Cronaca di una delle Assemblee che tutti i mesi si tengono nei presidi territoriali di Roma: le donne di tutte le età sono unite nel riaffermare il valore dei servizi che i Consultori familiari devono (o dovrebbero) garantire
“Da alcuni anni abbiamo riattivato le Assemblee delle donne nei Consultori e fa veramente piacereche le giovani generazioni siano interessate a questi servizi sociosanitari”. Siamo in un quartiere popolare della Capitale e Nadia interviene durante l’Assemblea del Consultorio della Magliana. Una volta al mese qui, come in altri presidi territoriali di Roma e provincia, gruppi di donne si riuniscono per scambiarsi informazioni e mettere a fuoco le iniziative necessarie affinché i servizi erogati nei Consultori migliorino, oppure che non siano sospesi se non addirittura soppressi.
Le carenze dei Consultori ‘storicamente’ hanno avuto scarsa priorità nella programmazione della Regione Lazio e la situazione è sempre più in emergenza. “Nel Consultorio di Corviale erano arrivati ad avere il personale al completo - sottolinea Nadia con preoccupazione - ma ora, con la riorganizzazione degli spazi per l’apertura delle Case di Comunità, assistiamo a delle revisioni che faranno perdere l’apparato anche per la redistribuzione degli spazi che è prevista con i fondi del PNRR”.
Un aspetto importante di questo incontro è la trasversalità generazionale delle partecipanti, che consente al dialogo di spaziare affrontando i vari problemi da differenti punti di vista. Infatti è naturale che, rispetto all’ascolto e ai servizi consultoriali, le donne adulte abbiano necessità diverse da quelle delle ragazze. Un esempio calzante è la RU486, “accessibile solo nei Consultori autorizzati - spiega Alexandra - e non trasferibile ad altre sedi, per cui se chiude la struttura finisce anche quel servizio”. L’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) è un tema collegato all’educazione sessuale nelle scuole medie superiori “che continua ad essere un tabù - osserva Andreina - e che ultimamente i dirigenti scolastici preferiscono non affrontare perché magari è contrastata da alcuni genitori, invece sarebbe importantissima per superare stereotipi, per riconoscere e prevenire la violenza”.
C’è rammarico in chi, intervenendo, ricorda che il Consultorio è sempre andato negli Istituti superiori dei quartieri di riferimento (Trullo e Corviale), una buona pratica che invece le operatrici oggi devono portare avanti affrontando grandi difficoltà proprio a causa di alcuni dirigenti scolastici e organi dei genitori. È attraverso questo contatto che le ragazze ed i ragazzi imparano a conoscere i Consultori familiari, che devono sempre prevedere lo Spazio Giovani, un “luogo fisico protetto a garanzia della privacy, dove i/le adolescenti possono trovare l’ascolto che non sempre la famiglia riesce ad assicurare”.
Altre carenze rilevate riguardano la limitazione della presa in carico di donne non più in età fertile, “una barriera che non dovrebbe esistere e che il servizio sanitario nazionale dovrebbe superare immaginando spazi specifici per le donne che, superato il limite imposto di età, vogliono ricevere supporto nella cura e nella prevenzione”.
Sono le 17:30, il tempo è volato e l’incontro si conclude con alcuni obiettivi su cui lavorare, a partire dal dialogo con le operatrici: per avere un riscontro di quali sono le problematiche specifiche del Consultorio e per sapere se hanno a disposizione l’ecografo, strumento essenziale per affrontare il tema della RU486, che era autorizzata nel Consultorio a Consolata, purtroppo chiuso: “una decisione che per noi tutte rappresenta ancora una ferita molto dolorosa”.
Questo articolo è parte del progetto 'I Consultori alla prova del passaggio generazionale' dell'Associazione NOIDONNE TrePuntoZero sostenuto con i fondi dell'8xMille della Chiesa Valdese
Tutti i materiali del progetto, qui https://www.noidonne.org/consultori-familiari/index.php
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