Parliamo di Bioetica - L’obiettivo principale della danza è mettersi in contatto con il proprio corpo e dare ascolto alle emozioni
Ileana Mattion Venerdi, 08/01/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2016
“Ogni forma d’arte, di letteratura, di musica deve nascere nel sangue del nostro cuore. L’arte è il sangue del nostro cuore; io non credo in un’arte che non nasce dal desiderio dell’individuo di rivelarsi all’altro. Io non credo in un’arte che non nasce da una forza, spinta dal desiderio di un essere di aprire il suo cuore”. Edward Munch
Il benessere psicologico è uno stato che si può anche misurare, e chi ci ha provato, su un vasto campione di popolazione, ha scoperto che il massimo della felicità si raggiunge nella fase finale della vita, ma non è una crescita costante, perché, dopo gli alti livelli della gioventù, si raggiunge il minimo del benessere a circa 50 anni. A 18 anni la felicità è a livelli alti, poi declina rapidamente fino a 25 anni, quindi rimane stabile per poi crollare di nuovo dopo i 35 e arrivare ai minimi intorno ai 50. Ma la buona notizia è che poi le cose migliorano continuamente: più si va avanti con l'età, più ci si sente felici e in pace con se stessi, liberi da preoccupazioni, rabbia e stress, nonostante la salute declini. La percezione di stress è ai massimi intorno ai 25 anni, poi diminuisce sempre, crollando dopo i 50. La preoccupazione, invece, cresce fino ai 50 e poi declina rapidamente. La rabbia diminuisce costantemente con l'età. La tristezza, invece, ha una presenza piuttosto stabile, con il massimo sui 50 ed un nuovo incremento dopo i 70. La gioia ha un andamento speculare: dopo aver subito un crollo tra i 18 e i 30, rimane costante fino ai 55-60, poi aumenta parecchio, ma comincia a declinare dopo i 75. La felicità ha più o meno lo stesso andamento.
Ognuno ha in sé delle risorse proprie che vanno semplicemente stimolate. Le Arti Terapie svolgono questa funzione e ci consentono di credere ed essere fiduciosi nelle capacità che tutti quanti noi possediamo. L’arte non passa attraverso l'intelletto, è istintiva, permette un’espressione diretta, immediata, spontanea. Lavorando sulle risorse individuali e utilizzando le parti positive, si ottengono dei cambiamenti più facilmente e stabilmente che andando a sollecitare le parti negative. Ad esempio, attraverso l’arte grafica, attraverso un disegno, un colore si può tenere sotto controllo l’aggressività. La musica, invece, può facilitare l’espressione dei sentimenti Attraverso il teatro si ha la possibilità di impersonare ruoli nuovi e mettersi nei panni degli altri; ma è con la danza che si lascia libero il corpo di esprimersi al di là delle convenzioni. La danza è una forma di espressione di sentimenti che lavora sui comportamenti muscolari e modalità posturali che riflettono tensioni e modalità psicologiche. L’obiettivo principale è mettersi in contatto con il proprio corpo e dare ascolto alle emozioni che vi albergano, sciogliendo tensioni fisiche, risolvendo blocchi emotivi e psicologici. La musica ha la funzione di stimolare il movimento creando un ambiente favorevole dove sia possibile dare forma corporea ad una emozione nascosta. La danza può essere vista come un dramma, in cui il linguaggio del corpo sostituisce quello verbale.
Interessanti le parole di CurtSachs, musicologo tedesco, scomparso a metà del secolo scorso, tratto da Storia della danza: “La danza è la madre delle arti. Vive ugualmente nel tempo e nello spazio. In essa creatore e creazione, opera e artista, fanno un tutt'uno. Movimento ritmico in una successione spazio-temporale, senso plastico dello spazio,viva rappresentazione di una realtà visiva e fantastica. Danzando, l'uomo ricrea queste cose con il suo stesso corpo, ancora prima di affidare alla materia, alla parola,il risultato della sua esperienza. Nella danza i confini tra corpo e anima, tra espressione libera dei sentimenti finalità utilitaria, tra socialità e individualismo, tra gioco, culto, lotta e rappresentazione scenica, tutti i confini che l'umanità ha costruito nel corso della sua evoluzione, si annullano. Tutto è presente nella danza: il corpo, che nell'estasi viene trasceso e dimenticato per diventare ricettacolo della sovrumana potenza dell'anima; l'anima che trova una felicità e una gioia divina dall'accresciuto movimento del corpo liberato d'ogni peso; il bisogno di danzare, perché una prorompente gioia di vivere strappa le membra al loro torpore; il desiderio di danzare, perché chi danza acquista un potere magico che elargisce vittoria, salute, vita; un legame mistico, che nella danza unisce la tribù tutta, e il libero manifestarsi della propria individualità, in una completa aderenza al proprio io. Nessuna arte ha confini così ampi .. chi danza si abbandona alla beatitudine di un gioco consacrato, all'ebbrezza che lo allontana dalla monotonia della vita di ogni giorno, dalla realtà tangibile e dalla prosaica esperienza quotidiana e giunge là dove immaginazione fantasia e sogno si destano e diventano forze creative … Non esiste avvenimento nella vita dei popoli primitivi che non sia consacrato dalla danza. Nascita, circoncisione, iniziazione delle fanciulle, nozze e morte, seminagione e raccolto, onoranze ai capi, caccia, guerra e banchetti, lunazioni e infermità: per ogni cosa è necessaria la danza. E non si tratta di spettacolo e di festa secondo la nostra odierna concezione ... La danza, nella sua essenza, altro non è che la vita innalzata a un grado più elevato e intenso ... ma quando nelle civiltà superiori essa diviene arte nel senso più stretto del termine, allorché diviene oggetto di spettacolo e la sua influenza è diretta agli uomini e non più ai demoni, il suo universale potere si spezza, si frantuma...ma ciascuna civiltà racchiude ancora in sé, come germe spirituale, la nozione sublime che ‘danza’ è ogni movimento soprannaturale e sovrumano”.
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