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Carcere femminile di Rebibbia, Franco Di Mare e Anna Maria

Carcere femminile di Rebibbia, Franco Di Mare e Anna Maria

Natale 2017: Anna Maria ricorda il suo incontro con Franco Di Mare che andò a festeggiare con le donne di Rebibbia. Come cameriere, insieme ad altri personaggi famosi, servì il pranzo alle detenute

Martedi, 21/05/2024 - Il femminile di giornata / nove. Carcere femminile di Rebibbia, Franco Di Mare e Anna Maria
Il giornalista Franco Di Mare è deceduto il 17 maggio, solo due giorni dopo il matrimonio, per un tumore probabilmente mutuato dalla sua ”vita” di inviato di guerra per la RAI. La sua morte ha colpito e commosso tantissima gente che lo ha conosciuto e stimato per i suoi servizi televisivi.
Una storia la sua, divenuta virale a cui hanno fatto da contraltare innumerevoli dichiarazioni di stima e affetto sottolineandone, oltre alla professionalità, la grande umanità testimoniata in modo speciale da quell’atto emozionante che fu l’adozione di sua figlia Stella. Trenta anni fa a Sarajevo lei, ospite si un orfanatrofio in territorio di guerra, gli corse incontro e lui, in quel luogo di orrore e dolore dove si trovava per il suo lavoro, non ci pensò un attimo e la adottò per sempre.
Fra gli innumerevoli racconti e attestati di affetto e stima c’è anche quello arrivato a NOIDONNE da Anna Maria Repichini. Lei in quel “pezzetto” di vita che ha trascorso a Rebibbia, di Franco Di Mare ha il ricordo di un incontro speciale che ci ha chiesto di pubblicare.
Era il giorno di Natale 2017, quando Di Mare, insieme ad altri personaggi famosi, si recò nel Carcere femminile di Rebibbia per condividere e servire il pranzo alle detenute, rendendolo, così, molto speciale per l’esperienza che vivevano.
Di Mare, dice Anna Maria, per molte di noi, a differenza di altri ospiti, non era noto; mentre lei ne aveva seguito i servizi come giornalista e ne apprezzava la bravura di inviato di guerra, e non solo, e fu molto colpita da quella sua presenza.
Lo ricorda come una persona non comune, dai modi allegri, affabili, dal sorriso sfavillante, tanto da contribuire a rendere quel pranzo di Natale particolare e pieno d’umanità. Ogni porzione di lasagna che serviva, sottolinea Anna Maria, era condita da una battuta di incoraggiamento e di speranza nel domani, senza far mancare il suo umorismo tutto napoletano.
Grazie a quella presenza in particolare per lei fu un 25 dicembre rimasto indelebile nella memoria. Ricorda ancora che quel giorno le venne da pensare che il suo nome corrispondeva al suo modo schietto e sereno: Franco di nome e di fatto, sottolinea Anna Maria.
Sembrava così normale per lui essere lì, con loro. Nessun atteggiamento esagerato o fuori dalle righe. Per quei giochi della mente e della fantasia pensai, dice Anna Maria, che forse oltre che di guerre fosse anche, per magia del suo cognome, un uomo esperto di mare, di quelli che navigando conoscono i porti più vari, più lontani, a cui si accostano con normalità e rispetto, senza pregiudizi e con una sana curiosità "così come fece anche con noi donne detenute a Rebibbia, alle quali, insieme agli altri ospiti, riuscì a farci sentire libere e in festa".

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