Lunedi, 26/09/2011 - E’ morta ieri a Nairobi, dove si trovava per curare un cancro che l’aveva assalita, Wangari Maathai, primo Premio Nobel per la pace ad una donna africana. Ma Wangari era molto più di questo riconoscimento che l’aveva fatta conoscere al mondo. Il suo passaggio sul nostro pianeta è stato caratterizzato dal contributo che questa grande donna ha dato perché il mondo fosse migliore, l’aria più respirabile e limpida, le donne più rispettate ed amate, l’Africa più verde. Aveva ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2004 per il suo impegno in Kenia per la democrazia, la pace e lo sviluppo sostenibile ma prima di ciò Wangari era stata una lottatrice, prima donna ad ottenere in Africa Centrale ed Orientale un dottorato. Nata nel 1940, laureata in Biologia con un master in Scienze, era una vera rarità, per la sua formazione, tra le donne rurali del Kenia. La sua carriera accademica si è svolta nell’Università di Nairobi dove ha ricoperto varie docenze prima di diventare, anche qui prima donna, direttrice di un Dipartimento. Nel 1970 si era sposata e dalla sua unione erano nati 3 figli; ma già all’inizio degli anni ’80 il marito aveva chiesto il divorzio con la motivazione che sua moglie era: “ troppo colta, aveva troppo carattere, troppo successo ed era troppo ostinata per essere controllata” (Encyclopedia of World Biography, 1999, Gale Group.)
Dal 1976 al 1987 fece parte del Consiglio Nazionale delle donne del Kenia, svolgendo dal 1981 al 1987 il ruolo di Presidente.
Nel 1977 fondò il Movimento Green Belt che, con lo scopo di evitare la deforestazione e la desertificazione, piantò più di 20 milioni di alberi in Africa. Maathai coinvolse le donne nella cura dell’ambiente; nel corso degli anni sono state formate moltissime ‘guardiaboschi’ che si occupano di sorvegliare sull’ambiente e di piantare alberi ricevendo uno stipendio che gli permette di occuparsi degnamente dei propri figli e del proprio futuro.
Nel 1991 le sue battaglie le costarono l’arresto e la detenzione ma una campagna internazionale portata avanti da Amnesty International ottenne la sua liberazione. Nel 1999 fu attaccata mentre protestava piantando alberi in un bosco pubblico. Negli ultimi anni si era impegnata nelle campagne per i diritti umani adottando come sempre un punto di vista globale in cui il progresso dell’umanità passava attraverso lo sviluppo sostenibile, la democrazia, i diritti umani, in particolare quelli delle donne.
I suoi compagni di lavoro e di vita, nel sito web del Movimento Green Belt, l’hanno ricordata così: “Dopo una lotta coraggiosa e prolungata contro il cancro, accompagnata dai suoi cari, Maathai è scomparsa domenica a 71 anni. La sua morte è una grave perdita per tutti coloro che la conoscevano e per chi ammirava la sua determinazione par creare un mondo più pacifico, più sano e un luogo migliore”.
Lascia un Commento