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“Dove sono le donne?”, il monologo di e con Michela Murgia

“Dove sono le donne?”, il monologo di e con Michela Murgia

Il maschilismo che non muore ma che possiamo vincere, donne e uomini uniti. Parola di Michela Murgia, in scena a Ostia Antica

Giovedi, 20/08/2020 - Le donne ci sono, sono preparate e competenti. Ma non le vediamo sulla scena pubblica. Raramente firmano articoli nelle prime pagine dei maggiori quotidiani, ne troviamo una alla direzione dei dieci teatri nazionali e, scorrendo i nomi dei Rettori delle 82 Università italiane, incontriamo solo sei donne. Figure femminili sono praticamente inesistenti nelle direzioni di Festival o ai vertici della politica. Le donne ci sono ma “quando si devono fare le scelte” per posizioni di comando “le donne spariscono”. Una situazione paradossale che agli occhi di alieni, ipoteticamente in visita sulla Terra, racconterebbe un pianeta in cui le persone di sesso femminile non sono capaci di intendere e volere e “non sanno leggere né scrivere”. Infatti anche tra i premi letterari scarseggiano visto che negli ultimi 17 anni ad una sola donna è stato assegnato lo Strega: Helena Janeczek nel 2018.

Per oltre un’ora Michela Murgia, lucida e implacabile, tiene la scena con “Dove sono le donne?”, il monologo di cui è autrice e che interpreta con la serena determinazione di chi è profondamente convinta della necessità di condividere argomenti e riflessioni con il pubblico, partecipe e divertito, raccolto nella suggestiva cornice del Teatro romano di Ostia Antica (8 agosto 2020). La scrittrice snocciola numeri, che intreccia a considerazioni di ordine socio-politico punteggiando sapientemente il discorso con battute e osservazioni sarcastiche. Esempi non mancano a sostegno delle sue tesi, e li usa con dovizia: dal linguaggio “che è la cosa più politica che esista” al sessismo che distoglie dai contenuti se “la prima cosa osservata in una donna è la sua fisicità”, dalle bambine “educate per essere compiacenti” agli stereotipi dei messaggi pubblicitari in cui “solo le anziane hanno perdite urinarie”. Trattamenti irrispettosi che non risparmiano neppure i personaggi famosi, se per le analoghe e movimentate esibizioni rock l’ultrasettantenne Mick Jagger è definito “inossidabile” e la sessantenne Madonna “ridicola”. La rivendicazione di una maggior presenza non ha nulla a che vedere con le ‘quote rosa’, ma sarebbe semplicemente dovuto “alla metà del genere umano”. Sarebbe ovvio, a questo punto, ma i cambiamenti risultano difficili e le resistenze - esaminate dettagliatamente dall’autrice - sono spiegate con una vasta gamma di giustificazioni che oscillano tra il ridicolo e il patetico.

Nonostante tutto “le cose possono cambiare”. Anzi, già “stanno cambiando” perché questa negazione dell’apporto e del valore femminile nella società comincia a stare un po’ stretta anche agli uomini e “sarà insieme a loro che ne usciremo”. Ma attenzione, avverte la scrittrice, non sarà facile perché “il patriarcato non è morto” e il maschilismo governa saldamente il sistema. Il punto è come possiamo sostenere questa spinta in atto. “Possiamo contare - suggerisce -, perché a volte contare è il miglior modo di iniziare la rivoluzione”. Ecco perché vale la pena continuare a segnalare l’assenza delle donne ai vertici, nei convegni e in qualunque consesso pubblico, perché quando “rac-contiamo parliamo di chi è stato escluso”. Come fa l’autrice di quello che lei stessa definisce uno “spettacolo che non vuole essere tale” e che è piuttosto un “discorso” con cui riafferma, ricorda, sottolinea ciò che in tante sappiamo ma che è necessario, anzi indispensabile, rivisitare con un rinnovato slancio.

Oltre alla drammaturgia sonora di  Francesco Medda Arrogalla, le illustrazioni di Edoardo Massa accompagnano la performance, componendo un eloquente e vivace arazzo che traduce in immagini la narrazione di Michela Murgia, apparentemente sola su un palcoscenico in realtà affollato da una moltitudine di donne alle quali ha dato parola.





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