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Bologna / Una giornata particolare. E in Mostra

Bologna / Una giornata particolare. E in Mostra

E' visitabile fino al 17 settembre (Bologna) la mostra fotografica di Sonia Lenzi

Domenica, 09/09/2012 - "Ero partita per fotografare paesaggi, chiese e l’ambiente ancora incontaminato di una regione rurale del nord della Romania, il Maramures, e ho trovato invece una donna come me, una famiglia come le nostre. Una donna forte che, con l’aiuto di un’altra donna e anche del marito, sta comunicando ai suoi figli e ai suoi alunni, con orgoglio, le tradizioni del suo Paese, e le ragioni dell’emancipazione femminile". Così Sonia Lenzi ci introduce al suo reportage (http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=03904). Le foto del suo reportage sono in mostra dal 4 settembre nello Spazio Democratiche della Festa Provinciale dell'Unità di Bologna e rimarranno sino al 17 settembre. All'inaugurazione erano presente anche l'Assessora alle Pari opportunità della Provincia di Bologna, Gabriella Montera. Abbiamo colto l'occasione della mostra per intervistare Sonia Lenzi.



Prima di tutto le ragioni del tuo viaggio. Perché hai deciso di partire e perché hai scelto la Romania?

Sono partita insieme a un gruppo di fotografi guidati da Antonio Manta, noto fotografo e stampatore che ha lavorato, qui a Bologna, con Nino Migliori. Antonio mi aveva parlato delle sue esperienze di viaggio passate in Romania, nella regione del Maramures, e mi aveva incuriosito. Avevo visto i suoi lavori fotografici e immaginato di poter realizzare una ricerca sull’ambiente rurale, sul paesaggio e sulle architetture, molto caratteristiche e ben conservate.



Dimmi dell'incontro con le persone: è stato facile il contatto umano? e con le donne c'è stato qualcosa di diverso a 'guidare' la conoscenza?

I contatti sono stati senz’altro agevolati dal fatto che un fotografo italiano fosse già stato sul posto, ma in ogni caso tutte le persone sono state molto disponibili, anche quelle incontrate per caso. Ho conosciuto donne e uomini che vivevano in situazioni di povertà, molto dignitosamente, che ci hanno invitato ad entrare nelle loro case e ci hanno permesso fotografare i loro oggetti di vita quotidiana. Sono addirittura stata invitata dalla figlia di una defunta ad un banchetto, dopo un funerale in cui mi ero imbattuta per caso e a cui mi ero aggregata, seguendolo con grande emozione e partecipazione. Ero su una strada di campagna e ho prima sentito un lamento, delle grida e poi ho visto passare un carretto con sopra una bara, seguito da un gruppo di persone. La sepoltura è avvenuta nei pressi, in cima a una collina. Le usanze sono certamente molto diverse dalle nostre, così come la religione che è greco-cattolica o ortodossa. La gente comunque cerca di metterti a tuo agio e di coinvolgerti nella vita quotidiana. Peccato che, non conoscendo il rumeno, la comunicazione verbale non fosse facile. Ho cercato di imparare qualcosa, come “grazie”, che si dice “multumesc”.



Si coglie dai tuoi scatti un senso poetico e anche un po' di meraviglia.....

Ogni incontro è una scoperta. La fotografia ti dà la possibilità di entrare in contatto con le persone, con il loro modo di vivere, con i loro oggetti di uso quotidiano, con gli ambienti in cui vivono. Con le loro storie. E’ necessario instaurare un rapporto empatico, indispensabile per poter realizzare delle immagini che abbiano un senso per la storia che si costruisce, insieme al soggetto. L’empatia e le emozioni sono del resto condizioni essenziali per realizzare un buon lavoro. Lo sono anche per il mantenimento e lo sviluppo della democrazia, come sostiene anche Martha Nussbaum: per questo il lavoro creativo è così importante, perché alimenta la democrazia. -



La vita quotidiana che hai incontrato, e poi fotografato, è diversa dalla nostra? In cosa?

Non mi è sembrata molto diversa ed è proprio questo che mi ha stupito. Mi ha inoltre colpito il legame con le tradizioni popolari, che è molto forte e presente anche nelle nuove generazioni



Intorno al popolo della Romania è cresciuto uno degli stereotipi più pesanti e fastidiosi. Attraverso il tuo viaggio hai potuto verificare se loro sentono questo discrimine?

Nel Maramure non mi è parso che lo sentissero particolarmente, nonostante molti abbiano avuto esperienze di lavoro all’estero. Nella famiglia dove ero ospitata la stessa nonna, Floare, era stata per un periodo badante in Spagna e Georghe, il marito di Laura, è andato periodicamente all’estero come bracciante per la raccolta della frutta anche se in Romania è aiuto veterinario. Non mi hanno parlato di discriminazioni nei loro confronti. L’esigenza di andare all’estero è naturalmente dettata da esigenze di carattere economico. Basti pensare che uno stipendio medio come quello di Laura, maestra elementare, e di George, equivale a circa 400,00 euro al mese. L’idea di realizzare una storia su questa famiglia è nata comunque per cercare di sconfiggere lo stereotipo che dici. In effetti una delle cose che mi ha colpito di più nel visitare quella regione è stata conoscere una famiglia come quella di Laura. Sapevo che il Maramures aveva mantenuto intatte le proprie tradizioni, ma non credevo che ci fossero donne colte e realizzate professionalmente. Quando ho spiegato a Laura che avrei voluto realizzare un reportage sulla sua famiglia si è stupita e si è messa a ridere. Mi ha detto che la loro era una casa normale, una famiglia normale e che anche tutte le sue amiche erano come lei. Di questa normalità però noi non sappiamo niente. Vediamo i Rumeni solo come gente da tenere lontana. Per fare conoscere questa realtà “normale” ho deciso di sviluppare un lavoro fotografico diverso rispetto a quello che inizialmente avevo pensato di realizzare, riguardante il paesaggio e le architetture del Maramure.



Quali le maggiori differenze che hai visto tra le donne rumene e la loro vita odierna e le attuali condizioni delle donne italiane?

Mi ha colpito il fatto che difficilmente possono permettersi di viaggiare. Questo vale anche per gli uomini ed il motivo è economico: spenderebbero in un week end lo stipendio di un mese! Mi sentirei in trappola.



Hai in programma un nuovo viaggio?

Mi piacerebbe tornare in Romania per riprendere anche l’idea iniziale. Un aspetto del paesaggio mi aveva colpito in particolare: il contrasto tra le case nuove, in mattoni e dipinte di colori sgargianti, costruite spesso dopo aver guadagnato all’estero il denaro necessario, e le vecchie, in legno. Il “viaggio” che poi vorrei intraprendere e che per la verità ho già intrapreso da tempo è nel nostro Appennino, alla ricerca delle nostre radici e delle nostre tradizioni. A volte non è importante andare lontano per scoprire modi di vivere inaspettati.

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