Cultura/ Teatro e musica - Il comando urlato in polacco ad Auschwitz, Wstawac! (Alzarsi), è il titolo dello spettacolo con musiche inedite di Ennio Moricone
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2005
Wstawac! Alzarsi!, in polacco, era il comando urlato, atroce come una staffilata, che nelle baracche gelide di Auschwitz strappava i prigionieri ebrei dal loro sonno, rinnovando il terrore di una nuova giornata senza speranza e piena di dolore. Questo “ordine dell’alba” è il titolo di una rappresentazione che alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri ha commemorato un evento storico: la prima deportazione nell’ottobre del ’43 dei cittadini italiani di religione ebraica. L’allestimento, un progetto di Emanuela Carcano, con la regia tesa e lucida di Silvano Tombini Robichon e l’interpretazione molto partecipe di un folto gruppo di attori e attrici - fra i quali Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Marco Carena - ha messo a confronto recitazione, letture, coreografie, musica intorno a testi di Primo Levi, Par Lagerkvist, Pier Paolo Pisolini e Silvano Tombini Robichon. Le musiche, originali e inedite sono di Ennio Morricone, che nelle prime rappresentazioni ha diretto dal vivo alcuni brani della sua composizione.
Questo lavoro corale, nato da una fusione originale e complessa di linguaggi diversi, è scivolato inspiegabilmente nella penombra e nel silenzio, eppure ogni sera ha lasciato i cento partecipanti ammessi ammutoliti e immobili per l’emozione. Sia per l’elaborazione efficace di contenuti tanto sconvolgenti, sia per la resa aspra e serrata, sia perché lo spazio teatrale delle Fonderie Limone ha offerto uno sfondo quanto mai propizio al coinvolgimento collettivo nell’azione drammatica.
Gli spettatori, muniti di una fascia da applicare al braccio distribuita da inquietanti personaggi in divisa prima dell’entrata, dopo un marcia a luci fioche che pare interminabile, sboccano di fronte a due opposti palcoscenici. Senza sedersi mai durante la prima parte dello spettacolo, assistono agli avvenimenti che li attorniano chiusi nella stessa morsa, uniti fra loro da un ritmo sempre più pressante. Presi dagli eventi narrati, incalzati da un coro cupo e dolente, non possono sottrarsi al triste imperativo di riviverli attraverso le rievocazioni. Solo in secondo tempo, seduti su bidoni fatti rotolare dagli attori in mezzo al pubblico, identici per formato e colore a quelli che contenevano i gas venefici ridotti in polvere, possono allentare la tensione indotta da un’emozione a cui è impossibile sottrarsi. Wstawak! è un evento unico. Sono straordinariamente vividi i testi interpretati con misura ed intensità dai due caustici e versatili personaggi televisivi genovesi e dai bravi attori emergenti che incarnano l’ebete crudeltà dei nazisti, il cinismo dei carnefici, la disperata e muta rassegnazione delle vittime. Ma all’affresco danno forza anche la partitura potentemente incisiva del maestro Morricone, le proiezioni di indescrivibile spietatezza e il suo messaggio, che per l’ intensità espressiva merita di irrompere in altri teatri.
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