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A Roma in scena 'Viva la vida. Frida Kahlo e Chavela Vargas!'

A Roma in scena 'Viva la vida. Frida Kahlo e Chavela Vargas!'

Dal 19 al 21 maggio un immaginario racconto/dialogo tra Frida Kahlo e Chavela Vargas. Con il testo di Valeria Moretti e la regia di Carlo Emilio Lerici, sul palcoscenico Francesca Bianco ed Eleonora Tosto accompagnate dalla chitarra di Matteo Bottini

Lunedi, 15/05/2023 -

Al OFF OFF Theatre di Roma va in scena "Viva la vida Frida Kahlo e Chavela Vargas!" di Valeria Moretti con la regia di Carlo Emilio Lerici. Dal 19 al 21 maggio sul palcoscenico Francesca Bianco ed Eleonora Tosto accompagnate dalla chitarra di Matteo Bottini e dai video di Caterina Botti propongono un viaggio "poetico e visionario che, intrecciando musica e teatro, conduce nella vita di due delle figure più carismatiche della cultura messicana".   
"Lo spettacolo
è un immaginario racconto/dialogo tra Frida Kahlo e Chavela Vargas; si apre con la voce di Frida Kahlo che descrive l'amore della sua vita, il pittore Diego Rivera. Una registrazione rarissima, forse l'unica registrazione audio esistente dell'artista (audio che risale al 1953-54 ), che la Fonoteca Nacional del Messico ha recuperato e digitalizzato nel gennaio 2019 e che ha deciso di rendere pubblico nel giugno scorso. Le parole sono frammenti di 'Retrato de Diego', un testo che Frida Kahlo scrisse nel 1949 per il marito.Se è certo che la storia d'amore tra Frida e Diego è stata intensa e passionale, altrettanto intenso è stato l'amore e profonda l'amicizia che ha legato Frida Kahlo alla mitica cantante messicana Chavela Vargas".

Link al trailer dello spettacolo: https://www.youtube.com/watch?v=-4yQpqmAGwY

Frida Kahlo e Chavela Vargas
“... Mi ha preso eroticamente. Non so se lei ha sentito lo stesso che ho provato io, ma credo che sia una donna abbastanza liberale e, se me lo chiede, non esiterei nemmeno un attimo nel denudarmi dinanzi a lei".
Queste furono le prime righe che Frida Kahlo dedicò a Chavela Vargas, in una lettera scritta a un suo intimo amico dopo il suo primo incontro con “la sciamana”. Questo fu anche l’inizio di una lunga relazione, durante la quale le due donne condivisero casa per oltre un anno, quando Frida era sposata con Diego Rivera.
Qualche anno prima di morire, la cantante messicana riconobbe la passione che provava per la pittrice e affermò: “ho amato Frida Kahlo e lei mi ha amata. Era un amore come solo gli artisti sanno amare. Mi ha insegnato molte cose e ho appreso molto e, senza pretesa alcuna, ho afferrato il cielo con le mani, con ogni parola, ogni mattina! Durante il tempo trascorso insieme, si amavano, si volevano, avevano bisogno l'una dell'altra a modo loro. In più di un'occasione Chavela ha rivelato di amare la donna e non l'artista:  “Frida ha sparso tenerezza come i fiori, sì, come i fiori. Una grande tenerezza, una tenerezza infinita." Chavela ha raccontato che mentre Frida era costretta a letto, invasa dal dolore, le stava accanto cantandole all'orecchio le sue canzoni, rendendo l'artista parte di esse per sempre. Una brama di vita che pervade ogni cosa.  Una delle sue frasi più famose dice: "Addio? No, non si dice mai addio. Si dice "Ti amo"."Poco prima di morire, ricordando la sua vita, Chavela disse che con Frida aveva ricevuto il più bel dono che la vita potesse darle:
“Era così bella, che nessuno è stato in grado di dipingerla come era realmente.” 

Frida Kahlo (1907-1954)
Frida Kahlo nasce a Coyoacán, un sobborgo di Città del Messico. I suoi genitori sono ebrei ungheresi emigrati dapprima in Germania e poi in Messico. Dopo aver frequentato il liceo, Frida viene ammessa al migliore istituto superiore del paese: il suo sogno è di diventare medico. Nonostante la sua determinazione ed il suo impegno, la vita di Frida non è resa facile dal contesto in cui vive. Sin dalla nascita è affetta da spina bifida che i genitori hanno scambiato per poliomielite. La sua disabilità è oggetto di scherno e denigrazione, e gli atti di bullismo non mancano.
Ma sarà proprio la disabilità a rappresentare l’immagine della sua arte, in seguito al fatidico incidente.
E’ il 17 settembre 1925, Frida ha 18 anni e sta tornando a casa da scuola in compagnia di Alejandro Gomez, uno studente di diritto di cui è innamorata. All’improvviso un tram si scontra con l’autobus sul quale si trovano i due giovani, e l’autobus finisce schiacciato contro il muro. Molte persone muoiono sul colpo, Frida rimane ferita gravemente. La colonna vertebrale si spezza in tre punti, si frattura il bacino, le costole, la gamba sinistra, il piede destro; la spalla destra è slogata in modo permanente e, a causa di una ferita penetrante all’addome causata da un corrimano entrato nell’anca sinistra ed uscito attraverso la vagina, Frida perde anche la possibilità di avere figli.
L’incidente porta Frida a dover subire 32 operazioni chirurgiche e a restare in ospedale per tre mesi. Deve indossare diversi busti di gesso e, anche se tornata a casa, è costretta a rimanere immobile, nel suo letto. Ed è in questo momento che inizia a dipingere, facendo della sua immobilità un’opportunità. Grazie ad un cavalletto, dei colori ad olio ed uno specchio posto sul soffitto così da vedere ed utilizzare la sua immagine come modello, Frida inizia a dipingere autoritratti:
“Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”.
Verso la fine del 1927, dopo aver tolto il gesso, Frida riprende a camminare (accompagnata da dolori che non l’abbandoneranno mai più) e a condurre una vita “normale”. Negli stessi anni conosce Diego Rivera, illustre pittore del tempo a cui sottopone le sue opere per avere una critica autorevole e che presto sarebbe diventato suo marito. Ma nemmeno la vita sentimentale di Frida si rivela felice e soddisfacente; i continui tradimenti del marito, tra i quali anche quello con sua sorella, portano i due a separarsi, nel 1939. I due si risposeranno l’anno seguente negli Stati Uniti. La sua appassionata (e all'epoca discussa) storia d'amore con Rivera è raccontata nel suo celebre diario. Ebbe numerosi amanti, di ambo i sessi, con nomi che nemmeno all'epoca potevano passare inosservati: il rivoluzionario russo Lev Trockij e il poeta André Breton, fra i tanti altri e altre. Fu amica e probabilmente amante di Tina Modotti, della ambasciatrice russa Aleksandra Kollontaj, della ballerina, coreografa e pittrice Rosa Rolando. Con il passare degli anni le condizioni di salute di Frida peggiorano irreversibilmente. Qualche mese prima di morire le viene amputata la gamba destra, ormai in cancrena. Alla giovane età di 47 anni Frida muore per embolia polmonare lasciando le ultime parole al suo diario personale:

