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WONDERWOMAN ESISTE?

WONDERWOMAN ESISTE?

Donne Lavoratrici e Mamme. Una donna che lavora, ha una famiglia e magari svolge anche attività rappresentative, politiche, sociali di varia natura, riesce a gestire tutto soltanto se è circondata da un cordone di protezione...

Martedi, 10/01/2012 - Wonderwoman esiste?

(a cura di Barbara Lorenzi, avvocato in Rovereto, (TN), coordinatrice Ufficio Studi OUA -Organismo Unitario Avvocatura Italiana- in Roma, Presidente del Consiglio Comunale di Rovereto)



Una donna che lavora, ha una famiglia e magari svolge anche attività rappresentative, politiche, sociali di varia natura, riesce a gestire tutto soltanto se è circondata da un cordone di protezione, fatto di persone che la sostengono in ogni campo in cui è impegnata. Altrimenti è inesorabilmente costretta a rinunciare a qualcosa, con inevitabile senso di frustrazione che rischia di avvelenare i rapporti familiari e sociali.



Nell'avvocatura italiana le donne rappresentano il 45% della categoria quando trent'anni fa erano solo il 7%. Si è in presenza di un fenomeno di femminilizzazione della professione, un trend che ritroviamo anche nella Magistratura; la Giustizia è sempre piu donna. Preoccupa invece il dato reddittuale delle donne avvocato, che guadagnano, in media, meno della metà dei colleghi uomini. Se poi esaminiamo i dati per fascia di eta' anagrafica riscontriamo che i redditi più alti sono riferiti a donne avvocato di età compresa tra i 60 e i 65 anni, mentre i redditi inferiori (poco piu di diecimila euro) si rinvengono nella fascia di eta' tra i 26 e i 30 anni. I dati sono di Cassa Forense al 31.10.2011. Ne deduciamo che oggi per una donna fare l'avvocato in Italia è difficile, ma se quella donna è anche giovane, è una autentica tragedia perché e' penalizzata due volte: una perché donna e un'altra perché e' giovane.



Cosa si può fare? Io definisco wonderwoman ogni donna lavoratrice che con fatica, tenacia e determinazione si costruisce individualmente e autonomamente la cintura di protezione di cui parlavo prima. Ma, al fine di evitare dispersioni di energie individuali, vanno individuati nuovi modelli organizzativi x conciliare le molteplici esigenze delle donne che lavorano.



Per esempio per le donne avvocato si deve abbandonare la logica dello studio individuale per un esercizio collettivo della professione, scegliendo tra associazione professionale e società tra professionisti (STP). La prima è come un matrimonio, se ci si separa, è un bagno di sangue, la seconda è così poco appetibile fiscalmente che all'ordine di Roma, che conta ventimila avvocati, erano iscritte fino a qualche anno fa, nemmeno una decina di STP. Il Governo Monti consente ora anche la SRL tra professionisti, e questa è una buona opportunità purché si eviti la presenza del socio non professionista che non sarebbe soggetto agli obblighi deontologici, contributivi e previdenziali dei professionisti.



Accanto a ciò occorre una revisitazione degli studi di settore calibrati sul lavoro a inizio carriera e sul lavoro al femminile, e pure incentivi allo start up dell'attività professionale.



Ma penso anche a iniziative di più immediata realizzazione, come alla apertura di kindergarten nei Tribunali, ove le donne avvocato, magistrato, cancelliere e utenti del servizio giustizia, testimoni, consulenti ecc... possono lasciare, per qualche ora, i propri figli quando non possono organizzarsi diversamente, ad esempio durante i periodi di chiusura di scuole, nidi ed asili.



E non mi si obietti che tutto questo avrebbe un costo, perché il beneficio sociale che ne deriverebbe giustifica ampiamente simili investimenti, finalmente nell’ottica di una concreta politica per la famiglia.



Ricordo infatti che, secondo una indagine condotta dal Ministero Pari Opportunità, per ogni donna che lavora si crea un indotto in termini di nuovi posti di lavoro nei settori della cura e dei servizi, e che se il livello di occupazione femminile fosse pari a quello maschile avremmo un consistente incremento del PIL, effetto certamente da non snobbare in un momento economico come questo.



Insomma molto si può fare per consentire alla donna di realizzarsi nel lavoro, nella famiglia, nella società senza costringerla ad essere wonderwoman. Basta volerlo.

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