L'appello per un voto pacifista
La voce grossa di Zelenski perché si entrasse in guerra con la Russia da parte della Nato, inaccettabile a livello popolare, in ogni paese è stata presa alla lontana dai Governi europei, apparentemente come aiuto solidale ad una guerra di resistenza Ucraina. Sappiamo in questi due anni della progressiva crescita bellica in cui siamo stati implicati come cittadini Europei ed Italiani e sappiamo della censura politica che hanno subito la difesa della pace e l’argomentazione contro la guerra nel nostro paese sino ad oggi. La mia opinione è che soltanto la spinta di alcuni pacifisti reali, storicamente capaci di opporsi alla corsa al riarmo e alla guerra e la presa di iniziativa di un giornalista: Michele Santoro di far buco nel tabù giornalistico con la volontà di stimolare la politica italiana a rivedere le mire guerresche e di porsi come stimolo alla visualizzazione delle volontà pacifiche degli italiani, ha ottenuto che davanti alle elezioni europee, oggi si stia ragionando almeno un poco del perché di una possibile guerra mondiale e del perché della esigenza di mutare integralmente le politiche introducendovi la prevenzione dei conflitti armati, la loro illustrazione e discussione dove esistenti, per affermare accordi di pace che soddisfino in parti uguali i contendenti.
La lista Pace terra dignità ha questo merito e dona questa speranza. Una speranza di rinnovamento della politica che ha una pratica comune ormai da molti anni tra pacifiste e pacifisti storici, ambientalisti e femminismo colto, di osservazione dei conflitti anche personalmente, di discussione e scelta di relazioni appropriate in ogni contesto per la loro mitigazione, che sia in campo ambientale, climatico, economico, politico, affettivo, legislativo. Questa nuova pratica politica del partire dalla propria consapevolezza, dai propri gesti e desideri e capacità, per migliorare le nostre relazioni con gli altri soggetti, che siano persone, anìmali, contesto del lavoro, del territorio o della democrazia istituzionale è una pratica politica creata in sessant’anni dalle donne più impegnate in Italia e condivisa con gli ambientalisti mossi da Laura Conti, dalle pacifiste della Wilf, dai pacifisti che a Comiso lottarono contro gli armamenti e la leva militare e ora ancora per il: “cessiamo noi il fuoco”, bloccando i rifornimenti militari in ogni luogo e sostenendo gli obbiettori al combattimento in ogni paese.
Ora sembra la sconfessione della guerra sia più animata anche in alcune organizzazioni politiche e spero che le elezioni politiche europee richiamino elettori ad eleggere pacifisti davvero attivi perché la guerra uccide ogni umanità della politica.
Antonella Nappi
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