Aids/ Il flagello infinito - A dicembre, in occasione della sedicesima giornata mondiale di lotta all’Aids, numerose iniziative di sensibilizzazione
Conti Viola Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2005
Dedicata soprattutto alle donne e alle giovani la giornata mondiale per l'AIDS lo scorso dicembre. Esse sono i soggetti più vulnerabili nell'epidemia da HIV. La disparità di condizioni e opportunità tra i due sessi presenti in molte culture, la difficoltà alla negoziazione di un comportamento sessuale sicuro, sino al culmine della violenza, in aggiunta alla scarsa informazione sulla prevenzione, contribuiscono ad alimentare la diffusione del virus tra le donne, che nel mondo rappresentano circa la metà delle persone malate. In alcune realtà africane fino al 60% dei giovani di età compresa tra i 15 ed i 24 anni affetto da malattia da HIV è costituito da donne. Nella stessa classe di età in alcuni paesi del Sub-sahara la probabilità di una giovane donna di essere sieropositiva è di tre volte superiore a quella di un giovane maschio della stessa età. Oggi, ci sono in media 13 donne infettate per 10 uomini, contro le 12 del 2002, ed il solco tra uomini e donne continua ad farsi più profondo, anzi la proporzione tende a raggiungere, in media, cifre impressionanti tra i giovani: 36 giovani donne per 10 giovani uomini. Nell'Africa australe ci sono circa 11,4 milioni di portatori del virus, quasi il 30% del totale mondiale delle persone colpite da HIV, mentre ospita solo il 2% della popolazione mondiale. In Botswana, Lesotho e Swaziland, i tassi di infezione superano sempre il 30% fra le donne incinte. In Sudafrica, considerato il paese più colpito al mondo e dove a fine 2003 vivevano circa 5,3 milioni di persone colpite dal virus, l'epidemia non mostra alcun segno di declino. In Thailandia, è il matrimonio il massimo fattore di rischio: ben il 75% delle donne sieropositive sono state contagiate dal marito.
Nei paesi occidentali le donne sieropositive sono più spesso povere, poco istruite, difficilmente hanno un'assicurazione sanitaria e per lo più appartengono a minoranze etniche. Tutte queste caratteristiche costituiscono delle barriere all'accesso alle strutture sanitarie, quindi alle cure ed ai trattamenti.
Infatti, dove la povertà si aggiunge alla malattia il costo pagato dalle donne sia in termini fisici che psicologici è divenuto insostenibile. In Italia, il 74,8% delle donne contrae il virus dal partner abituale, mentre il 62,5% degli uomini è contagiato da partner occasionali. In totale sono 53.686 i casi accertati dall’inizio della diffusione epidemica dal 1982 fino al giugno 2004, con 34.179 decessi (64%). Secondo i dati del COA (Centro Operativo Aids) dell’Istituto Superiore di Sanità, nel primo semestre 2004 si contano 495 nuovi casi. La regione più colpita risulta essere la Lombardia (136 nuovi malati) seguita da Lazio (69), Emilia-Romagna (54), Toscana (44), Piemonte (29), Veneto (26), Liguria (25), Puglia (22), Marche (20), Sicilia (19), Campania (11), Sardegna (10), Abruzzo (7), Provincia Autonoma di Bolzano (5), Friuli Venezia Giulia (4), Provincia Autonoma di Trento (3), Calabria (2), Basilicata (1) e Molise (1). In Umbria ed in Valle d’Aosta nel primo semestre del 2004 non sono stati registrati casi di Aids. Altro dato allarmante riguarda le donne in stato interessante: solamente una su quattro sa di essere sieropositiva prima di rimanere incinta. Ci sono poi i gay sieropositivi e le lesbiche che subiscono una doppia umiliazione: oltre all’isolamento, alla malattia devono affrontare il pregiudizio e la discriminazione da parte della società che spesso rifiuta loro di dare un’adeguata assistenza. Oggi si stima che nel nostro Paese i sieropositivi siano 110-130 mila. Occorre, perciò, non abbassare la guardia e prendere coscienza di un problema che ancora causa la morte di molte persone e gravi danni sociali anche nei paesi più avanzati e più ricchi. Molta, ancora, la disinformazione e la superficialità, soprattutto fra i giovani che hanno frequenti rapporti a rischio e ritengono l’Hiv un problema molto lontano dal loro vivere quotidiano. E’ bene dunque ribadire l’importanza dell’utilizzo del profilattico, come difesa dal rischio di contagio e di una corretta informazione sulla malattia, tale da rendere consapevoli ragazzi ed adulti sui possibili pericoli cui si può incorrere. Affidato alle campagne di sensibilizzazione il compito di diffondere la conoscenza della malattia e dei metodi per evitare il contagio. La scienza mette a punto cure sempre più efficaci per bloccare il virus e, paradossalmente, questo successo ha avuto l’effetto di far sottovalutare i rischi, con il risultato che oggi la metà dei 110-130.000 sieropositivi stimati in Italia non sa di aver contratto l'infezione. La battaglia, perciò, non è ancora conclusa e le donne lo sanno bene, perché sono l’anello debole della catena, vittime spesso inconsapevoli del contagio e protagoniste, loro malgrado, di tristi vicende che le vedono indifese e impreparate nei confronti dei loro stessi partners. Ecco quindi che la nuova emergenza Aids è rappresentata da questo enorme sommerso, costituito da persone cosiddette 'normali', che non si considerano a rischio e che in realtà sono un pericolo per se stessi e per gli altri. Da qui la necessità di riprendere con decisione le campagne informative e di prevenzione, volte ad aumentare la consapevolezza sull’Aids, divenuta patologia cronica ed invalidante che comporta seri interventi da parte di tutti i soggetti sociali.
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