Lo spettacolo 'Circe le origini' in scena a Roma (Teatro Garbatella) il 23 e 24 gennaio con la regia di Marcella Favilla
Incontro con Alessandra Fallucchi. L’attrice, anche autrice del testo con la regia di Marcella Favilla, è in scena a Roma il 23 e 24 Gennaio al Teatro Garbatella, con lo spettacolo: "Circe le origini".
Da cosa nasce l’interesse per questa divinità minore del mito greco?
Io e la regista Marcella Favilla volevamo lavorare insieme su un personaggio del Mito che potesse parlare anche al nostro contemporaneo. Il Mito in generale contiene in sé tematiche e personaggi sempre universali ma alcuni, in certi momenti storici, lo sono anche più di altri e Circe a nostro avviso è uno di questi. Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Ulisse e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esiste un tempo prima e uno dopo nella vita di questa figura femminile. Circe non è solo la maga strategica che conosce le virtù e i poteri delle piante e che impara ad addomesticare le bestie selvatiche, ma è anche e soprattutto una donna di passioni. Perché per tremila anni si è sempre pensato che Circe avesse la colpa di aver circuito Ulisse? Perché si è sempre accostato al nome di Circe l'epiteto di "puttana"? Perché la si è sempre definita oggetto del desiderio di Ulisse? Ecco le domande da cui siamo volute partire.
Nell’immaginario collettivo Circe è la maga incantatrice che inganna e deride gli uomini. Si presta oggi a una sorta di rilettura in positivo?
Assolutamente si, le fonti meno conosciute narrano di una Circe diversa dall’immaginario costruito da Omero intorno all’incontro con Ulisse. Circe è la figlia di Elios, Dio del Sole, e dalla Ninfa Perseide: ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli Dei. Circe è una donna alla ricerca della propria identità, che per passione, per inesperienza e mancanza di scaltrezza viene relegata sull’isola di Eea. E’ qui che dovrà imparare a cavarsela da sola, a trovare in sé stessa la forza per sopravvivere e scoprire fino infondo le sue qualità “magiche” ovvero i suoi talenti. E’ una donna che impara a conoscersi e a valorizzare il suo potenziale proprio nella difficoltà, una donna che si ritrova ingiustamente esiliata, ferita nei sentimenti, disabituata ad essere amata e che reagisce senza piangersi addosso ma con tenacia e coraggio. Noi raccontiamo l’origine del Mito, dall’adolescenza all’incontro con Ulisse, mostriamo come e perché diventa la donna che la tradizione ci ha fatto conoscere. Questa donna così diffidente, indipendente, misteriosa e anche crudele non lo è diventata per carattere o natura ma per necessità, per sopravvivenza. Eppure rimane capace di amare e di lasciarsi andare ai sentimenti, nonostante tutto e nonostante tutti.
Alla fine della storia, dopo essersi innamorata dell’eroe inquieto, diventa generosa e lo lascia tornare a Itaca, mai dimenticata. Questa sua scelta può essere considerata una resa?
Assolutamente no. Direi che questa scelta è il contrario della resa. Circe lascia andare Ulisse perché l’amore non è possesso e restare dovrebbe essere una scelta libera e personale e non un’imposizione. Oltre a ciò il mito ci racconta che Circe prima di incontrare Ulisse aveva ben allenato la sua capacità di vivere in solitudine, quindi non è di certo il prototipo della donna che trova nell’amore la sua realizzazione e la definizione di sé stessa ma quello della donna autonoma che crede nell’amore come scambio, arricchimento e complicità.
Contrapposta alla figura di Penelope, emblema di fedeltà e sottomissione, quanto è più simile Circe a una donna contemporanea?
La donna contemporanea è sia Circe che Penelope, sono le due facce della stessa medaglia. Nella fedeltà di Penelope c’è una scelta profonda che la rende autrice del suo destino e felice del ruolo che le è stato assegnato. La donna moderna a mio avviso non è necessariamente colei che decide di coltivare l’autonomia o la libertà dall’uomo, ma colei che in modo sincero e con coraggio sceglie di essere e di agire come meglio crede e sente, al di là delle imposizioni sociali e delle mode. Direi che la donna contemporanea è una crasi fra questi due prototipi femminili.
Può rappresentare un primo esempio di quella che sarebbe diventata, in letteratura e nell’arte, la figura della “femme fatale”, inafferrabile perché imprevedibile?
Nella versione di Omero sicuramente, ma sarebbe a mio avviso riduttivo pensarla e comprenderla entro questi termini. Ridurla allo stereotipo di Famme Fatale significherebbe privarla della sua capacità di compassione, di empatia, del coraggio di esprimere le passioni e di sbagliare. Nel nostro racconto vediamo una Circe diversa, lontana dall’idea di seduttrice pericolosa, vediamo una donna che soffre per amore, che non si piace, che tenta di trovare una definizione di sé stessa.
C’è qualche affinità elettiva fra Circe e Alessandra?
Moltissime. Quando ho iniziato a leggere tutte le citazioni e resoconti del Mito su questa figura, sulle sue origini e la sua storia completa prima e dopo Ulisse, sono rimasta folgorata perché ho ritrovato in lei molto di me stessa. Circe è una ragazza in conflitto con la famiglia, con idee e sogni diversi da quelli che ci si aspetterebbero da lei, commette errori, è in preda alle passioni e deve affrontare molte difficoltà, ma il modo in cui reagisce a tutto questo e lo spirito battagliero la aiutano a trovare sé stessa, dentro e oltre i suoi errori e fallimenti.
Come è stato accolto lo spettacolo sino ad ora, ci sarà anche una tournèe?
Lo spettacolo ha avuto un successo enorme, e per noi anche un po' inaspettato, sin dal suo debutto a Giugno del 2022. Abbiamo ricevuto consensi unanimi sia dalla critica che dal pubblico, soprattutto dal pubblico giovanile, cosa che ci ha riempito di felicità. Probabilmente perché oltre al tema dell’emancipazione femminile parliamo di una storia universale di riscatto, con momenti ironici e divertenti alternati ad altri più commoventi e drammatici, lo spettacolo poi pur narrando fatti del mito gode di un linguaggio fresco ed immediato che non allontana il pubblico ma lo rende sempre partecipe della vicenda. La regista ha pensato di raccontare il mondo di Circe tramite la musica elettronica dei Massive Attack e questo funziona bene come catalizzatore di energia e curiosità. E’ dall’estate del 2022 che giriamo tutta l’Italia con questa versione di Circe, e speriamo di poterla ancora far conoscere ad altre numerose platee. Per ora vi aspettiamo al Teatro Garbatella il 23 e 24 Gennaio 2025.
A cura di Alma Daddario
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