Login Registrati
Yemen/L’infanzia rubata delle spose bambine

Yemen/L’infanzia rubata delle spose bambine

Yemen - Lo Yemen mantiene in vigore la sharia, le adultere rischiano la lapidazione e il 60% delle donne sono analfabete, contro il 25% dei maschi

Di Pietro Maria Elisa Venerdi, 28/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2014

La Prima Giornata Internazionale della Bambina e della Ragazza, indetta dall’ONU l’11 ottobre 2012, per rendere noti ostacoli e sfide che le giovani affrontano e promuoverne l’empowerment, è stata dedicata proprio alle spose bambine. Il reportage Child Brides, realizzato dalla fotogiornalista Stephanie Sinclair in otto anni di lavoro in cinque Paesi ha illustrato il tema. I ritratti più strazianti sono di bambine yemenite Tahani e Ghada (otto anni): hanno appena perso i denti da latte, ma sembrano vecchie, mute e dissociate nel corpo e nella psiche per reazione a traumi da abusi e violenze ripetutamente subiti, più morte nell’anima che rassegnate perché incatenate dal vincolo matrimoniale senza speranza, senza denaro per riscattare la dote, senza supporto legale e sociale, perché il divorzio è difficile o socialmente inaccettabile. Il matrimonio precoce o infantile è l’unione forzata tra minorenni o tra minorenni e adulti. Infanti e adolescenti - persino maschi, ma in minor numero - sono costretti alle nozze per una pratica arcaica tuttora diffusa. Il marito adulto, mai incontrato prima, può essere anziano quanto il padre o il nonno della sposa bambina, con una differenza di età pluridecennale che può arrivare anche fino a 70 anni! Quella dei matrimoni precoci è una pratica abbandonata tra le famiglie agiate anche in paesi poveri e tradizionalisti, ma che riguarda invece in modo massiccio le famiglie indigenti e disagiate, specialmente in aree rurali con stili di vita arcaici. Africa sub sahariana e Asia meridionale detengono il primato, ma le spose bambine sono una triste realtà anche in Medio Oriente e in Africa settentrionale, e tra alcuni popoli è persino in aumento. Per effetto delle migrazioni matrimoni precoci si registrano anche in Paesi occidentali - e l’Italia non è esente - anche se ne è difficilmente rilevabile l’entità per la difficoltà di avere dati ufficiali poiché molte unioni non sono registrate; gli elementi a disposizione si ricavano da indagini demografiche e sanitarie e sono quindi scarsi e parziali. Gli studi frammentari e le informazioni aneddotiche di cui disponiamo mostrano, però, una realtà non trascurabile.

Punta meridionale estrema della penisola araba, antico centro di civilizzazione e scambi commerciali col Mediterraneo, già regno della Regina di Saba e culla dell’Arabia Felix, lo Yemen mantiene in vigore la sharia, le adultere rischiano la lapidazione mentre il 60% delle donne sono analfabete, contro il 25% dei maschi. La donna vale metà in materia di testimonianza legale perché non è riconosciuta come persona con piena capacità giuridica in tribunale. La testimonianza di una sola donna non è presa sul serio se non è sostenuta da quella di un uomo, oppure se riguarda un luogo o una situazione in cui non ci sarebbe stato un uomo. Per la donna vigono anche divieti di testimonianza in casi di adulterio, diffamazione, furto o sodomia. Per una norma di legge tuttora vigente le donne non possono uscire di casa senza il permesso, senza eccezioni, nemmeno in caso di emergenza o per motivi di salute. La condizione femminile è precipitata da quando lo Yemen è inaccessibile per ragioni di sicurezza: il 52% delle giovani è venduto prima dei 18 anni, il 14% sotto i 15, oltre la metà intorno agli 8 anni, soprattutto in zone tribali e arretrate del Nord-Ovest. Sono emblematiche le storie di due bimbe di 8 anni. Nel 2006 la piccola Nojoud fu venduta in sposa dal padre a un pedofilo trentenne. Il matrimonio di minori di 15 anni era vietato per legge, ma un emendamento del 1999 consentiva il rito con pagamento alla famiglia della sposa, purché i rapporti sessuali fossero esclusi fino alla pubertà della bambina. Nel 2008 il marito fu accusato di stupro. La piccola rifiutò la proposta del giudice di riprendere la convivenza, dopo una sospensione di qualche anno e col gratuito patrocinio di un’avvocata ottenne il divorzio, purché la sua famiglia pagasse un ingente risarcimento per la rottura del contratto matrimoniale. Il riscatto - l’equivalente di circa 360 euro - avvenne grazie a una colletta promossa dal giornale Yemen Times. Nel settembre scorso Rawan, ceduta dal patrigno, è morta dissanguata per le conseguenze della prima notte trascorsa col marito quarantenne. Le autorità locali negano, reporter e attivisti dei diritti umani indicano testimoni e chiedono giustizia. Il governo ha aperto un’inchiesta e la Ministra per i Diritti Umani Hooria Mashhour ha richiesto di fissare l’età legale minima delle nozze, divenuta incerta dal 2009, quando leader conservatori ed estremisti contestarono il divieto di contrarre matrimonio prima di 15 anni, perché la legge islamica non fissa limiti d’età, dato che secondo la tradizione islamica Maometto stesso sposò Aisha, la moglie più giovane e prediletta quando lei aveva solo 6 anni e consumò il primo rapporto sessuale verso i 9 anni. La maggioranza delle giovanissime non vuole affatto sposarsi, desidera una vita normale o almeno una seconda chance. Prima della celebrazione del matrimonio la piccola sa solo che si ricevono vestiti nuovi e regali, che si fa festa e si cambia casa. Impara le regole troppo tardi, quando è ormai sottoposta a schiavitù domestica e sessuale, isolata in casa della famiglia acquisita con divieto di libere relazioni sociali, gioco, studio e lavoro esterno.

