Login Registrati
“Teti in mare. Un tuffo rinascimentale”  di Patrizia Caporossi

“Teti in mare. Un tuffo rinascimentale” di Patrizia Caporossi

Il romanzo di Patrizia Caporossi 'Teti in mare. Un tuffo rinascimentale'. L'intervista all'autrice

Mercoledi, 02/01/2013 - “Teti in mare. Un tuffo rinascimentale” (ed. Robin, Roma 2012) non è il tuo primo libro, ma è in un certo senso il tuo esordio nella narrativa. Perché hai sentito il bisogno di affrontare una nuova scrittura, dopo tante pubblicazioni su temi storici e filosofici?

Scrivo da sempre e ho tirato fuori Teti da un cassetto, (ancora) stracolmo, decidendo, comunque, di non ritoccarlo, ma di lasciarlo e presentarlo così inedito per dare, come in diretta, simultaneamente alla trattazione, (quasi) una testimonianza viva, personale e politica, identitaria e generazionale: senza ripensamenti o riletture interpretative a posteriori.

La scrittura per me è un’operazione continua che, oltre il contenuto, cerca sempre di curare la forma stilistica, come nel dipingere un quadro le (sue) linee fondative. In questo lavorìo linguistico, mi definisco una sorta di ripulitrice radicale del superfluo, per un essenzialismo che sempre più sta diventando la mia cifra, anche etico-politica. Questo bisogno si lega a un (mio) forte desiderio di ricerca costante, nutrita dalla cura quotidiana del metodo e, in questo caso, relativo proprio alla nudità della parola, all’incalzare della punteggiatura e a un periodare ritmato che possa rendere il senso vitale quotidiano dei (nostri) gesti e quello che chiamo il rumore del pensiero, che (ci) respira dentro durante l’esistenza, nel tentativo di rendere i termini carichi, già di per sé, della stessa esperienza narrata. E’ come un habitus, che mi veste e che cerca di delinearsi con l’intenzionalità caparbia di cogliere, ogni volta che può, l’autenticità dei gesti e delle scelte, espresse e vissute. E, allora, le stesse contraddizioni umane si palesano nude, senza vergogna e sembrano così confrontarsi, misurarsi nel farsi della vita, nel compiersi delle piccole o grandi possibilità tutte agite in prima persona, partendo-da-sé. In questo anche (ma non solo) ho cercato di mettere in atto quell’approccio maturato e praticato nel Movimento delle Donne degli anni 70.

Soprattutto, quando in ballo ci siamo noi donne, che entrando là non previste, modifichiamo qualsiasi ambiente, come la grammatica, la sintassi del vivere sociale così la struttura linguistica, dove le parole prese a prestito spesso non ci contengono: non ci sono parole per dirci, parafrasando Marie Cardinal.

Ti dico questo perché non sono mai per catalogare i generi e distinguere così la prosa dalla poesia, la saggistica dalla narrativa, in quanto cerco di viverli tutti come segni d’espressione e di possibilità per la più variegata fenomenologia del nostro Sé.

E questo vale anche per le altre espressioni creative e artistiche tanto che, in Teti, si trovano pure, partendo dalla copertina, alcuni miei disegni, dei bozzetti, in bianco e nero, dove il segno viene volutamente solo accennato, perchè m’interessa la linea, quella sfumatura che può illuminare dentro, magari all’improvviso, lo sguardo e il pensiero stesso, così per un momento, accennando, al pari di una parola, di un suono e di un gesto concreto.

Esprimersi in ogni modo o cercare di farlo è, per me, tentare di vivere esplorando, spiando e mostrando il mondo, dentro e fuori di sè. La scrittura è una (nostra) modalità e coincide, come ogni espressione, con la vita.

E quando mi chiedono se Teti in mare è autobiografico, sento (quasi) l’appunto retorico nella domanda e mi permetto, allora e invece, di appellarmi proprio al Sé, rimandando al mio saggio filosofico sul pensiero (politico) e la libertà femminile, Il corpo di Diotima (Quodlibet 2008, st. rist. 2011), indicandolo come quel libro che più di ogni altro (mi) racconta storia e vissuto.

