Mercoledi, 31/08/2011 - Uno spazio dedicato al lavoro e ai diritti, questa terza edizione di 'Piazza, Bella Piazza', appuntamento organizzato dalla CGIL di Roma e Lazio nel cuore della Capitale (Terme di Caracalla, dal 2 all'11 settembre 2011). Nel corposo programma c'è spazio anche per le donne con un dibatto programmato per mercoledì 7 settembre su 'Donne e uomini: riflessioni sul cambiamento tra potere e libertà' e uno spettacolo teatrale 'Riflessioni', tratto dal libro 'Malamore' di Concita De Gregorio. A Claudia Bella, responsabile Coordinamento Donne CGIL Roma e Lazio, abbiamo rivolto alcune domande in vista dell'appuntamento.
Nel corso della festa, quest'anno, cade lo sciopero indetto da Susanna Camusso per il 6 settembre. Quali sono gli obiettivi che la CGIL si pone con le varie manifestazioni programmate in varie città italiane?
L'obiettivo fondamentale, ed immediato, è quello di modificare profondamente la manovra economica in discussione in Parlamento ed, in senso più ampio, le scelte di politica economica del governo che ci hanno purtroppo condotto nella situazione in cui siamo ora. Lo slogan che abbiamo scelto per lo sciopero e per le manifestazioni parla già da solo: "Un'altra manovra è possibile". Noi contestiamo l'assunto che è indispensabile approvare questa manovra per "salvare" il Paese, rispettare quanto ci è stato chiesto dall'Europa, ecc... in quanto gli stessi obiettivi finanziari possono essere raggiunti in altra maniera, con maggiore equità. Non solo, a ben vedere questa manovra, almeno nel medio lungo periodo, oltre che ingiusta sarà anche controproducente perchè riducendo ancora di più il potere d'acquisto dei lavoratori, dei pensionati, delle famiglie, avrà effetti depressivi sull'economia, allontanandoci dall'obiettivo dello sviluppo e della ripresa economica. D'altra parte è lo stesso errore che ha caratterizzato l'intera politica del Governo Berlusconi negli ultimi anni.
Non dimentichiamo che è la seconda manovra economica straordinaria in due mesi e si continuano a colpire i più deboli ed il mondo del lavoro nel suo complesso.
I tagli agli Enti Locali demoliranno il welfare locale con enormi ripercussioni in particolar modo per le donne e per quanti hanno bisogno di assistenza; continua l'attacco a tutto quanto è pubblico, prevedendo addirittura un obbligo di privatizzazione per i servizi pubblici, nonostante gli italiani abbiano espresso attraverso i referendum la volontà di tutelare i beni comuni, così come ci si accanisce ancora una volta contro il lavoro pubblico.
E ne approfitta per tentare di smantellare l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, attraverso una norma che demanda alla contrattazione aziendale addirittura la possibilità di derogarvi, per cancellare dal calendario le festività laiche di grande significato civile: la festa del Lavoro, della Liberazione, della Repubblica. A questo proposito ricordo che è attiva sul nostro sito www.cgil.it una petizione online contro l'abolizione di queste festività,
Le modifiche di queste ore, tra l'altro, sono nettamente peggiorative. Per cancellare il prelievo di solidarietà sui redditi più alti, si colpiscono di nuovo le pensioni. Oltre all'innalzamento dell'età pensionabile per le lavoratrici private vengono eliminati dal conteggio dell'anzianità i periodi del servizio militare e degli studi universitari. Un'autentica truffa a quanti hanno anche pagato cifre onerose per poter riscattare i periodi di studio.
Il tema scelto per il dibattito del 7 settembre, incentrato sul cambiamento necessario e sulla co-responsabilizzazione delle donne e degli uomini è di grande attualità. Ci sono spazi di sensibilità reale politica, tra gli uomini e le donne della politica, a suo parere?
Prima ancora mi chiederei se ci sono spazi di sensibilità reale tra donne e uomini, nella società. Avverto su questo tema molte resistenze e sottovalutazioni ed invece il rapporto tra donne e uomini determina il modello sociale ed economico. Le donne hanno prodotto l'unica vera rivoluzione del novecento, ma questa rivoluzione è incompiuta. Siamo ancora in bilico tra un modello patriarcale che ha dimostrato di essere ampiamente fallimentare nella Storia e la costruzione di una società realmente paritaria, in cui le differenze vengano valorizzate e non nascosta ed i talenti e le competenze di donne ed uomini contribuiscano in egual misura al governo della cosa pubblica ed alla condivisione della cura e degli affetti. Credo che questo processo non potrà continuare se non riusciremo a coinvolgere realmente nel cambiamento anche gli uomini, cominciando da quelli disponibili a rimettersi in gioco ed a superare un atteggiamento di difesa e paura. Non è solo una questione di equità, ma anche di efficienza, di sviluppo e di una diversa qualità della vita per tutti. Oggi il mondo è ostaggio di una crisi internazionale determinata dalle disuguaglianze e quella di genere è una di queste: per uscirne veramente occorre lavorare al loro superamento per riscrivere un modello diverso di sviluppo. Nell'ambito politico ci sono differenti sensibilità su questo punto, ma anche qui credo che dovrà essere trainante la società civile, come è accaduto nelle grandi mobilitazioni della primavera che, non a caso, sono iniziate proprio dall'indignazione delle donne, il 13 febbraio. Della necessità e delle difficoltà di questo cambiamento che parte innanzitutto dai ruoli, pubblici e privati, di donne ed uomini ed è potenzialmente trasformativo della nostra società parleremo con i nostri ospiti.
