Martedi, 31/03/2020 - Fra le tante poesie, aforismi, racconti che stanno girando sul web e sui messaggi delle numerose chat che ci tengono compagnia in questo triste periodo di isolamento da Coronavirus, una ha particolarmente colpito, per le sue caratteristiche di semplicità, efficacia ed attinenza nel descrivere quanto sta accadendo ai nostri giorni. Si tratta della poesia intitolata ‘Guarire’, attribuita erroneamente ad una poetessa irlandese di fine Ottocento, poco nota nel nostro Paese, Kathleen O’Meara - che l’avrebbe scritta durante la Peste - è in realtà da riferirsi ad una poetessa contemporanea, Kitty O’Meara, un’insegnante del Wisconsin in pensione, che a metà marzo l’avrebbe pubblicata sul suo blog.
In un’intervista al giornale ‘Daily Round’, l’autrice ha spiegato come la sua bellissima poesia - che inizia con i versi evocativi 'And The People Stayed Home (E la gente rimase a casa)' - sia nata proprio per combattere i drammatici ed angoscianti eventi legati al diffondersi della pandemia da coronavirus, nel susseguirsi di giornate in cui tutti temono per la vita, l’incolumità propria e dei propri cari, ed in cui le persone hanno iniziato a ritrovare o a cambiare, per molti versi in meglio, al di là dell’isolamento forzato, i propri stili di vita. Arriva dritto al cuore il titolo con cui è stata diffusa la poesia, ‘guarire’, che richiama una certezza, una promessa, il desiderio di tutti in questo momento, quello di una guarigione generale, ma non solo dalla malattia, dalla morte e dall’isolamento, bensì proprio dalle frenetiche ed anestetizzanti modalità di vita che, se non causato, sembrano aver comunque favorito l’attuale situazione.
Il messaggio della poesia, infatti, ribalta l’esito finale atteso, poiché la guarigione sta nel modo di affrontare il periodo della malattia e dell’isolamento, nonché la vita stessa, piuttosto che nella vittoria su un singolo virus e/o su una malattia: (re)imparare ad ascoltare, riflettere, pensare in modo diverso, abbattere l’ignoranza, apprendere dai propri errori, sia pur costretti a farlo, può produrre una trasformazione delle persone e dei loro progetti per sempre, inducendole a sognare e creare, nel tempo, un mondo nuovo, che possa condurre ad una guarigione globale. Scritta nel passato o nel presente, questa poesia è comunque esemplare nella sua semplicità.
“E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente
e la gente guarì.
E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro.”
(Kitty O’Meara)
La versione originale
In the Time of pandemic
And the people stayed home.
And they read books,
and listened,
and rested,
and exercised,
and made art,
and played games,
and learned new ways of being,
and were still.
And they listened more deeply.
Some meditated,
some prayed,
some danced.
Some met their shadows.
And the people began to think differently.
And the people healed.
And, in the absence of people
living in ignorant,
dangerous,
mindless,
and heartless ways,
the earth began to heal.
And when the danger passed,
and the people joined together again,
they grieved their losses,
and made new choices,
and dreamed new images,
and created new ways to live,
and they healed the earth fully,
as they had been healed.
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