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WeWorld sulle depenalizzazioni delle violenze domestiche in Russia

WeWorld sulle depenalizzazioni delle violenze domestiche in Russia

Ritorno al passato: le depenalizzazioni delle violenze domestiche in Russia e l'aumento delle misure cautelari per le vittime di violenza a Roma

Martedi, 31/01/2017 - Riceviamo e volentieri pubblichiamo



“Assistiamo in poche ore a un ritorno al passato preoccupante. Da un lato la decisione della Duma in Russia di ratificare un progetto di Legge che rimuove dal Codice penale il reato di “maltrattamento in famiglia” declassandolo a illecito amministrativo. E dall'altro, il discorso pronunciato all'inaugurazione dell'Anno giudiziario a Roma dal Procuratore Generale d'appello, Giovanni Salvi, in cui si è evidenziato come, in un periodo di notevole calo di delitti contro la persona, solo gli omicidi e i procedimenti per maltrattamenti in famiglia mantengano alte le statistiche” - ha dichiarato Marco Chiesara, presidente di WeWorld.



In Russia secondo i dati del 2010 diffusi dalle Nazioni Unite, la situazione è gravissima. Su 143 milioni di abitanti, 14mila donne sarebbero state uccise, nei 12 mesi di quell'anno, da parenti o mariti. I dati sulla situazione della Russia non sono confermate dalle Autorità, che invece si riferiscono a quelli emessi dal Ministero dell'Interno, secondo i quali le donne uccise negli ultimi 18 mesi sarebbero state meno di 600. In ogni caso, la questione della violenza domestica è qui percepita come molto seria. Un Paese che negli ultimi vent’anni è cambiato profondamente, dal punto di vista economico, formalmente con un sistema democratico, seppure caratterizzato da forti elementi di autoritarismo. Nello scorso WeWorld Index 2016, indagine che raccoglie in un’unica classifica i dati di 34 indicatori diversi - di natura economica sociale e politica - sulle donne e bambini, segnala la Russia in 60° posizione. Lontanissima dai Paesi che guidano la classifica per livelli di inclusione, quelli del Nord Europa.



Tuttavia, la violenza coinvolge tutti i paesi del mondo, ad esempio negli Stati Uniti su 320 milioni di abitanti le donne uccise in un anno sono attorno al migliaio, mentre in Italia le statistiche ufficiali parlano di 179 donne uccise solo nel 2013. Una ogni 3 giorni fino al 2015; mentre lo scorso anno tale dato si è abbassato a 1 ogni 2 giorni.



Una maggior consapevolezza pubblica inizia ad emergere, merito delle azioni di sensibilizzazione a cui negli anni anche WeWorld ha dato un forte contributo con i suoi studi sul tema e interventi concreti in aiuto delle donne.



“Come WeWorld siamo in prima linea sia nel dare risposte immediate a chi ha subito le violenze, con lo Sportello SOStegno Donna negli ospedali italiani, sia nel far emergere il sommerso, nell’affiancare le donne e i loro figli negli Spazi Donna WeWorld, presenti in alcune importanti città del nostro Paese. Tuttavia, come sottolineiamo nelle nostre diverse indagini, prodotte in questi anni, sono fondamentali gli investimenti in prevenzione, gli appelli e le campagne di sensibilizzazione che vadano a lavorare nello sradicamento di una mentalità, di un modo di vedere le donne come proprietà, come genere inferiore, sia in Italia che nel resto del mondo. La violenza contro le donne e i loro figli colpisce ovunque ed è perpetrata da qualsiasi ceto, etnia, credo religioso. Non è un problema privato, come si vorrebbe definirla in Russia, ma una grave questione sociale, che può e deve essere affrontata e risolta." Conclude Chiesara.



Minimizzare il problema della violenza contro le donne è un grosso rischio, sociale, ma anche economico, perché come ha calcolato WeWorld (indagine Quanto Costa il Silenzio, 2013) questo fenomeno ha elevati costi diretti e indiretti, che si attestano a circa 17 miliardi di Euro, come tre finanziarie dello Stato, ogni anno.

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