Da uno a dieci quanto è preoccupante la situazione economica nel nostro Paese e, considerato anche il livello globale della crisi in atto, quanto possono influire dei provvedimenti di risanamento decisi solo 'in casa nostra'?
Sono molto preoccupata! Se proprio dovessi misurare un bel 7/8 ci sta tutto. Quello che mi allarma non è solo la gravità della crisi, ma la mancanza di consapevolezza nella classe dirigente e conseguentemente l'inefficacia, oltre alla iniquità delle politiche messe in campo. Pure se la crisi è globale, in casa nostra si potrebbe far molto, se ce ne fosse la volontà e la capacità, per far ripartire quanto meno la domanda interna, che nel nostro Paese è sempre stata decisiva, e per sostenere l'occupazione dei giovani e delle donne che oggi sono i più penalizzati. Peraltro anche nei confronti dell'Europa un governo autorevole potrebbe e dovrebbe giocare ben altro ruolo; è chiaro che anche a livello europeo alcune scelte sono indispensabili per superare la crisi globale, pensiamo ad una diversa integrazione economica e non solo finanziaria, a partire dagli Eurobond e non solo. Rispetto a questo ci sono diversità di vedute tra diversi Paesi e l'Italia gioca un ruolo del tutto subalterno e marginale.
Si sa che le donne sono le prime a soffrire quando ci sono le crisi e che sono la parte del Paese che paga maggiormente sia come perdita di posti di lavoro sia come tagli ai servizi sociali. Cosa propone alle donne la CGIL per contrastare le scelte del governo nella legge attualmente in discussione in Parlamento per ridurre il debito pubblico?
La Cgil propone di reperire risorse non colpendo i soliti noti e demolendo il welfare, ma laddove ce ne sono. Quindi con un'imposta strordinaria sui grandi patrimoni e con un piano strutturale di recupero dell'evasione fiscale e contributiva, oltre che riducendo i costi della politica. Con queste risorse sarebbe possibile pianificare incentivi per l'occupazione dei giovani e delle donne, soprattutto nel mezzogiorno, e ridurre la pressione fiscale sui redditi più bassi in modo da sostenere i consumi. Inoltre la Cgil sostiene, e non da oggi, che il welfare non è una zavorra da eliminare, ma al contrario può essere una leva di sviluppo economico per creare occupazione, spesso femminile!!, e per offrire alle donne quel supporto senza il quale è ben difficile entrare e permanere nel mercato del lavoro
Per le donne italiane la pensione a 65 anni è un destino ineluttabile?
Di ineluttabile non c'e' proprio nulla, è una questione di scelte e di come sapremo o meno condizionarle. Ritengo che dovremmo andare verso un' età di pensionamento flessibile su base volontaria, entro un limite minimo e massimo di età, ed in tal senso vanno anche le proposte della Cgil. Ma occorre anche smettere di pensare al sistema pensionistico, alimentato dai contributi versati dai lavoratori e dalle aziende, come un bancomat dal quale attingere ogni volta che servano un pò di soldi per tappare qualche buco, così come dovremmo aver capito che alimentare lo scontro generazionale non serve a nulla. Alzare l'età per il pensionamento dei più anziani non aiuta i giovani a trovare un'occupazione: al contrario!!! E come è noto, le stesse aziende, soprattutto in questa fase di crisi guardano al pensionamento, magari anticipato come ad uno strumento per la gestione delle eccedenze di personale...quindi?? Le contraddizioni sono moltissime, ed ignorate.
Per quel che riguarda nello specifico le donne, affrontare il tema dell'innalzamento come una questione di parità, come è stato fatto, senza affrontare il gap occupazionale che ancora oggi segna le carriere femminile, ed anche la loro vita contributiva, nè l'insufficienza del welfare che le obbliga ad un ruolo di supplenza rispetto alla carenza dei servizi è un'enorme ipocrisia. Ed è anche il caso di ricordare che il famoso "tesoretto", ovvero le risorse rinvenienti dall'innalzamento dell'età di pensionamento delle pubbliche dipendenti che negli impegni del governo doveva essere destinato a politiche di conciliazione ed a supporto delle donne più giovani è scomparso, vale a dire è stato utilizzato per tutt'altro.
Ad ulteriore dimostrazione che questo non è un governo amico delle donne, nè lo è mai stato.
In conclusione voglio sottolineare l'importanza dell'adesione allo scioperoo generale, preparato in pochi giorni, ed in un periodo difficile ma il calendario dei lavori parlamentari lo imponeva e anche della partecipazione alle manifestazioni territoriali. Per il Lazio, la manifestazione sarà conclusa da Susanna Camusso e si svolgerà da Piazza dei Cinquecento al Colosseo.
Lascia un Commento