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Vogliamo votare contro la guerra

Vogliamo votare contro la guerra

Un gruppo di donne contesta che non sia la guerra il centro della campagna elettorale oggi in Italia

Lunedi, 19/09/2022 - Riprendiamo lo stimolo ricevuto da un articolo pubblicato dalla Libreria delle donne di Milano e ne facciamo un appello esplicito per spingere una politica di avanguardia da parte delle donne in occasione delle elezioni. E' quella di domandarsi come fare la pace tra conflitti di ogni tipo. Perché di questo da sempre continua ad avere bisogno il mondo.
E' questo impegno che oggi va privilegiato!
Contro le armi, le distruzioni, contro l'aggravarsi del clima proprio a causa delle guerre, vanno spinti i rappresentanti politici e le espressioni di voto. E sappiamo della distanza esistente tra rappresentanti politici e popolazione in Italia in questi mesi su queste questioni.
Vogliamo premere sulle elezioni per ottenere una scelta di pace dell'Italia nei confronti del conflitto russo-ucraino perché siamo spaventate dallo sconvolgimento mondiale che questo sta comportando in ordine alla alimentazione e alla complessiva sussistenza di molti popoli.
Questa guerra ci appare come una carneficina su cui molti Stati investono nel dispregio della coesistenza e della mediazione tra sistemi politici ed economici diversi; una scelta patriarcale di scontro totale per vincere un nemico e affermare una sola autorità nel mondo.

In tempo di elezioni il nostro desiderio di fare qualcosa per la pace è interrogare chi si propone come rappresentante del nostro futuro sulla risoluzione pacifica del conflitto, sulla comprensione delle ragioni che lo creano e sulla capacità di privilegiare la soluzione pacifica delle intenzioni dei contendenti, invece di voler vincere rispetto a questioni di principio.
Comprendiamo le motivazioni della invasione Russa e quelle di legittimità che vengono sostenute dall'Ucraina. Queste vanno considerate assieme per trovare una soddisfazione parziale in comune che superi le ostilità che da anni fanno morti e distruzioni in quel territorio ed ora soprattutto.
Non riconosciamo affatto l'esigenza di spingere ad un conflitto occidentale contro altri Stati e privilegiamo il contenimento delle pretese in favore di un equilibrio complessivo che risparmi vite, beni, ambiente, relazioni internazionali. Siamo contrarie al privilegiare il Diritto a costo della vita, E di quante nel mondo! E siamo in tante e tanti a pensarla così.

Oggi siamo più colti rispetto alla considerazione di quanto si soffrono le guerre che alcuni maschi fanno e di quanto le femmine privilegino nei fatti della loro esperienza quotidiana attività di osservazione dei bisogni vitali e di quelli relazionali. Questa capacità più sviluppata dalle donne ha trovato condivisione anche tra molti maschi perché la divisione ideologica dei ruoli lascia ormai libertà personale alla affermazione dei propri desideri.
Sviluppare la contrattazione dei desideri, nelle questioni comuni, invece di imporre la vittoria assoluta dei propri, è ciò che la pratica politica espressa dalle esperienze femminili pretende dai maschi. Così come imparare a pretendere un confronto con loro, invece di tacere, lo impariamo oggi tra donne.
Ci si insegna a considerare le ragioni dell'altro e dell'altra e le proprie, riequilibrando gli spostamenti più su un lato o più sull'altro di uomini e donne ed anche tra donne.

CONDIZIONE DEL VOTO
Vediamo di condizionare il voto, per quello che possiamo, sulla capacità di impegnarsi per la pace tra contendenti alle elezioni.
Distogliamo la classe dirigente italiana dall'attuale volontà di acuire la guerra e di farla sopportare alla popolazione italiana che ha sempre affermato la non disponibilità a sostenere la guerra, ed oggi in particolare.
Queste elezioni devono segnare la non volontà di partecipazione degli italiani ad una guerra e la riconferma attualissima della Costituzione.
Ci sembra un buon modo di intervenire chiedendo ai candidati come intendono comporre il conflitto tra Russia e Occidente E' questo un termometro per misurare tra i candidati l'aggressività, e al contrario la ragionevolezza che oggi deve sostituire l'autoritarismo dei guerrafondai del passato. I vecchi termini del processo aggressivo e autoritario del fascismo devono lasciare il posto alla capacità di un processo ragionevole in tutte le questioni, a partire proprio dalla più grave: dalla guerra che attenta alla vita delle popolazioni più povere di tutto il mondo.
La popolazione deve avere più voce di quanta non riuscisse ad averne in passato. Fascismo e antifascismo non hanno significato se non nella contrapposizione di processi culturali e politici che oggi dobbiamo saper leggere nella loro presenza in pratiche e contesti diversi.
Vorremmo poter dare più chiarezza allo scontro in atto e soprattutto mostrare la distanza tra potere e popolazione, tra amanti dello scontro e della vittoria e amanti dei limiti che la sopravvivenza impone anche a se stessi.
Antonia Sani Wilpf Italia; Giovanna Cifoletti Difendiamo la salute, Antonella Nappi Disarmisti Esigenti e alcune socie della casa delle donne di Milano: Tina Faglia, Silvana Galassi, Gabriella Grazianetti, Mariateresa Ceruti, Emilia Giusti, Maria Rosa Del Buono, Isabella Bogni, Cinzia Iraci, Annamaria Osnaghi, Vittoria Cova, Bianca Gentilini, Gloria Ronchi, Paola Chiaia

Ulteriori adesioni possono essere inviate a: antonella.nappi@unimi.it

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