Una donna di cui sappiamo poco, anzi pochissimo. Tra quanto è noto: era un'insegnante e scrisse durante la Seconda Guerra mondiale 'La rivoluzione, forse domani'
Giovedi, 16/02/2023 - La casa editrice Divergenze ha fatto il colpo grosso, quattro anni fa circa, pubblicando il racconto di una certa Rosa Mangini, donna avvolta nel mistero. Pagine antifasciste vergate a china e datate 7-16 febbraio 1941. Possibile?
Sì, a quanto pare. Pochi fogli protocollo prima forse nascosti, poi certo dimenticati, serbati in una cartella di pelle esposta sui banchi di un mercatino delle pulci: queste le fortunose vicende del manoscritto di Rosa Mangini, che oggi è un libro corredato da apparati e glossari filologicamente impeccabili.
Ma veniamo al dunque.
'La rivoluzione, forse domani' è un testo profetico, scritto in presa diretta, da una mano non più giovane, ispirata da un animo sapiente, conoscitore dell'umanità, specie della più giovane, quella adolescente.
È un libro che non tocca le cento pagine, ma che percorre la vita di un'Italia, vessata dal regime fascista, dall'alleanza nazifascista (così come, storicamente, dai molti altri regimi avvicendatesi, tra consensi effimeri, cangianti, ma sempre compiacenti). Un racconto chiuso tra i baci di una giovanissima coppia di protagonisti: Melania e Michele.
Anche per questo, l'interrogativo incalza: chi era Rosa Mangini? Chi era questa donna che già sapeva come intercalare un racconto partigiano ante litteram tra le pieghe di una storia teen?
E poi, il racconto della Mangini è un capolavoro di descrizioni dal manto poetico: penna fine che ricorda le escursioni tra interiorità ed esteriorità che si ritrovano, ad esempio, in una Virginia Woolf.
Sguardo penetrante, capacità mimetica del dialetto, poliglossia, potremmo dire, stratificazione realistica di scene che tengono presente anche la tecnica cinematografica.
Donna, insomma, dagli incredibili talenti, Rosa Mangini riesce a profetare un'Italia di sovrapproduzione, di automobili infestanti, di urbanizzazione selvaggia e di svalutazione della salute rurale di un paese (depauperata, grazie al cielo, della sciatta e insolente retorica di regime). Qualcosa che ricorda Pasolini, per la lungimiranza, per lo sguardo che buca l'orizzonte. Già sapeva del primo allunaggio?
Rosa Mangini: chi era questa donna?
I 'Divergenti' hanno fatto ricerche in lungo in largo, passando per dogane, setacciando forse anche gli sbobinati di interviste a persone centenarie della provincia pavese (Zenevredo e dintorni), alla ricerca di puntelli storico-filologici.
Pare che il nome intero della Mangini fosse Rosalyn Vivienne Mangini. Qui, davanti a questo nome dal sapore franco-internazionale e dal cognome originariamente ligure, viene in mente un'altra donna dagli occhi acuti e vivi: Jessie Jane Meriton White Mario, la giornalista reporter (che ispirò la Serao) e che scrisse inchieste da pelle d'oca, oltre alle biografie, nientemeno, di Mazzini e Garibaldi.
Chi cercasse una donna simile, una militante dalla prosa sobria ed elegantissima, dallo sguardo quasi onnisciente, dovrebbe leggere 'La rivoluzione, forse domani'.
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