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Addio alla scrittrice Maria Giacobbe

Addio alla scrittrice Maria Giacobbe

Una delle voci più importanti della letteratura sarda nel secondo Novecento è mancata oggi nella sua casa in Danimarca. Nel 1957 vinse il Premio Viareggio con la sua opera prima 'Diario di una maestrina'

Lunedi, 29/01/2024 - Si è spenta oggi una delle voci più importanti della letteratura sarda nel secondo Novecento, è venuta a mancare la scrittrice Maria Giacobbe nella sua casa in Danimarca.
Figlia ultimogenita di Graziella Sechi e Dino Giacobbe, antifascisti nuoresi e fin da subito con Emilio Lussu creatore del Partito Sardo d’Azione.
La madre Graziella Sechi, insegnante elementare, anche lei perseguitata dal regime fascista per aver condiviso le idee del marito, fu espulsa dall’insegnamento e tradotta in carcere per non aver voluto rinnegare la sua fede politica.
Maria Giacobbe, nata a Nuoro nel 1928, dal 1959 viveva a Copenaghen, aveva infatti sposato lo scrittore danese Huffe Harder che aveva conosciuto a Roma a casa di Joyce e Emilio Lussu, nel 1962 aveva quindi preso la cittadinanza danese, ma puntualmente ogni estate ritornava nella sua isola e come avrebbe potuto non farlo, poiché mai s’interruppe il profondissimo legame con la sua terra d’origine e di formazione.
Con il suo libro più conosciuto “Diario di una maestrina”, nel 1957 vinse il Premio Viareggio opera prima; la scrittrice vi raccontò i suoi primi anni d’insegnamento, l’entusiasmo per l’insegnamento, le difficoltà delle tristi condizioni ambientali, l’incontrare pregiudizi e situazioni vecchie di secoli. In esso si poté apprendere anche la lotta d’una donna intellettuale, l’impegno e la sua capacità, con una scrittura nitida e tanto incisiva, d’immedesimarsi nel proprio tempo e di raccontare.
“Finalmente un giorno, la terra o forse il cielo mi vennero in aiuto sotto forma di biscia nera impigrita dal sole. Apparve all’improvviso all’architrave della finestra. (…) Scivolò lungo le pareti e, indolente, rimase sul davanzale in attesa che una decisione maturasse nel suo spirito. A un tratto si risolse e con tranquilla maestà scivolò dentro l’aula, nella macchia di sole sul pavimento. (…) Era il mio momento, (…) anch’io sono cresciuta in campagna. Perciò non ebbi difficoltà ad impadronirmi del rettile e a lodarne, tra lo stupore ammirato dei miei alunni, le dimensioni eccezionali e la pelle cangiante”.
Quando, nel 1980, dissi a Joyce che sarei andata a stare, per motivi di studio, in Danimarca, Joyce che, tra le tante grandi sue doti, aveva anche questa di mettere in relazione le persone mi disse che, allora, avrei dovuto andare a conoscere Maria e mi diede il suo recapito di casa a Copenaghen.
Fu così che conobbi Maria, fui sua ospite per due giorni, assieme a Uffe, ai loro due figli, furono giorni intensi di conversazioni, di tazze di caffè lungo, di scambi, mi regalarono i loro libri, Uffe mi diede la sua Letteratura danese bilingue. Giorni, che, assieme ai loro libri, sono tuttora con me.
Nemmeno io sono alta, seduta su una delle due poltrone a casa sua, avevo difficoltà a poggiarmi allo schienale. Maria, col suo sguardo acuto e anche un poco indagatore di me, mi disse che anche lei aveva avuto difficoltà con i divani da quando stava in Danimarca. Fu allora che vidi in atto la sua cifra di accoglienza, di Lei che ha saputo scorgere le differenze, raccontarle, affinché esse si potessero superare e ciò facendo, ha unito la Sardegna, la sua terra non solo alla Danimarca, ma al mondo.
Seppi poi che il suo libro aveva avuto traduzioni in tante lingue.
Altri diranno compiutamente, oggi, ancora una volta dei suoi altri romanzi, saggi, libri di poesie, dei suoi scritti su riviste e giornali e dei tanti meritati riconoscimenti in vari Paesi e, ovviamente in primis in Italia e del suo costante impegno in cause sociali. Nel 1967 il Presidente della repubblica Giuseppe Saragat le conferì il titolo di Cavaliere dell’Ordine della Solidarietà Nazionale.
Dal 2008 era presidente del Comitato degli scrittori danesi per la difesa della libertà di espressione e membro fondatore del Comitato per la coesistenza israelo-palestinese.
In quei due giorni, ricordo, mi disse pure che stava per andare in Groenlandia, dove aveva avviato relazioni con gli Inuit, per essi si stava adoperando in programmi ancora più da incentivare, di scambi culturali con la Danimarca.
Io voglio qui dirLe Addio e ancora grazie di tutto, e in particolare di avermi fatta sedere laddove io non arrivavo allo schienale, e del Suo acuto sguardo indagatore e di tanto altro.
 

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