Una mostra, documentari e un ciclo di incontri a Roma per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sulle condizioni della popolazione in un paese importante anche sul piano geopolitico. Intervista a Cecilia Brighi
È visitabile fino al 15 febbraio a Roma (Esperienza Europa, piazza Venezia 6) la mostra dedicata alla “Rivoluzione di Primavera” in Birmania organizzata da Italia-Birmania.Insieme, Amnesty International, Fondazione Maitreya, Asiatica Film Mediale, Atlante delle Guerre e Sea Junction, in occasione del quarto anniversario del colpo di stato militare. Abbiamo intervistato Cecilia Brighi, Segretaria Generale di Italia-Birmania.Insieme, l’organizzatrice delle iniziative e degli incontri previsti nei giorni della mostra fotografica e di ritratti che ha voluto richiamare soprattutto l’attenzione sul ruolo e l’eroismo delle donne nella opposizione alle atrocità della giunta.
Come nasce l’idea dell’iniziativa e quali obiettivi vi siete dati come realtà che hanno organizzato l’evento?
Dal 1 febbraio 2021 la Birmania è vittima di un sanguinoso colpo di stato militare, ignorato dalla comunità internazionale. Per questo attraverso la proiezione di una serie di documentari, fotografie e ritratti insieme a una conferenza internazionale abbiamo voluto presentare alla politica e soprattutto al pubblico italiano, la terribile realtà che sta vivendo questo paese, estremamente importante sul piano geopolitico. Una realtà dimenticata dal mondo. In particolare abbiamo voluto mostrare il ruolo primario che le donne hanno in questa rivoluzione nella sconfitta della giunta e nella lotta alla misoginia dei militari per la costruzione di uno stato democratico ma anche a dimensione di donna. Oltre ai documentari girati da collettivi di giovani registi anonimi, abbiamo scelto due documentari straordinari girati da Hnin Ei Hlaing, giovane regista birmana, che ha voluto raccontato la comunanza e la solidarietà tra due ostetriche, una buddhista e una musulmana Rohingya nel Rakhine, dal 2016, inizio delle violenze genocide della giunta sino a dopo il colpo di stato militare e la sofferenza di alcune giovani donne che recluse da un anno in un luogo tailandese in attesa dello status di rifugiate.
Può riassumere brevemente gli ultimi accadimenti in Birmania?
Dopo le elezioni del novembre precedente stravinte dall’NLD il partito della leader Aung San Suu Kyi, Il 1° febbraio 2021 l’esercito birmano ha attuato un colpo di stato militare temendo la possibilità di profonde riforme democratiche che avrebbero ridotto drasticamente il loro potere politico. Ma i militari non hanno fatto i conti con il fatto che dieci anni di pur limitata democrazia, soprattutto i giovani e le donne non avrebbero accettato di tornare indietro ed essere vittime di una nuova dittatura. La rivolta è stata totale: scioperi generali in tutti i settori, studenti, professori, lavoratori e lavoratrici delle fabbriche, università, pubblico impiego. il paese si è paralizzato. Oltre il 60% delle manifestazioni e della opposizione è guidata dalle donne.
Quali sono le condizioni della popolazione, oggi?
La situazione è drammatica. Tutto un paese è in lotta contro la giunta accusata di crimini di guerra e contro l’umanità. La giunta, sostenuta da Cina e Russia fino ad oggi ha effettuato 3.292 bombardamenti su villaggi, scuole, campi profughi, ospedali. Ha dato fuoco a 102.600 abitazioni. Ancora oggi vige lo stato di emergenza e la legge marziale che permette l’arresto di chiunque e la condanna senza appello da tribunali militari. Oltre 50.000 morti tra civili, militari e resistenza armata. I rifugiati interni al paese sono3.6 milioni. Metà della popolazione è alla fame. La Birmania è diventata il primo esportatore di oppio al mondo e tra i primi produttori di droghe sintetiche tra cui metanfetamina, fentanil e jaba. il più grande centro di criminalità organizzata del pianeta, con i suoi centri di truffe informatiche. E insieme a Corea del Nord e Iran presenta “significative carenze strategiche per il contrasto del riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e della proliferazione”. I paesi democratici che potrebbero evitare il consolidamento di un’altra dittatura in Asia, sono ambigui se non silenti.
Quali sono le condizioni dei diritti delle donne?
ITALIA-BIRMANIA.INSIEME denuncia costantemente come i militari usino lo stupro come arma di guerra, come le lavoratrici nelle zone industriali siano vittime di molestie, violenze e ricatti e di condizioni di lavoro schiavo, soprattutto nelle aziende che producono per i marchi della moda europei e anche italiani (LiuJo, OVS, Calliope, Piombo, Terranova etc) nella impossibilità di una due diligence, visto che le fabbriche sono quasi tutte di proprietà cinese e tutelate dai militari. Ma le donne non stanno subendo passivamente. Sono le nuove leader dell’opposizione democratica e sindacale non violenta e sempre più partecipano alla resistenza armata, anche con propri battaglioni di sole donne. Le organizzazioni femminili sono una parte fondamentale dell’opposizione e stanno lavorando non solo per la costruzione di un paese democratico e federale ma anche perché si realizzi una democrazia paritaria in tutte le istituzioni e nei programmi del futuro paese democratico, superando la misoginia che ha pervaso la cultura militare.
Intervista a cura di Tiziana Bartolini
Foto di Rosanna Impiccini
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