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Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, è la nostra nuova Antigone

Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, è la nostra nuova Antigone

Carola Rackete, una giovane donna che ha dimostrato determinazione e fermezza nell'affrontare la prova di salvare 42 migranti e lo ha fatto sapendo a quali rischi personali andava incontro. Tutta la nostra solidarietà a questa novella Antigone

Lunedi, 01/07/2019 - Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, è la nostra nuova Antigone.

Come la protagonista di Sofocle, Carola è una donna determinata che sta affrontando con fermezza la prova di portare in salvo 42 persone che hanno l’unica colpa di essere nate in una parte sbagliata del mondo.

La capitana inizialmente si rifiuta di riportare i migranti nell’inferno libico, poi sceglie di sbarcare in Italia, scelta più adeguata per i naufraghi a bordo, ma più rischiosa dal punto di vista personale, per le tutte le conseguenze che possono derivarne. Sa a quale rischi va incontro, eppure rischia. Disobbedisce.

La fermezza e la determinazione le derivano dalla consapevolezza di essere nel giusto, perché non può non essere giusto, non essere nell’ ordine delle cose cercare di salvare delle anime ormai stremate da tanti giorni in mare e come Antigone, lei sostiene di essere nata per amare e non per odiare e infatti dice di se stessa: “Ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”“

Un obbligo morale, chissà sa se il nostro Ministro dell’Interno sappia cosa sia questa parola, chissà se gli è rimasto un briciolo, un barlume di umanità che gli faccia capire che non può essere il respingimento di 42 persone inermi, fiaccate, debilitate a cambiare il corso della storia del nostro Paese, né aumentare o diminuire la sua popolarità, cosa che mi sembra sia il principale suo obiettivo, in questa come in altre vicende.

E non si capisce perché Salvini, concentri tutta l’attenzione solo sulla nave dell’ong tedesca, visto che nei soli quattordici giorni di stallo del caso Sea-Watch sono arrivati 344 migranti su barchini, direttamente sulle coste italiane. Cos’è questa se non propaganda per concentrare ancora una volta l’attenzione sui migranti e i porti chiusi, orchestrando la più asfissiante manovra a tenaglia contro una Ong e per distoglierla da tutti i problemi pressanti e drammatici del nostro Paese che questo governo non sta affrontando.

Salvini è un novello Creonte che si macchia di tracotanza e arroganza, sconfiggendo i limiti imposti alla natura umana, è superbo perché ora si sente invincibile e calpesta i diritti umani; come il re non scorge il pericolo derivato dalla sua superbia, dalla proverbiale hybris, ma la rinfaccia a questa eroina perché donna ha osato prevaricare le leggi dello Stato e della sottomissione, una volta qualità tipicamente femminile; arriva a deriderla chiamandola “sbruffoncella” e nella sua visione del mondo, egli incarna la cultura maschile imperante che determina i modi e i comportamenti delle donne, a cui è bene riservare solo la cura e la sfera domestica degli affetti.

Noi vogliamo esprimere a Carola Rackete, tutta la nostra solidarietà, vogliamo farle sentire il nostro affetto e la gratitudine per aver preso una decisione che le potrebbe far infliggere sino a 15 anni di carcere, ma che restituisce a noi tutte e tutti, che crediamo ancora nel valore supremo della pietas umana, come sentimento di amore, compassione e rispetto delle altre persone, restituisce a noi la speranza che se esistono persone come lei, questo mondo abbia ancora qualche possibilità di salvarsi, di resistere.

E non solo a lei esprimiamo la nostra solidarietà, ma a tutto l’equipaggio composto in prevalenza da donne (sarà un caso?) come Verena, la dottoressa che ha curato i migranti in queste due settimane al largo e che ha detto «vi prego, fateci sbarcare che loro non ce la fanno più» e aggiunge “Non vi parlo da medico ,vi parlo da essere umano”. O Haidi, la mediatrice culturale che con pazienza spiega ai 42 cosa sta succedendo.

Da donne a donne vogliamo concretamente essere loro vicine e stiamo cercando di organizzare una presenza a Lampedusa anche con avvocate che si sono dette disponibili a difenderle, ad accoglierle con indosso la toga per dire che non siamo figlie di Salvini, ma di quei padri e quelle madri che fra i valori della Costituzione ci hanno insegnato anche quello della solidarietà. (Art.2 della nostra Costituzione “La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”)

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