Bruxelles / L'UE dei popoli a tutela dei diritti di donne e minori
In approvazione una Direttiva per la lotta alla pedopornografia e allo sfruttamento sessuale dei minori. Intervista all'eurodeputata Roberta Angelilli, relatrice del provvedimento
Martedi, 25/10/2011 - Eurodeputata al quarto mandato, dal 1994 è stata eletta con un sempre crescente numero di preferenze. Roberta Angelilli ha un percorso politico progressivo e ancorato a destra, a partire dai movimenti ambientalisti e giovanili che facevano capo ad Alleanza Nazionale negli anni ottanta e novanta e poi come dirigente nazionale del partito. E’ contro il nucleare ed è esperta di Diritto europeo, oggi ricopre l’incarico di Vicepresidente del Parlamento Europeo e a Bruxelles si è occupa di minori, di diritti, di giustizia e di Pari Opportunità.
L’Europa dei popoli e dei governi continua ad essere percepita come distante dalla vita concreta delle persone. Come e perché hanno effettivamente un impatto nella vita concreta delle persone i provvedimenti su cui lavora a Strasburgo?
Purtroppo quando si parla di Europa si pensa immediatamente all’Euro e al patto di stabilità, ai sacrifici e alle cancellerie. Comprendo le difficoltà dei cittadini nel considerare l’Unione Europea un valore aggiunto, ma proprio perché conosco bene i meccanismi - anche avendo partecipato negli ultimi anni al rafforzamento delle istituzioni comunitarie - penso che possiamo vincere la sfida della globalizzazione soltanto investendo e credendo in una unità di intenti che tenda verso un grande progetto europeo economico e di sviluppo. Considerate le condizioni complessive, non ci sono altri modi per creare lavoro e contrastare la disoccupazione. Poiché occorrono ingenti risorse e una progettualità di lungo respiro che investa nella ricerca e nelle infrastrutture, solo attraverso l’Unione come europei possiamo essere più forti e tornare ad essere protagonisti sulla scena internazionale, essere credibili interlocutori di giganti come il Brasile o la Cina.
Ci sono tante diversità tra i vari Paesi, forse troppe. Non crede?
Possiamo parlare con una singola voce, avendo come motto quello di essere uniti nella diversità. Non dobbiamo rinunciare alle varie identità, ciascuno dei 27 Stati membri deve rimanere se stesso - anzi deve coltivare le proprie radici e culture che sono una ricchezza - ma al tempo stesso dobbiamo condividere un progetto comune.
Ma se l’Unione Europea continua a parlare di alta finanza e di macro economia dimentica che le persone hanno bisogno di servizi e di assistenza…
Anche la possibilità di mantenere il livello di uno stato sociale che tuteli i più deboli è agganciata all’Europa. Infatti sarà possibile sostenerne i costi se recupereremo in termini economici e di investimenti. Il benessere e il lavoro sono inscindibili e vedo la possibilità di crescere se mettiamo in campo una forza d’urto europea e se ci uniamo per lanciare grandi progetti. Così l’Europa può recuperare il terreno perduto e può sostenere la concorrenza e la potenza di altre nazioni che sono in grande sviluppo economico. La competizione è mondiale e solo stando insieme possiamo essere all’altezza di reggere l’onda d’urto. In questa ottica, infatti, la programmazione dei fondi comunitari non dovrà disperdersi in una miriade di piccoli rivoli, ma sarà finalizzata a grandi progetti che coinvolgano più regioni allo scopo di avere un impatto incisivo, misurabile e concreto, che lasci un segno.
A proposito di diritti, per le donne c’è ancora un deficit complessivo. Infatti lei ha sostenuto la richiesta all’UE di appoggiare la risoluzione ONU di istituire una Giornata internazionale delle ragazze. Di che si tratta?
I giovani vivono un momento difficile in tutta Europa e le ragazze soffrono ancora di più in termini di affermazione dei diritti. Questa iniziativa intende affermare proprio il fatto che c’è una specificità dei diritti delle ragazze. E’ un grido d’allarme sui diritti potenziali ma non goduti dalle più giovani che, nonostante vincano tutti i primati europei in termini di formazione (si laureano prima, in maggior numero e poi continuano nei percorsi formativi), arrivano più difficilmente ai ruoli apicali e, a parità di mansioni e prestazioni professionali, guadagnano di meno. La nostra non è una società del merito, che invece dovrebbe essere un valore-guida. Chi è più meritevole non solo non è riconosciuto, ma spesso è considerato un disturbo. Le donne, quindi, sono vittime di questa distorsione e faticano di più ad affermarsi, nonostante siano più brave.
Il suo impegno sui minori è stato costante, anche in riferimento alla libertà di accesso a internet e ai problemi dello sfruttamento sessuale. Ci sono passa avanti in questo ambito?
