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Yo decido!

Yo decido!

Le piazze di Madrid e di Roma in movimento contro il progetto di legge Gallardon che limita all'osso il diritto ad una maternità consapevole

Lunedi, 03/02/2014 -
In un sabato (piovoso a Roma e soleggiato a Madrid) le donne sono scese in piazza per dire no alla legge Gallardòn, Ministro della Giustizia spagnolo, che vorrebbe riportare le donne spagnole indietro di trent’anni, consentendo la possibilità di abortire solo nei casi di stupro o di gravi conseguenze per la madre e il feto. Nel secondo caso, sarebbero due medici i garanti della decisione di interrompere la gravidanza, chiamati infatti a stabilire la sussistenza delle gravi motivazioni necessarie per poter procedere, nell’ambito legale, all’intevento abortivo.



Quello che l’”antiproyecto de ley”, approvato il 21 dicembre e ora al vaglio delle Cortes spagnole, vuole mettere in atto è dunque una vera campagna anti-abortista. Quanto più il governo socialista dell’ex leader del PSOE Zapatero ha lavorato sul tema dei diritti civili nella speranza di rendere la Spagna un paese libero, riscattandolo dal ritardo di quaranta anni di franquismo, tanto il governo capitanato da Mariano Rajoy, sta cercando di far retrocedere la Spagna proprio su quei punti, a partire dal corpo delle donne.



Le deputate socialiste, pronte a dare battaglia, sperano nel voto contrario delle colleghe del Partido Popular, avvenimento che, qualora si verificasse, creerebbe una grossa spaccatura dentro il partito con un Gallardon sul piede di guerra. Il Ministro ha infatti già annunciato le dimissioni se la legge subirà la seppur minima modifica. In attesa di capire come voteranno le deputate del PP, che nelle Cortés spagnole gode di un’ampia maggioranza, le donne della società civile, insieme a molte organizzazioni di medici, hanno dato vita ad un’iniziativa molto partecipata. Un milione le donne in piazza da mezzogiorno di sabato arrivate da tutta la Spagna a bordo del “tren de la libertad”.



Sam Keyes, assistente sociale nonché attivista inglese LGBT e studiosa di femminismo post coloniale presso l’Università di Utrecht, trentenne ed esperta delle dinamiche sociali presenti in Spagna, paese dove ha scelto di vivere negli ultimi due anni, era in strada a Madrid e raggiunta da Noi Donne, ha raccontato il clima respirato e quello che le è rimasto del grande corteo di sabato. Le sue parole, che fanno da corredo alle immagini postate su Facebook, hanno la stessa forza limpida.



“C’era un’atmosfera fantastica – amichevole, si sorellanza, la gente sorrideva. Ho pensato che era da molto tempo che non sentivo questa enorme solidarietà tra le persone durante una manifestazione. Si muoveva in modo chiaro un sentimento tra le persone “non lasceremo che questo accada”. Anche la polizia spagnola, bersagliata dopo il video che è girato in rete a dicembre che ne documentava la violenza contro i manifestanti, se n’è stata buona e lontana dalla manifestazione. Il percorso che andava dalla stazione di Atocha al Paseo del Prado, passando per il Ministero della Sanità e attorno il Parlamento, era tutto sommato breve, ma il corteo è durato oltre due ore a causa dell’enorme fiumana di gente presente. La maggioranza erano donne, molte sulla cinquantina e un po’ meno giovani della media dei cortei a cui ho partecipato finora. Tanti anche gli uomini, appartenenti soprattutto ai movimenti repubblicani e ai sindacati. Si andava avanti a suon di cori tra cui “arrestateci, siamo abortiste, femministe cattive e non potete controllarci!". Una delle cose più belle e innovative è stata la mancanza totale di una leadership: nessuno era alla testa del corteo rivendicando l’autorità sulla piazza, nonostante fossero presenti tutti i partiti della sinistra: Izquierda Unida, PSOE, i sindacati, gli indipendentisti baschi e quelli catalani e ovviamente tutte le grandi reti femministe.”



E a Roma? Piazza partecipata da alcune centinaia di donne, giovani e meno giovani, con striscioni e megafono. Anche qui le provenienze erano varie: la Casa Internazionale delle donne, le donne dell’UDI, accanto a quelle di contesti militanti come Lucha y Siesta e il collettivo di Communia, lo spazio occupato a San Lorenzo. Presenti Paola Concia, Valeria Fedeli, ma nessuna sigla di partito. Recital del manifesto Yo Decido in spagnolo e in italiano e lancio di coriandoli. Lo striscione rosso, che doveva scendere dal terrazzo di Piazza di Spagna, oltre la prima rampa di scale, è stato bloccato dalla polizia che, al contrario di Madrid, ha voluto dire la sua impedendo lo srotolamento. Il lungo drappo rosso con impresso a caratteri cubitali il claim della manifestazione, è stato fatto passare in piazza, tenuto dalle donne tutte insieme, in una sorta di danza improvvisata e liberatoria.

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