CHE VERGOGNA, un libro di PAULINA FLORES, rec.di M.Cristina Nascosi Sandri
L'opera prima di Paulina FLORES, CHE VERGOGNA, una serie di racconti che fan parte di uno tra i libri più acclamati della letteratura latino-americana degli ultimi anni
Sabato, 04/05/2019 - E' appena stato èdito, per i tipi della Marsilio, l'opera prima di Paulina FLORES, CHE VERGOGNA, una serie di racconti che fan parte di uno tra i libri più acclamati della letteratura latino-americana degli ultimi anni. Tradotto, ha già ottenuto un successo planetario ed è in vendita in dieci paesi, dagli Usa alla Cina.
Rappresenta, come si diceva, l’esordio di una giovanissima autrice cilena, fin da subito gratificato dal prestigioso premio Roberto Bolaño.
L'edizione italiana è stata presentata agli inizi di aprile a Venezia, al Festival Incroci di Civiltà ed ha ottenuto un altro riconoscimento, il Premio Bauer Giovani.
"In un quadro di 'precariato esistenziale' del 'dopo Pinochet' - come ha affermato l'Autrice, nata in un sobborgo di Santiago da famiglia benestante - non avendo problemi particolari di sopravvivenza, una sorta di Limbo psico-fisico, son stata portata a scrivere, affascinata dalla letteratura e non più giovanissima, di infanzia, di problemi adolescenziali e giovanilistici non poi così legati al reale".
Ne è seguita una sorta di scrittura affascinante, descrittiva, quasi pedante, a volte, che fa tornare con la mente, quasi paradossalmente, ma non troppo, a Proust ed alle sue madeleines, circonfuse di profumi e di evocazioni che sanno, spesso, di morte.
Nel primo racconto che dà il titolo alla silloge, si dipana, tra le righe una voce fuori campo che dà vita ad un plot pieno di amarezza, durezza, verità cruda in cui i piccoli son già adulti prima di crescere.
Un senso di vuoto lo pervade tutto.
Anche il secondo, Teresa, non è da meno. E' la storia di un amore mai nato (come definì Antonioni l'episodio di un suo film - ancora estraneità, esser altrove, incomunicabilità), ma consumato.
Contraddizione in termini? Forse, ma il frutto dell'atto amoroso ha precorso i tempi e se ne andrà con una madre sognata e mai veramente esistita.
Ed anche gli altri sette racconti trasudano un senso di inanità, di senso della vita faticoso, deludente, una presa di coscienza che è tutto e, allo stesso tempo, non è nulla.
Son narrazioni che davvero ricordano lo stream of consciousness non solo woolfiano, ma novecentesco per intiero come fu per la narrativa 'nuova' di quel periodo, magari solo un po' rammodernato da una supervisione letteraria da testo on the road.
Forse è l'ultimo dei libri - scritti, sognati? ) - della beat generation dei Kerouac, dei Burroughs, dei Ginsberg...
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