Mercoledi, 18/03/2020 - Frutto di un documentato e prezioso lavoro di ricerca d’archivio, “Il caso di G. La patologizzazione dell’omosessualità nell’Italia fascista” (Edizioni ETS), l’ultima opera di Gabriella Romano - scrittrice, storica e documentarista di origini torinesi, da sempre interessata ai temi dell’omosessualità e del femminismo in chiave storica - prende in esame un argomento su cui ben poco è stato pubblicato, quello delle persone LGBT arrestate, patologizzate e infine internate nei manicomi, durante il fascismo, per la loro omosessualità (epoca in cui si inneggiava alla virilità e si sbandierava la famiglia come perno della società), in maniera complementare ad altre forme di ‘punizione’ ed isolamento quali il confino, l’ammonizione, la diffida, la prigione o gli arresti domiciliari. La sanzione poteva essere data in funzione dell’evidenza esibita della ‘degenerazione’ o, come nel case-history su cui si concentra il racconto dell’autrice, quello di G., a partire da una denuncia proveniente dalla famiglia stessa.
La storia di G., complessa e dalle molte sfaccettature, riguarda infatti un uomo con «tendenze omosessuali», internato nel Manicomio di Collegno nel 1928, che viene denunciato dal fratello, il quale sperava proprio nell’arresto, nell’internamento o nel confino di G., per appropriarsi della sua parte dell’eredità familiare. Il ritrovamento e lo studio della cartella clinica del nostro protagonista, un avvocato finito in povertà, evidenziano una narrazione autobiografica unica nel suo genere, che l’autrice ricostruisce quasi come una ‘crime story’, fortunatamente a lieto fine: dopo aver dichiarato la sua omosessualità, G. “denuncia le minacce, l’ipocrisia e i ricatti del fratello, chiedendo, con consapevolezza moderna, la sua parte dell’eredità di famiglia ed un risarcimento per le conseguenze socio-economiche dell’omofobia che ha subito. Uscirà dal manicomio con una perizia che lo dichiara sano di mente”.
La scarsa per non dire quasi nulla letteratura sul tema, rendono l’opera della Romano ancora più unica, insieme alla scorrevolezza della prosa ed alla scoperta di tasselli di un mosaico che non finisce mai di stupire, quello dei numerosi metodi di repressione fascista delle minoranze e di ogni forma di ‘diversità’: pur non essendo comprovato in maniera schiacciante, infatti, il rapporto di causa-effetto tra gli internamenti come strumenti repressivi per le persone omosessuali, emerge dai fatti, dagli avvenimenti, dalle storie. Le attività di ricerca e d’archivio dell’autrice sono state rese possibili grazie ad una borsa di studio della Wellcome Trust Foundation di Londra.
Gabriella Romano dedica il suo libro ad: “A., G., S., V.A., G.F., M., O., V.P., C., B., M. e B.E., arrestati (e tre di loro successivamente deportati in Germania probabilmente per crimini pregressi o per renitenza alla leva) perché “sorpresi a ballare” a casa di uno di loro nel 1944, in un paesino in provincia di Torino. Li ho a lungo cercati - scrive l’autrice in coda ai ringraziamenti - ma non ne ho trovato altra traccia negli archivi che ho consultato, le loro vite sembrano essere svanite dopo quella festa. Questo libro è in ricordo della loro incoercibile gioia di vivere, la loro volontà di stare insieme, di ballare, di amarsi e di essere se stessi, nonostante tutto, nel bel mezzo di una guerra, sull’orlo del precipizio”.
- - - - - - Gabriella Romano è documentarista, ricercatrice indipendente e saggista. Tra i suoi documentari: “L’enigma di Violet Gibson, la donna che cercò di uccidere Mussolini” (2009) e “Essere Lucy” (2011). Tra le sue pubblicazioni: I Sapori della Seduzione. Ricettario dell’amore tra donne nell’Italia degli Anni 50 (Ombre Corte 2005); Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale (Donzelli 2009). Nel 2016 ha vinto una Research Grant della Well - come Trust Foundation, finalizzata a un Master (MRes) in Storia presso la Birkbeck, University of London, riconfermata nel 2017 per un Dottorato presso lo stesso ateneo, sulla psichiatria come strumento di repressione dell’omosessualità in Italia durante il fascismo.
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