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“Acque fossili”, poesie di Elena Ciuti - recensione di Carla Iurilli

“Acque fossili”, poesie di Elena Ciuti - recensione di Carla Iurilli

Domenica, 04/09/2022 - "Acque fossili", un'ottantina di pagine, trentatré componimenti, utilizza i modi della poesia per dire storie che scioglie nel verso libero. Resta così, fin da iniziale lettura, la sensazione che ci sia qualcosa da afferrare e definire a ogni passo. Nello sciogliere si costruisce la voce poetica e si connota. La corporeità è continua nel testo; ma accanto a lei, persistente, è la sagoma vuota, la sagoma d'assenza, che compare quando e laddove il corpo non c'è più e lo cerchiamo - chi scrive, ma anche noi che leggiamo - per non vederlo del tutto dileguare, trovarlo in altra forma o emanazione. Attraggono di più gli squarci sulla quotidianità o l'operazione, cui partecipiamo, che li trasforma in rarefazione? Ogni lettore avrà una propria risposta.

La raccolta, autrice Elena Ciuti, nasce tra 2004 e 2012 e è divisa in due sezioni, "Non riesco a dirti addio" e "Frantoio". Sono queste semisfere che si parlano, tendono un arco temporale e tematico in cui trovano ragione i luoghi prediletti (lago Maggiore, i confini-valico svizzeri, Como, Bologna), puntualizzano la narrazione attraverso mutazioni di approccio stilistico e linguaggio. Aggiungere poi togliere, anche strappando. Come avviene in pittura. Non è un caso che riferimenti al dipingere abbiano spazio definito.

Le vallate, il lago, le dighe, i sassi e i loro abitanti a più zampe o ali accompagnano l'intero testo ma la natura, più che aver voce consolatoria, coesiste, e autonoma sta ad osservare. Un ruolo tutto suo però, inconfondibile, è conferito alla farfalla, anima o espressione d'anima, lei sì amica e familiare. «Familiare» è uno dei termini che emergono: il dialogo con chi non c'è più - la madre in particolare, nello scambievole viversi (“Vento lavanda”, pagina 10, … Dio!, fosse venuto il vento a togliere peso dal tuo cuoremadre dal mio cuorefiglio che già morivano prima della morte;

“Frammenti”, pagina 51, … fino a quel punto in cui tu, mamma, mi sei diventata

figlia: tu figlia di tua figlia e io mamma di mia mamma abbiamo cercato/creato altri sentieri, pochi rovi) -, è il lievito della raccolta insieme all'inconoscibile che ci

trascina via. Non tuttavia un libro-memoria o vocazione al nostalgismo, calato com'è nel reale, che tutti in un modo o nell'altro coinvolge, ferisce o ha ferito. Lo stridere di questi piani espressivi e fattuali che non disdegna riferimenti alla cronaca e alla storia sociale si pone come ulteriore accentuazione poetica e netta scelta.

Di Elena io sono figlia, e ho scritto queste considerazioni, più che una recensione, perché, sebbene per costume in famiglia si eviti di monopolizzarsi su quel che si produce, ho elementi di prima mano che il lettore non acquisirà dal testo: la sfera temporale in cui “Acque Fossili” si costruì, la volontà di narratività che si espanderà in opere successive (spero vengano pubblicate), la necessità di indagine dentro la lingua-madre del femminile che ho visto incrementarsi; e il ricordo di certe notti in cui, svegliandomi, scoprivo in punti inconsueti della casa un plaid accartocciato e dita che reggevano una piletta e un notes. «Che fai tutta storta? Hai mal di testa? Stai male?». «No, scrivo, oggi non ho avuto tempo».

Carla Iurilli 

 

Acque fossili
Elena Ciuti
Manni Editori, Poesia, collana Occasioni (2021), pagine 73, euro 14


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