La sartoria sociale che accompagna le migranti verso nuovi progetti di vita. Intervista a Pina Vallerotonda
“Qui mi sento a casa, questa esperienza mi ha dato la voglia di riprendere in mano la mia vita”. Il viaggio di Mireille Ahou Esse è stato lungo e doloroso: da Abidjan (Costa d’Avorio) è arrivata a Latina 6 anni fa dopo una sosta in Libia prima di approdare a Lampedusa. La sua casa l’ha trovata nell’ambito del progetto di accoglienza realizzato dall’Atelier ACANThUS, il luogo dove ha imparato a cucire e, soprattutto, a progettare il suo futuro. “La sicurezza per me è avere un lavoro che ti permette di mangiare di curarti. E questo lavoro mi piace e mi fa guardare avanti, mi fa conoscere tante cose”. In un italiano elementare Mireille riesce ad esprimere opinioni complesse come quando le chiediamo che cosa è per lei la legalità e ci sorprende spiegando che “se non paghiamo le tasse non possiamo garantire le pensioni agli anziani, se non si pagano le tasse non c’è futuro per questo paese”. Ad accoglierci nell’Atelier ACANThUS, accompagnate dall’assessora Patrizia Ciccarelli nell’ambito del progetto “Donne, Sicurezza, Legalità’ sostenuto dalla Regione Lazio, è Pina Vallerotonda, referente della Cooperativa Astrolabio che per il progetto Siproimi (ex Sprar) del Comune di Latina aveva l’incarico di organizzare percorsi di accoglienza e integrazione per le migranti.
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