Alchimie e Linguaggi di Donne: a Narni per la quattordicesima edizione
Dal 23 al 26 settembre il Festival internazionale di Letteratura e Saggistica tutto al femminile. Fili di sapere è il titolo di questo appuntamento
Venerdi, 30/07/2021 - Giunge alla quattordicesima edizione Alchimie e Linguaggi di Donne, il Festival internazionale di Letteratura e Saggistica che quest'anno ha come titolo 'Fili di sapere', si svolge come sempre a Narni (23/26 settembre 2021).
Nell’affiatato ‘gruppo storico’ che segue l’evento fin dai primi passi, Rosy Rubulotta (direttrice artistica) e Roberta Isidori (coordinatrice) collaborano con l’ideatrice Esther Basile, filosofa e poeta alla quale rivogliamo alcune domande.
Quale è stato il filo conduttore di queste 14 edizioni e quale il senso dell'appuntamento del 2021? Evoluzione e respiro connotano questa edizione del Festival, che ha ricevuto 2 Medaglie dal Presidente Napolitano e che vede la trama temporale del nostro presente con gli occhi e i dialoghi delle studiose, delle scrittrici, delle poete e degli studiosi con il titolo ‘Fili di sapere’. Negli anni abbiamo creato con il Festival una rete italiana ed estera per orientarci nel pensiero e nelle pratiche applicative dei saperi delle donne. Guardiamo anche all’Europa in un processo di costruzione di mondo globalizzato.
Quali sono i criteri con cui sono selezionate le opere e le autrici ogni anno? E questo è il modo con cui evidenziamo Scritture del MEDITERRANEO e dei paesi oltreconfine per anticipare la costruzione di un nuovo UMANESIMO. Scegliamo le scrittrici per la loro identità culturale, per la forma di dialogo che adoperano e per i temi trattati.
In che relazione è il Festival rispetto al tempo contemporaneo, quali autrici la ispirano in modo particolare? Abitiamo una epoca in cui domina il senso dell’incertezza e criticamente ci interroghiamo sul mutamento in una società della conoscenza e comunicazione e in un processo di costituzione della identità e della convivenza per affermare pratiche di relazione per nuovi saperi femminili.
La logica del futuro è senza dubbio un incitamento a rendere meno frammentario il nostro presente, costruendo ponti e dinamismi culturali e sociali. Fare esperienza del mondo che viviamo fuori da certe logiche in una continuità di un quadro di riferimento stabile. Quando abbiamo iniziato questa avventura avevamo messo in conto la difficile esperienza ma anche la forza delle relazioni e le studiose hanno risposto con grande entusiasmo.
Non desidero evidenziare istituzioni letterarie e filosofiche se non in una analisi del tempo che stiamo vivendo. Vorrei fare un salto verso Campo e Weil per impossessarci di un richiamo, adoperando una riflessione sulla poesia e sulla filosofia come riferimento al “fare”. Può esserci una sistematicità che garantisca a tutti noi l’autonomia del pensiero. In questo i pensatori ed i poeti recuperano l’esperienza del passato per condurci verso nuove tendenze.
Ed ecco che il pensiero sostenuto da Campo e Weil come quello della Arendt e Zambrano, restituisce a noi dei significati e dei limiti. C’è un iniziale affetto per il passato ed il filosofare deve dare un forte avviso di necessità. Valery per esempio ci ricorda la condizione in cui si trovò il poeta quando dovette decidere di sé come poeta: tutti i posti erano occupati ed lui si trovò a cercare altre strade.
Forse anche questa deviazione è stata la vita della Weil, basterà leggerla per capire che la sua parola scorre su se stessa, verso qualcosa che dobbiamo ben decifrare.
Tutte le poetiche hanno un aspetto intenzionale, la letteratura contemporanea appare con un grado di consapevolezza che determina un tempo nuovo di riflessione contro un modo di processi riduttivi, di processi in cui conta il rigore del sistema e non la vita dell’arte.
Penso all’autonomia del pensiero critico, se si ricordano le parole di Cezanne ci renderemo conto della mobilità del campo di indagine, accorgendoci che alcune dimensioni desiderano essere libere, forse un po’ anarchiche.
Scoprire ciò che si nasconde in un testo, con il suo ritmo concreto e tangibile proietta qualsiasi opera letteraria o filosofica in un divenire.
La Weil ci dimostra che il senso dell’esistenza non può avere un fondamento del tutto soggettivo se non si attua una ricomposizione di una dimensione etica che è condivisione di una comunità.
Vi è poi l’aspetto che ha una valenza di ricerca religiosa che va ritrovata in una profonda consapevolezza dei limiti dell’esistenza.
“Il pensare è essenzialmente decifrare il proprio sentire originale” dice la filosofa Maria Zambrano in “Amore ed empatia”.
Mi pare si debba fare uno sforzo per tornare al tema della legge originaria della poesia, l’urgenza poetica che traspare dalle identità plurime delle nostre scrittrici.
La loro grandezza sta nel paragonare, animare e trasporre lo spirito-natura del metaforico nella sospensione del tempo. Si tratta in Campo e in Weil di trovare il senso della libertà , che è anche vicinanza al sociale, all’etica, all’amore.
L’attività metaforica corrisponde senza dubbio alla situazione antropologica . Sono gli scrittori e le scrittrici un po’ dei visionari perché vengono spesso accompagnati dalla paura dell’esistenza.
La razionalità del pensiero finisce davanti alla totalità del mondo. Nei testi che leggiamo troviamo la originarietà della parola che si confronta con un nuovo umanesimo. Il problema del tempo gioca un ruolo cruciale sia esso il tempo della memoria o dell’azione come in Weil.
La memoria non segue sempre i percorsi dettati dalla ragione strumentale, ma irrompe all’improvviso. L’esteriorità arriva da sempre in ciò che esiste di più intimo come i luoghi abitati dalla Campo ed il linguaggio è un aprirsi sensibile alla parola.
Abitare poeticamente la vita, significa porre attenzione al mondo e attraverso l’esperienza della gioia e della sofferenza, entrare nel fondamento dell’amore e dell’odio.
La poesia, la letteratura superano se stesse in un silenzio assoluto, nella sua remissione. Ciò che si scrive è segno di una corporeità ed è carne e ossa. In Simone c’è una consunzione assoluta ed una scarnificazione.
Simone Weil si offre al nostro studio come territorio ancora inesplorato ed io vorrei immaginarla accanto ad Hanna Arendt, Elsa Morante o alla Bachmann in un percorso che anela alla libertà.
Per Simone la libertà perfetta è un ideale irraggiungibile; noi possiamo solo tendere ad una libertà imperfetta e inoltre bisogna considerare che l’individuo è condizionato dalla necessità.
Lo sforzo di affermare la libertà di pensiero si compie all’interno di un ingranaggio sociale in cui sembra perdersi il senso del vivere.
Solo nella forma della parola l’essere diventa reale nel suo senso. Il linguaggio o letterario o filosofico mostra se stesso solo se rende forte la sua realtà nella forma della parola.
Se si interpreta linguisticamente un’opera si risvegli la vita dell’autrice, in quanto suo personale pensiero. La parola quindi diviene spazio di autocoscienza.
La poesia ha in sé la verità del disvelamento e la tensione poesia/letteratura attraversa tutta la tradizione letteraria.
Le ricerche filosofiche sono un continuo rapporto di tensione con la prospettiva di realtà che emerge dal radicale mutamento di epoca e valori.
La Weil ci fa scoprire una spazialità ed una visione della somiglianza delle cose per questo lo spazio diventa aperto all’alterità.
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