Troppo importanti per non essere rigenerati e riorganizzati: sono i consultori. A Cagliari i ginecologi che operano nelle strutture territoriali hanno discusso sul trend negativo, sulle contraddizioni e su un futuro incerto di servizi essenziali
Martedi, 07/10/2014 - Hanno quaranta anni e li dimostrano. I Consultori - istituiti nel 1975 con la legge 405 sull'onda delle pressioni dei movimenti femminili e femministi che ottennero leggi basate sull'affermazione dell’autodeterminazione delle donne - sono presidi territoriali indispensabili che peró da tempo vivono una profonda crisi. Tante le ragioni che hanno causato questa crisi e - per analizzarle, condividerle e cercare le possibili soluzioni - A.G.I.T.E. (associazione dei ginecologi che operano nei servizi territoriali) ha voluto discuterne nel suo simposio, organizzato nell'ambito dei congressi delle varie associazioni di ginecologia (Cagliari, 28 settembre - 1° ottobre 2014). "Dopo la loro istituzione con il fervore degli anni Settanta e dopo gli sviluppi specialistici degli anni Novanta - ha osservato Sandro Viglino - negli anni Duemila é iniziata una fase di declino dovuta sia alla contrazione economica sia ai nuovi bisogni sociali emersi". Ecco il nodo, oggi: "tenere conto delle evoluzioni per evitare che i Consultori diventino ambulatori ginecologici" perché non era questo il senso della legge 405 e perché non "si può vivere con la nostalgia di un contesto socio-culturale che non tornerà". Un'idea chiara ha unito gli interventi: evitare che i Consultori smarriscano la ragione autentica e profonda del loro essere e si riducano ad erogare dei servizi ambulatoriali e assistenziali. Preoccupazione espressa anche da Giovanni Fattorini, Presidente di A.G.I.T.E, che ha sottolineato come la specificità di questi presidi territoriali e l'importanza del lavoro fatto "riscuota unanime riconoscimento e un consenso multipartisan da parte della politica". É un'eccezione davvero, in un Paese che riesce a dividersi praticamente su tutto. Ma il fatto che quella dei Consultori sia riconosciuta "come esperienza di successo" non consola, considerato che la politica locale e nazionale da anni non investe sul loro sviluppo e potenziamento. "La situazione in cui versano oggi i consultori è contraddittoria ma il trend non è positivo e la questione centrale riguarda sia le scelte da fare per rilanciarli come strutture territoriali - ha specificato, preoccupato, Fattorini, che è anche autore de ‘I consultori in Italia’ (ed L’Asino d’Oro, 2014) - sia gli interventi sul piano politico e di elaborazione etica su un tema così rilevante come la salute sessuale riproduttiva. Riflettiamo sul lavoro fatto con i giovani nei consultori e che nessun altro farebbe". In questi anni di profonde trasformazioni sociali e culturali, alle amministrazioni locali è stata lasciata totale autonomia organizzativa, con il risultato che la realtà delle strutture consultoriali oggi è un mosaico di tessere diverse che non compongono un insieme armonico. Notevoli le differenze tra regione e regione, tra città e città, tra ASL e ASL, come ha sottolineato Lisa Canitano (di A.G.I.T.E. e Vita di Donna) facendo molti esempi concreti: "dove si applica lo IUD e dove è vietato farlo, dove le prestazioni sono tutte gratuite e dove si paga un ticket, dove c'è un margine di autonomia delle e degli operatori e dove è tutto codificato, dove è stata incentivata l'apertura dei consultori privati, dove si sono date linee guida sull'obiezione di coscienza”. Accanto a questa mappatura più che frastagliata, molti sono i problemi quotidiani che chi fa ginecologia nei consultori deve affrontare senza indicazioni certe e vivendo contraddizioni non da poco. “Quando ci sono gravidanze problematiche le dobbiamo seguire oppure no?” ha continuato Canitano, spiegando che rinunciare a questo tipo di attenzione aprirebbe altre questioni, come ad esempio una certa sovrapposizione con il ruolo delle ostetriche. “Se le donne non sanno cosa aspettarsi dalla sanità pubblica pensano che rivolgersi al privato sia una soluzione, ma non è detto che quella sia la risposta giusta. In pratica accade che nella gestione e programmazione delle attività nei consultori molto è affidato alla buona volontà e alla fantasia o intraprendenza degli operatori, che troppo spesso rappresentano il valore aggiunto e fanno la differenza tra un consultorio e l'altro anche nella stessa città". A proposito del personale Marina Toschi, ginecologa di consultorio in Umbria e segretaria di A.G.I.T.E, ha sollevato una questione molto importante perché sempre insufficiente e "mediamente piuttosto avanti con l'età", questo significa che “mancano giovani ai quali trasferire competenze e anche lo 'spirito' che anima il lavoro nei consultori”. A.G.I.T.E ha spedito il suo messaggio alla politica, che ha raccolto attraverso la presenza al convegno dell’On. Benedetto Fucci e Emilia De Biasi e ha confermato: “i consultori vanno potenziati”. L’auspicio, non ancora la speranza, è che per i consultori sarà un nuovo inizio.
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