L’unione precoce è il residuo di una legge medievale, un portato culturale in cui la religione ha un ruolo importante, ma non decisivo, poiché prescinde da un credo specifico ed è piuttosto sostenuta da false convinzioni e ragioni economiche. Nello Yemen e in altri paesi - islamici e non - c’entrano soprattutto ignoranza e povertà. Si pensa infatti che far sposare le giovani finché sono vergini le tuteli, prevenga approcci sconvenienti e rapporti prematrimoniali. Sottoporle al controllo di un guardiano ufficiale (prima il padre, poi il marito) assicurerebbe serenità alle bambine e alla famiglia, la riuscita del matrimonio con figli legittimi, senza minacce all’onore e all’unità familiare. Del resto, il tradizionale pugnale ricurvo yemenita (jambya) che il Corano permette di indossare ai giovani dopo la pubertà, non è un’arma, ma lo status symbol del potere maschile. Le scelte coniugali sono forme di transazione economica sia per sanare debiti offrendo mogli, sia per scaricare l’onere di mantenere le figlie. Dove è d’uso la dote, la famiglia dello sposo esige che sia direttamente proporzionale all’età della fidanzata, i cui genitori la cedono al più presto per pagare meno. Dove invece è l’aspirante marito a pagare il prezzo della sposa, deve lavorare molto per disporre di denaro sufficiente ad esercitare un’ampia scelta e offre cifre elevate per le più giovani, considerate garanzia di sottomissione, purezza e fecondità. Molte diventano seconde o terze mogli in famiglie poligame, dove il marito invecchia ma cerca compagne sempre più giovani per dilatare la capacità procreativa e ridurre il rischio malattie, convinto non solo che le vergini non ne siano affette, ma che possano prevenirle e guarirle. Va detto anche che i riformatori sociali del XX secolo che influenzarono le convenzioni sui diritti umani fino agli anni Sessanta, studiarono solo alcuni aspetti del matrimonio forzato: sesso prematuro, gravidanza precoce e abbandono scolastico. Solo di recente è cresciuta l’attenzione per le speciali esigenze di salute di bambini e adolescenti.



________________________



Le Nazioni Unite stimano che il fenomeno dei matrimoni precoci nel mondo riguardi 60 milioni di bambine da 8 a 14 anni (ma ci sono casi di 5 e persino 1 anno): 19 minorenni al minuto sono costrette a sposarsi, per un totale di 27mila al giorno e 10 milioni l’anno. L’International Center for Research on Women ha compilato la Top 20 dei Paesi in cui il matrimonio infantile è più frequente e che - non a caso - sono anche i più poveri del mondo. Dalla classifica è esclusa parte del Medio Oriente, i cui dati sono rari, ma di certo negli Emirati Arabi almeno il 55% delle minorenni è sposato. I primi dieci sono: Niger (76,6% di baby bride e 75% della popolazione con reddito inferiore a 2 USD/giorno), Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica Centrafricana, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso. Lo Yemen è quattordicesimo, preceduto da India, Etiopia, Liberia e seguito da 5 paesi africani e 1 del Centro America. Quasi tutti i Paesi della Top 20 hanno legiferato su età minima delle nozze, istruzione obbligatoria e reati contro i minori, ma le resistenze al cambiamento persistono. In molti Stati l’età legale del matrimonio è aumentata o coincide con la maggior età, ma 1 bimba su 7 si sposa ancora prima dei 15 anni e 3 hanno figli prima dei 18. Rapporti sessuali tra adulti e minori di 13 anni sono considerati reati, ma in certi ordinamenti sono sanati dal sigillo formale dell’unione coniugale, nel cui contesto divengono leciti secondo un abominio sociale e giuridico, residuo di una legge medievale. Recentemente in Marocco il Parlamento ha votato all’unanimità l’emendamento che abolisce dall’art. 475 C. P. l’immunità degli stupratori tramite matrimonio con la vittima, previo consenso della famiglia della sposa, che di solito lo concedeva per evitare il disonore. L’entrata in vigore sarà comunque tardiva: la proposta - presentata a novembre 2013 - è stata approvata nel gennaio scorso, quasi un anno dopo la tragedia di Amina, che si suicidò a 16 anni ingerendo veleno per topi dopo sette mesi di matrimonio forzato col suo stupratore.



Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®