“Spero che la mia uscita di scena sia gioiosa e spero di non tornare mai più”. 

Chavela Vargas (1919-2012)
Originaria del Costa Rica si trasferì in Messico a 14 anni, dove iniziò a cantare per le strade.
Personaggio eclettico e trasgressivo, negli anni sessanta girava per il Messico vestita da uomo, fumando il sigaro e portando con sé una pistola. Non nascose mai il suo interesse per le donne ma solo a 81 anni dichiarò pubblicamente la sua omosessualità; nello stesso anno la Spagna le consegnò la più alta onorificenza del paese al valore artistico.
È una leggenda della musica ranchera messicana, canzoni romantiche che raccontano di donne, storie romantiche e cuori infranti. Memorabili i suoi concerti nei quali si esibiva con i tipici costumi messicani ed il suo inseparabile poncho rosso.
Vittima dell'alcolismo, si ritirò nel 1979. Nel 1990 tornò sulle scene accettando una parte nel film di Werner Herzog, Grido di pietra. Negli anni novanta Pedro Almodóvar rese omaggio a Chavela, scegliendo le sue canzoni per le colonne sonore di alcuni film, presentandola così al grande pubblico. Ha anche partecipato al film, dedicato all'amica Frida Kahlo, Frida di Julie Taymor, in cui interpreta La llorona (ma nella colonna sonora è presente anche Paloma negra). L'attrice protagonista e produttrice, Salma Hayek, che l'ha voluta nel film, ha dichiarato: «Chavela non è una cantante messicana, Chavela è il Messico»

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Curriculum artisti 

FRANCESCA BIANCO. Da trent’anni collabora con la Compagnia del Teatro Belli, interpretando ruoli da protagonista. Nel suo repertorio spiccano figure femminili di rilievo storico e mitologico, ma anche eroine contemporanee, come quelle descritte da Dario Fo, Woody Allen, Alan Ayckbourn, James Cain, Roberto Lerici. Tra i numerosissimi spettacoli interpretati citiamo Il sogno di Ipazia di Massimo Vincenzi, Il viaggio a Buenos Aires di Amanita Muskaria, Che fine ha fatto Baby Jane, di Franco Ferrini, dal romanzo di L.Heller.   

ELEONORA TOSTO. Ha frequentato il biennio di alta formazione artistica musicale presso l'officina delle arti Pier Paolo Pasolini, diretta da Tosca e Massimo Venturiello, nella sezione canzone. Ha studiato didattica della musica presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. E' cantante del gruppo vocale "Baraonna" con i quali si esibisce in teatri e locali d'Italia. Ha vinto il Festival della Canzone Romana e nel gennaio 2017 è corista del concerto di Tosca presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma. 

MATTEO BOTTINI. E' un chitarrista, produttore e didatta. Ha inciso due album strumentali con il suo Moma Trio, collaborato dal vivo o in studio con artisti come Nesli, Gabriella Martinelli, Tosca, con gli AdoRiza ha vinto la targa Tengo nel 2019 per il disco “Viaggio in Italia. Cantando le nostre radici”. Da diversi anni lavora nel teatro accompagnando e componendo musiche per diversi spettacoli. Si occupa da sempre di didattica ed è coordinatore didattico della piattaforma  di e-learning Laboratorio Musicale Varini. 

CARLO EMILIO LERICI. Regista, attore e traduttore. E' attivo nel teatro italiano sin dal 1981, e da circa 30 anni è il responsabile del Teatro Belli di Roma. Nella sua carriera, fra spettacoli di prosa e allestimenti di lirica, firma circa 60 regìe, confermandosi un attento osservatore della drammaturgia contemporanea, nella quale si muove seguendo un percorso artistico sempre lontano dalla banalità del mercato commerciale, indirizzando piuttosto la sua ricerca su scelte difficili, su sfide drammaturgiche, su orizzonti culturalmente più ambiziosi.

 


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