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“IL LIBRO di MIA MADRE”, liriche di Maria Cristina Nascosi Sandri

“IL LIBRO di MIA MADRE”, liriche di Maria Cristina Nascosi Sandri

Se uno di voi sarà più dolce con sua madre, una sera, per causa mia e di mia madre, non avrò scritto invano. Da: “Il Libro di mia Madre” di Albert COHEN

Domenica, 09/05/2021 - E’ appena uscito, per i tipi della Aletti editore di Roma, Libonoto 2021, una polisilloge poetica che, tra le quattro Autrici ed i due Autori che la compongono, comprende la raccolta della ferrarese Maria Cristina Nascosi Sandri, IL LIBRO DI MIA MADRE e che fa parte della fortunata collana Poeti del Nuovo Millennio. Si tratta di quattordici opere, praefate da un pezzo introduttivo che, un po’ amorosamente, un po’ dolorosamente, introduce all’omaggio che chi scrive ha voluto fare alla propria adorata Madre, mancatale trentotto anni fa.
Ma il lavoro vuol anche essere un pensiero delicato e sensibile verso tutte le Donne che son Madri o come alcune sentono di esserlo, proprio oggi, il giorno dedicato alla Maternità a tutto tondo.

Così, non a caso, l’Autrice ha mutuato, ulteriore omaggio, l’omonimo titolo di un libro meraviglioso redatto da Albert Cohen, scrittore ebreo ed intellettuale immenso che ebbe il coraggio di pubblicare il testo solo 11 anni dopo la scomparsa della madre, nel 1954, un lutto elaborato a fatica, forse mai metabolizzato del tutto, divenuto un canto d'amore nel tentativo di sottrarla all'oblio, di fissarla in immagini struggenti e dolci che ne restituissero la semplicità, l'ingenuità e le piccole quotidiane debolezze, la dedizione alla famiglia ma, soprattutto, l'amore per l'unico figlio: un amore totale, assoluto, come è quello di ogni madre. Un amore che i figli sanno comprendere pienamente solo quando le madri non sono più.

“Ma non mi sento in colpa – ammette con una certa ‘levitas’ la Nascosi Sandri - per un ‘furto’ del genere: l'amore che il grande scrittore nutrì per la propria madre, lo sento molto vicino a quello che tuttora provo per mia madre, mancatami dall'ottobre 1982.
Una silloge (anzi una méta-silloge, perché scegliere nella mia ampia produzione sul tema non è stato semplice e, per certi versi, è stato addirittura dolente) le cui origini risalgono, dunque, a vari anni fa, ma le cui radici sono nella notte dei miei tempi, quelli ancora in cui, inconscia bimba, temevo la sua morte prima ancora di capirne (o carpirne?) il senso.
La cosa più temuta accade sempre – avverte il Poeta, Cesare Pavese – ma poco importa: ciò che più ti tormenta ti arriva, ti uccide, ti squilibra e ti inibisce la
comprensione dell’esistenza stessa, il perché della nascita, l’inutilità del vivere, il
mistero di una morte che, forse, può essere la vera vita, per chi la sa cogliere...
E il desiderio si tramuta in realizzazione e poi essa diviene colpa, un senso del
vivere che di umano ha ben poco, se non il sopportarlo, per viltà, per delicatezza, per
ipocrisia e ti obbliga a rimanere dove non avrebbe molto senso farlo.
Ma la sopravvivenza ha il sopravvento – direbbe un ‘calembour’ che, forse, di
umano a sua volta sopravvive, per un 'nonsense' che si perde nella notte dei tempi
...dell’umanità”.

A seguire due brevi poesie tratte dal testo, ancora un omaggio a tutte le Madri, le Grandi Madri che ci hanno preceduto, che ora sono e che verranno...

TU VIVI IN ME
(Listening to Vivaldi)

E ti sento nelle note vibratili
di un organo
che suona
un attimo
solo per me.
Cascanti, argentine
mi scendono nell’animo,
a ricordare la tua presenza
mai assente
dentro e fuori di me,
certezza del tuo amore
oltre la vita.


VECCHI OCCHI DI BIMBA

Io sono come il bimbo
di Truffaut.
Attonita
sempre rimango
a guardare il mare,
conscia o forse no
di quell’immenso spettacolo
sempre vecchio,
sempre nuovo
allo stupore
dei miei vecchi occhi di bimba

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