Tutti i reati connessi allo sfruttamento sessuale, sia attraverso la rete virtuale sia nella realtà, sono fenomeni in preoccupante crescita. Le vittime per eccellenza sono i minori, adescati soprattutto attraverso la rete e oggetto di contenuti pedopornografici, e le donne. Entrambi sono spesso vittime di tratta sia per lo sfruttamento sessuale che per il traffico di organi o le adozioni illegali. C’è tutto un mondo criminale che lucra sullo sfruttamento delle donne e dei minori. Per quanto riguarda la lotta alla pedopornografia e allo sfruttamento sessuale dei minori siamo in dirittura di arrivo nell’approvazione di una Direttiva di cui sono relatrice. Non appena sarà approvata, in quanto legge europea gli Stati membri saranno richiamati ad un impegno legislativo volto alla repressione e alla prevenzione di questi fenomeni, anche nelle sue manifestazioni più recenti.
Vuole spiegarci meglio cosa intende?
Facciamo l’esempio del turismo sessuale: è un fenomeno cresciuto con l’aumento del turismo e non tutti gli Stati membri prevedono questo reato. Ora saranno tenuti a legiferare, così si toglierà al turista sessuale la possibilità di aggirare la legge. Infatti ogni cittadino europeo, se denunciato, sarà perseguibile e non potrà più farla franca anche se i reati sono commessi all’estero. Questo vale anche per i crimini su internet. Abbiamo inoltre previsto di grooming, cioè il reato di adescamento in rete ai fini di sfruttamento sessuale, colmando un vuoto normativo. C’è una fase che prelude la violenza vera e propria in cui il pedofilo ha l’approccio con il minore puntando a creare con lui un rapporto di fiducia basato sulla sua fragilità psicologica. Quando il pedofilo propone in maniera più brutale la foto o richiede esplicitamente la prestazione sessuale, accade che qualche minore rimane incastrato, ma spesso si ritrae. Se il delitto non si compie non c’è reato, ma quel pedofilo rimane in circolazione. Ecco, fino a questo momento l’approccio non era penalmente perseguibile. Con queste norme il legislatore avrà la possibilità di fermarlo, prima che sia compiuto il reato, anche se solo ci sono approcci sospetti sui quali non ci possono essere dubbi o equivoci. Stiamo parlando di reati gravi, non dimentichiamolo, e chi ha avuto una sentenza penale di pedopornografia o di violenza sui minori passata in giudicato sarà una persona cui sono precluse attività che la mettano in relazione (lavorativa, di volontariato, sportiva) con minori. Lo considero un passo avanti importante nella lotta a dei crimini insopportabili.
Sul tema della dignità delle donne c’è stata una grande mobilitazione il 13 febbraio scorso con presidi in oltre 230 piazze e si è costituito un nuovo movimento femminile che ha anche la caratteristica di essere trasversale. La questione è molto sentita e dibattuta, sia per i comportamenti privati del Presidente del Consiglio sia per una serie di incarichi pubblici assegnati non proprio in base a dei percorsi maturati nell’ambito della politica. Quali le sue valutazioni al proposito?
La mia storia personale e quella di tante altre donne che hanno condiviso esperienze analoghe alla mia, al di là del partito di appartenenza, è la testimonianza del mio punto di vista. Non ci si può improvvisare nella politica né in altre attività. Certamente la ‘gavetta’ è utile, ma ciò non vuol dire che tutte le persone che sono in politica devono fare lo stesso percorso. Ci si può dedicare alla famiglia e poi, ad un certo punto, scoprire la politica. Ciononostante credo che debbano esserci dei canali di selezione. Il sistema elettorale, ad esempio va cambiato per consentire ai cittadini di scegliere e di esprimere preferenze e gradimenti. Poi anche i partiti, tutti, devono riscoprire una responsabilità. Un tempo si cresceva nei partiti, ci si conosceva e la selezione era fisiologica, naturale. Invece oggi tutto passa attraverso la notorietà e i partiti accolgono persone che in politica si rivelano pesci fuor d’acqua. Tocca ai partiti ritrovare una solidità organizzativa e fare una seria selezione della classe dirigente. Qualcosa deve succedere, qualcuno deve garantire una crescita, un percorso meritocratico. Secondo me ognuno deve fare la sua parte, il partito deve selezionare e proporre il ‘meglio’, e gli elettori devono fare la loro scelta. Chi è eletto deve sentire la responsabilità della rappresentanza.
Tutto condivisibile, ma la cronaca politica ci dice altro...
Ritengo che la verità emerge sempre e che le persone valide vanno avanti. Certamente non mi sento in nessun modo compromessa dalla indegnità di alcune donne. Viviamo in una società che attraverso la tv o la pubblicità rappresenta modelli femminili che non condivido. La politica dovrebbe proporre modelli diversi. Spero in un impegno forte delle donne (di destra e di sinistra) nel porsi l’obiettivo comune di rimettere al centro le competenze e la qualità. Comunque, ripeto, penso che tutti i nodi vengono al pettine e che una persona che finisce in un posto da raccomandata non può avere un futuro. Poi penso anche che non bisogna avere pregiudizi, ma penso anche che i rappresentanti delle istituzioni devono essere all’altezza del compito, devono lavorare all’insegna della sobrietà, del rigore e della serietà.
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