Intervista a Lisa Mazzi e Elettra de Salvo, autrici del libro che intreccia racconti autobiografici ai percorsi del femminismo italo tedesco
Raccontare i percorsi del femminismo in Italia e in Germania cogliendo le differenti sfumature e modalità attraverso cui il movimento si è affermato nei due Paesi. Nel libro ‘Che genere di donna? Retrospettive femministe di due expat tra Italia e Germania’ (ed Piemme) si “traccia un quadro del femminismo italo tedesco e si tiene conto di tutte le problematiche di genere e delle loro ripercussioni a livello internazionale”. A proporre questo interessante approccio che, a partire dal vissuto personale, vuole essere anche un contributo alla memoria femminista da metà anni Cinquanta ai giorni nostri, sono Lisa Mazzi e Elettra de Salvo. Già docente universitaria la prima e attrice la seconda, sono expat che, pur vivendo in Germania da decenni ed essendo perfettamente integrate nel tessuto sociale tedesco, hanno costantemente coltivato relazioni con l’Italia.
Le abbiamo intervistate a Dortmund (il 9/11/24), in occasione dell’incontro annuale di ReteDonne e.V., il coordinamento delle italiane all'estero e in Germania, durante il quale il libro è stato presentato da Beatrice Virendi, cofondatrice dell'associazione e impegnata nell'Istituto Italiano di Cultura di Amburgo.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a scrivere questo libro?
Lisa / La motivazione principale per me è stata quella di voler analizzare la mia vita in due paesi, non solo come expat, ma sopratutto sotto il denominatore comune del femminismo, dove non si era straniere, ma solo donne. Il desiderio quindi di scrivere non una mera biografia, ma una autosociobiografia, che non descrive tutta la vita privata delle autrici, ma si fonda su eventi privati personali solo nella misura in cui essi riflettono il nostro impegno femminista nei diversi momenti storici dei due paesi. La presenza della mia coautrice Elettra de Salvo è stata per me una scelta voluta e quasi obbligata, proprio per non cadere in una rappresentazione univoca delle realtà, interpretandola in modo diverso sia per le nostre esperienze personali che dal punto di vista professionale. Elettra ed io ci siamo conosciute a Francoforte all'inizio degli anni ‘80 e ritrovate a Berlino dopo la caduta del muro. Il suo percorso artistico e quello mio accademico rappresentano la sintesi tra corpo e mente in modo ancora più plastico e comprensibile.
Elettra / Non posso che confermare quanto detto da Lisa: partendo da piccoli nuclei autobiografici volevamo riepilogare i vari momenti del femminismo italiano e tedesco dagli primi dell'infanzia ad oggi, ovviamente vissuti da prospettive diverse, mettendo a confronto i due paesi. Quando Lisa mi ha chiesto di collaborare (e le sono molto grata) ho capito solo allora, grazie a questa sua proposta, quanti lavori, spettacoli, performance avevo dedicato alle donne e alle problematiche femministe. Sinora non ne avevo avuto piena consapevolezza, dato che non mi definivo un’artista gender specific. Invece é stato sempre ovvio e naturale per me lavorare in teatro su autrici e temi legati alla condizione femminile.
Quali argomenti mettete a fuoco, in particolare, e perché fate un’analisi parallela Italia/Germania?
Lisa / Siamo entrambe expat con una doppia nazionalità e una storia di vita che non può prescindere da questo fatto essendosi snodata già molto presto a cavallo tra due culture e due paesi. Mettiamo a fuoco il femminismo italiano degli anni ‘70 vissuto in prima persona, come del resto anche quello tedesco subito dopo. Riteniamo doveroso farne un'analisi parallela in quanto siamo state testimoni in entrambi i paesi.
Elettra / È interessante riscontrare che sotto molti aspetti il femminismo si é articolato in modalità molto simili nei due paesi come iN gran parte dell’Europa e Oltreoceano: la lotta per l’aborto, il divorzio, la parità salariale, la libertà sessuale. Il privato era politico dappertutto e gli slogan erano gli stessi. Anche le varie ondate si sono ripercosse in maniera simile e si sono influenzate a vicenda con le medesime discussioni e diatribe interne. Sicuramente si presentavano anche delle differenze sia sostanziali che di minor importanza.
Quali sono le differenze che avete riscontrato?
Lisa / Per saperlo é meglio leggere il libro, dove ne parliamo approfonditamente. Si può dire che il femminismo tedesco è nato insieme al movimento omosessuale maschile, perché proprio le donne lesbiche sentivano come i gay la necessità impellente di un coming out. Le altre ragazze tedesche godevano di molta più libertà che non in Italia e iniziarono a politicizzarsi, prima insieme ai maschi, riflettendo solo più tardi sulle strettoie che anche in Germania impedivano le pari opportunità.
Elettra / Le tedesche erano decisamente più radicali nelle formulazioni e dichiarazioni di lotta e nel giudizio sul maschio nemico. Inoltre, aspetto apparentemente trascurabile, mi diverto sempre a raccontare che in Germania negli anni ‘70 tutta la cura ed estetica del corpo che avevamo noi italiane per natura ed educazione mediterranea per le tedesche era tabu: solo acqua e sapone e soprattutto guai a chi si depilava! Quindi che dire ora di tante ragazze giovanissime con seni e glutei rifatti, labbra botulinate, con ciglia e unghie finte, vere e proprie protesi?
Perché c’è ancora bisogno di parlare di questioni di genere?
Lisa / Proprio perché esistono forti cambiamenti nella società non ci fermiamo solo alle retrospettive, importantissime comunque sopratutto per le giovani generazioni, che devono prendere coscienza e riconoscerne il valore, ma ci siamo aperte anche alle nuove dinamiche e ai cambiamenti democratici che permettono di distinguere il genere dal sesso biologico della nascita. E se io dico alla fine "per favore non cancellate mai la parola donna!, Elettra dedica il libro anche a tutti i femminismi che verranno!!!
Elettra / Proprio cosí! Si sono susseguiti tanti femminismi e tanti coesistono parallelamente ancora oggi. La strada é ancora lunga. La società liquida ha fatto affiorare nuove problematiche e nuove sfide di cui tenere assolutamente conto, la non binarietá, il queer, il transfemminismo, il gender fluid. Sono convinta che soprattutto il femminismo futuro sarà in grado di non alimentare contrasti interni, ma saprà accogliere tutti queste differenze e nuove declinazioni dei generi come naturale e costruttiva dinamica interna di affrancamento da ogni criterio legato a strutture patriarcali e neo-capitaliste.
Intervista a cura di Tiziana Bartolini
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