angosciosa de L’alibi perfetto sta nel prospettare come normale, e possibile, il contrario del mondo reale, ovvero una società nella quale non sono le donne a dover proteggersi ma sono gli uomini a subire una limitazione, visto che una parte di loro ha dimostrato di essere violenta.

“Appena ho iniziato a immaginare il mondo del coprifuoco, - scrive ancora Cowie - ho capito che ci sarebbero stati argomenti di discussione pro e contro. La misura limita gli uomini che non hanno precedenti di violenza. Questo è innegabile. Alcuni potrebbero sostenere che questo è ingiusto nei confronti degli uomini buoni, ma altri potrebbero sostenere che un uomo buono è solo un uomo violento che finora è riuscito a controllarsi. Quando le suffragette hanno fatto una campagna per il diritto di voto, c’era chi non era d’accordo con loro, comprese altre donne. Si temeva per l'ordine della società, per l'occupazione, per il ruolo degli uomini e per ciò che si sarebbe potuto chiedere se il diritto di voto fosse stato concesso”.

Nella visione dell’autrice c’è un punto di dolorosa verità da considerare: è ovvio che nessuna donna potrebbe mai accettare una proposta di questo tipo eppure, ci invita Cowie, dobbiamo ricordare che poco tempo fa in molto società, Europa compresa, non si vedeva nulla di strano nel negare l’eredità alle donne, licenziarle se si sposavano, vietare loro il diritto di voto, pagarle meno degli uomini per lo stesso lavoro, considerare lo stupro legittimo se compiuto dal marito. Molte di queste ingiustizie sono il presente, oggi, in molte parti del pianeta. “Ho posto una domanda chiave, - sostiene l’autrice-: Gli uomini saranno sempre una minaccia? Lascio che sia tu a giudicare”.

 

 


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