La vita, soprattutto umana, è già di per sé (sempre) una narrazione, anche a dispetto di noi stessi/e, al di là e oltre lo scenario prescelto per annunciarsi, anzi, più incuneata, si insinua feconda là dove, all’apparenza, sembra non apparire (come se fosse possibile non esserci).



La storia è ambientata, appunto, all’inizio degli anni ’80 con il riflusso che ha caratterizzato quel periodo. Da quale punto sei partita e quale obiettivo avevi?

I pensieri e le azioni sono tutte cariche di quelle sfumature e riflessioni legate non solo alla (mia) formazione, ma, soprattutto, a quella stagione degli anni 80, in cui la narrazione è appunto ambientata, pur di riflusso (come si diceva), ma carica ancora delle stesse speranze politiche, vissute da tutta una generazione nei decenni precedenti, tanto da non voler rinunciare a una possibile rinascita, di cui il contesto di una piccola città di provincia, ma particolare, come Ancona, stesa sul mare a gomito (dal gr. ankon), sembra esserne cornice ed emblema.

Nel cuore della trama c’è un Sé identitario che cammina sul crinale dei proprio confini tra “Lei” e “Lui” che potrebbero alla fine essere o risultare come la stessa persona. Anche se distinti hanno vita propria, come nello smarrimento o nel disagio quasi per una resa dei conti. Certo in “Lei” Teti annuncia col gesto ultimo una possibile rinascita, anche se confonde quel suo scomparire, ma in quel momento c’è lo snodo del futuro che va immaginato e non rimandato, subendo il presente o gli esiti (falliti?) di un passato prossimo ancora così pressante. Si può, sembra dire, pur nella difficoltà di farsi capire.

Mentre in “Lui” c’è uno stare ad attendere eludendosi pur invitato a ripensarsi. Nella messa in discussione del proprio privato c’è un avanzo di attese che fa da rimando e spesso determina quel diaframma in cui molti di quella generazione si sono persi o hanno deciso di nascondersi.

C’è un lato femminile e maschile ma soprattutto c’è un percorso identitario che le donne hanno avviato e dal quale non è e non sarà più possibile tornare indietro. E ogni attesa scompagina la possibilità di vivere. Paralizza il coraggio che individualmente ci lega e vincola alle opportunità. Questo combattimento interiore si fa politico nella scena dell’esistenza e non può trattenere l’urlo mai naufragato e atteso a rinascere. Spesso il prezzo si è tradotto anche nella solitudine più sorda, ma qui Teti vuole riempire il vuoto e cercarsi una nuova placenta marina che sia risorgenza pur quando sempre tramontare come ad Ancona che stranamente regala il sole sul mare a Est aurorale ma d’effetto riappare nei rosei tramonti marini, a Ovest, dall’altra parte del gomito. Su questa costa si avventura una vicenda che tale non è ma contiene in sé una vera spinta propulsiva.

Il disagio e l’insoddisfazione non sono mai pose effimere né producono solo abbandoni e quest’ultimi morte o fine definitiva, anzi si nutrono ancora di modificazioni e di piccoli o grandi cambiamenti di cui possiamo averne e mantenere una certa significativa titolarità: “la libertà è nelle nostre mani”, citando un vecchio slogan femminista che di passato non ha nulla.

Orientarsi dentro le crisi, anche quelle ricorrenti, a tutti i livelli, non significa adeguarsi o diventare camaleontici, ma tentare sempre quella mossa che, partendo da sé, possa dare luce e anche respiro a quel quotidiano spesso subìto: come una stagione che continua a darsi, mentre trascorre. Così assumere il verso, la direzione, riscattandosi. Sembra un fatto epocale e circoscritto ma in verità si offre come l’opzione di senso di ciò che umano permane in ognuno/a.

Non so se tutto ciò è stato voluto da me nello scrivere, ma l’intento è venuto fuori crescendo insieme ai pensieri, alle parole, ai punti, alle virgole e a quegli sguardi spesso dimentichi e abbandonati sul divano davanti alla tv o al pc.

Eccoci invece a non temere di dirsele le cose pensate e di farle le cose dette. Perché è vero: il privato è politico! E “viceversa” (titolo di un foglio femminista alla cui redazione, negli anni 70, avevo partecipato per capovolgere noi stesse, il mondo…e la sua prospettiva).



Intervista a cura di Tiziana Bartolini

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®