Al Festival della Salute (Montecatini Terme, 28 settembre) Alessandro Del Carlo e Massimo Carlotti hanno parlato a studenti e studentesse di ambiente, cibo e diritti. I valori di un’agricoltura giusta per la società
Venerdi, 06/10/2017 - “Agricoltura sostenibile e benessere dell’umanità” è il solco tematico in cui si è tenuto l’incontro organizzato in occasione del Festival della Salute - la decima edizione ospitata a Montecatini Terme a fine settembre - e nell’ambito di un corposo programma di eventi e convegni. Alessandro Del Carlo (vicepresidente nazionale Associazione nazionale pensionati Cia-Confederazione Italiana Agricoltori) e Massimo Carlotti (vicepresidente Legacoop agroalimentare nazionale e presidente di Terre dell’Etruria) hanno parlato di agricoltura, biodiversità e territorio ad una attenta platea di studenti medi.
che ha portato alla consapevolezza dei danni prodotti dall’eccessivo uso di fertilizzanti, si è soffermato su altri valori non meno decisivi. “L’atto di portare cibo in tutto il mondo in quantità sufficiente e di buona qualità è uno altro aspetto della sostenibilità che va tenuto presente e, non ultima, la questione del reddito dell’agricoltore. Chi lavora la terra ha diritto di vedersi riconoscere il giusto guadagno e sia l’Europa sia i vari paesi devono preoccuparsi di questo aspetto, che ha una stretta connessione anche con la garanzia che le produzioni continuino. Occorre quindi aiutare gli agricoltori, che stanno anche rischiando molto se consideriamo i cambiamenti climatici e le grandi difficoltà in cui si trovano ad operare”.
il piacere di parlare sulla scorta dell’esperienza di quella che “è una grande realtà imprenditoriale della Toscana che organizza reti di tecnici e supporti per l’agricoltore, una solida catena di vendita e stoccaggi, filiere di ortofrutta, cereali, vino e olio” anche perché, confessa, “parlare di cibo è una cosa bellissima”. Un entusiasmo che lo accompagna nell’affrontare le difficoltà quotidiane. “L’agricoltura è cambiata nel tempo ed è difficile adattarsi ai cambiamenti che si verificano in un sistema complesso. Si lavora a cielo aperto, con l’incertezza del clima, ci sono variabili che non dipendono da noi. È vero che ci sono tante agricolture (eroiche, di sostentamento, industriale ecc) e prima di tutto bisogna avere rispetto. È quello che è un po’ mancato negli anni se vediamo che l’agricoltura è in mano a poche multinazionali. Per cui l’agricoltore ha fatto molta fatica, e si è adattato, ma sempre di più tutto dipende da altri. Oggi fare agricoltura è davvero un’attività eroica perché i margini di sostentamento sono sempre più ridotti e a rischio”. È uno sguardo attento anche alle esigenze del consumatore. “Il nostro sistema di controllo è pressante e garantisce l’alta qualità di tutta la filiera, cosa che non è garantita allo stesso modo ai prodotti coltivati in altri paesi e importati. Rischiamo di nutrirci sempre di più con prodotti che vengono dall’estero”. Il suo è un discorso che non perde mai di vista i valori etici legati al cibo e all’imprenditoria agricola cooperativa che “deve produrre reddito per chi lavora e investire in capitale umano”, obiettivi diversi da quelli dei grandi gruppi che lavorano a livello globale sull’agricoltura intensiva e senza troppi riguardi per le risorse ambientali.
più. L’agricoltura questo non lo consente, non si possono delocalizzare produzioni particolari e di qualità come le nostre. Per questo l’agroalimentare italiano deve essere valorizzato e tutelato - ha sottolineato Del Carlo - sapendo che questo va di pari passo con il rispetto dell’ambiente. L’abbandono dei territori rurali e delle campagne significa che nessuno più avrebbe cura dei fossi e del terreno, verrebbe tutto giù. La società deve molto a chi lavora la terra anche per la grande e costante opera di manutenzione del territorio, che va a beneficio della sicurezza di tutti”. Il tema dell’abbandono della terra da parte dei giovani è una questione centrale e alcuni provvedimenti normativi, nazionali e regionali, cercano di dare strumenti per avvicinare i giovani alla terra. “La proposta della Cia dell’affiancamento di un giovane ad un anziano che non ha eredi per la sua impresa agricola va in quella direzione. L’idea è di creare situazioni in cui l’anziano dia un supporto tecnico e morale per tre anni, accompagnando nella sua azienda il giovane in un percorso di avvicinamento all’agricoltura, lasciando a loro la decisione delle forme contrattuali con cui vorranno poi definire questo rapporto”.
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