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Yemen. la testimonianza di Christine Buesser di Medici Senza Frontiere

Yemen. la testimonianza di Christine Buesser di Medici Senza Frontiere

La testimonianza di Christine Buesser, coordinatrice dei progetti di MSF nella provincia sud-occidentale di Al Dhale. La campagna #Milionidipassi

Lunedi, 31/08/2015 - Riceviamo e volentieri pubblichiamo



Appena rientrata dal paese, Christine Buesser, coordinatrice dei progetti di MSF nella provincia sud-occidentale di Al Dhale, racconta come la popolazione civile sia vittima del conflitto e come il nostro staff medico stia lottando per mantenere gli ospedali funzionanti, nonostante gli scontri, i bombardamenti e la carenza di medicine e carburante.

Alle persone in fuga Medici Senza Frontiere (MSF) dedica la campagna #Milionidipassi, con un appello all’opinione pubblica e ai governi perché sia ridata umanità al tema delle migrazioni forzate e venga garantito il diritto di tutti ad avere salva la vita. www.milionidipassi.it

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“Ogni volta che veniva colpito un obiettivo vicino all'ospedale, sentivo la terra tremare e rimbombare dentro il mio corpo”. La testimonianza di Christine Buesser, coordinatrice dei progetti di MSF nella provincia sud-occidentale di Al Dhale



Arrivo a Qa'taba.

Sono arrivata a Qa'taba il giorno in cui i bombardamenti aerei hanno colpito le postazioni dell'esercito Houthi. Ogni volta che veniva colpito un obiettivo vicino all'ospedale, sentivo la terra tremare e rimbombare dentro il mio corpo.



Durante gli attacchi, le donne e i bambini si accalcavano nel corridoio dell'ospedale, alcuni di loro piangevano. Altri pazienti, quando cominciavano i bombardamenti, lasciavano l'ospedale per controllare i membri della famiglia o perché temevano che l'ospedale sarebbe stato l'obiettivo successivo.



Anche i giorni a seguire sono stati frenetici e intensi, come gli scontri tra le parti in conflitto e la linea del fronte in continuo spostamento.



Dormivamo poco poiché arrivavano pazienti gravemente feriti giorno e notte. Oltre ad occuparsi dei pazienti, il team MSF lavorava duramente per proteggere l'ospedale con sacchi di sabbia e per far arrivare più forniture mediche possibili.



In Yemen scontri e bombardamenti sconvolgono la vita quotidiana, ma forse l'effetto più devastante di questo conflitto è la mancanza di carburante, di generi di prima necessità e di servizi essenziali, come acqua, servizi igienico-sanitari e assistenza sanitaria. Quasi tutti gli ospedali e le farmacie nelle aree in cui operiamo sono chiusi.



Oltre a fornire cure mediche d’emergenza, abbiamo voluto garantire che donne e bambini avessero un posto sicuro dove andare in caso di malattia. Non è passato molto prima che l'ospedale a Qa'taba fosse invaso dalle grida dei neonati urlanti, dai pianti dei bambini e dalle loro madri preoccupate.



Per alcune donne l'unico posto in cui esprimere le proprie paure è nello studio del medico, e noi siamo lì per loro. Alcuni sono così psicologicamente traumatizzati che i loro sintomi diventano fisici. Lamentano dolore al corpo, mal di testa, nausea e svenimenti. Sono così impauriti che non riescono più a dormire.



Spesso mi veniva da piangere quando guardavo nei loro occhi e ascoltavo le loro storie. A volte non riuscivo a dormire neanch'io, perché tutta la notte sentivo le esplosioni di razzi Katyusha, utilizzati da entrambe le parti in conflitto. Il rumore assordante dei razzi è evidentemente progettato per infondere paura.



In prima linea

Con un nuovo team internazionale stabilitosi nell'ospedale a Qa'taba, eravamo pronti a visitare l'ospedale che ora stiamo supportando nella città di Al Dhale. Dovevamo attraversare la linea del fronte in continuo spostamento. Mentre percorrevamo la zona cuscinetto, ero vigile ma nervosa, in attesa di sentire il rumore degli spari. Non c'era nessuno sulla strada, soltanto noi.



Arrivo ad Al Dhale

Arrivata in città, il panorama è stato strano. In lontananza sentivo gli spari, ma i negozianti vendevano frutta e verdura al mercato e la gente passeggiava per le strade. Durante i combattimenti molte persone erano fuggite dai villaggi circostanti per sicurezza. Ma, da quando i gruppi armati fedeli al presidente in esilio Abd Rabbuh Mansur Hadi avevano preso il controllo della città, sembrava che la vita quotidiana fosse tornata alla normalità. Ben presto diventa chiaro che la situazione non è del tutto tornata alla normalità.



Al Dhale è isolata a nord e a sud dai combattimenti, dagli spostamenti della linea del fronte e da numerosi posti di blocco, il che significa che le forniture, compresi i medicinali, non possono passare. Anche le strutture sanitarie, i sistemi idrici e igienico-sanitari sono crollati.



Le persone mi dicevano che l'accesso all'assistenza sanitaria continuava a essere una sfida, non solo perché le strutture sanitarie sono chiuse, danneggiate o a corto di farmaci, ma anche a causa di problemi di sicurezza e di trasporto. Una dottoressa era preoccupata per le donne in gravidanza nei villaggi circostanti che avevano avuto complicazioni durante la gravidanza o il parto, perché lei non poteva arrivare a un ospedale a causa della mancanza di carburante.



Tutte le nostre attività

MSF sta supportando i servizi d’emergenza all'ospedale di Al Dhale. Stiamo anche donando farmaci e forniture mediche ad altre strutture sanitarie della zona, e fornendo loro carburante e acqua pulita. Con il blocco del carburante, per i nostri team è una lotta quotidiana mantenere i generatori degli ospedali funzionanti e, quindi, fare in modo che i servizi d’emergenza siano aperti. Senza carburante, non c'è elettricità. Senza elettricità non c'è sterilizzazione, non ci sono concentratori di ossigeno, niente luci in sala operatoria. Senza una corretta sterilizzazione, un chirurgo è costretto a operare sui pazienti con strumenti chirurgici potenzialmente contaminati.



Dare speranza

Durante la mia permanenza in Yemen, MSF è stata l'unica organizzazione internazionale a lavorare nel governatorato di Al Dhale sia con personale yemenita che internazionale sul terreno. Una persona mi ha detto: "Per settimane non ho avuto nessun motivo per sorridere, ma vederti qui oggi mi regala un sorriso…dà a me e ai miei colleghi yemeniti speranza".



Nelle settimane in cui sono stata in Yemen ho cercato di mantenere i servizi d’emergenza funzionanti e ho contribuito a rendere l'assistenza sanitaria accessibile a chi ne aveva bisogno. Ma al di là di fornire assistenza per i problemi fisici, i momenti come quelli che ho condiviso con le donne negli ospedali mi ricordano che anche la dignità, la speranza e la solidarietà significano tanto. Credo che questo sia il motivo per cui molti di noi aiutano le persone in pericolo: perché crediamo in un mondo in cui le persone non sono destinate a soffrire da sole.

Campagna MILIONI DI PASSI

Ufficio Stampa di Medici Senza Frontiere: sara.maresca@rome.msf.org

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