Domenica, 22/02/2015 - Libro attualissimo di Iris Paxino, nata in Romania, cosmopolita, psicologa, pedagogista e letterata, sensibile ai problemi delle donne, lavora in Germania nel campo della biografia in senso antroposofico.
Un libro articolato in una panoramica sul dolore, dalla differente concezione nel mutare dei tempi, fino al senso del dolore stesso. L’autrice chiarisce subito che il dolore è formatore di coscienza. Secondo Paxino il dolore aiuta a compiere un ulteriore passo verso se stessi e verso l’altruismo, e non è difficile capire quanto sia vero trovandosi ricoverati in un ospedale. La panoramica storico-filosofica fino all’epoca attuale ci porta dal mondo degli Dei alla fede cristiana, che vede nel processo del dolore una delle forze che sottendono la metamorfosi e la creazione dell’essere umano. Con il IX secolo la Chiesa cattolica decreta la divisione dell’uomo da corpo-anima-spirito in corpo-anima (lo spirito sarebbe solo parte esclusiva della Trinità e della Chiesa) causando conseguenze decisive su tutta la cultura europea. Con Cartesio vacilla l’unità dell’essere umano fino a perdersi il senso della percezione del dolore. S’iniziano a combattere delle vere crociate contro il dolore. Sopportare il dolore non è più una “virtù” come nei tempi degli antichi cristiani e gli analgesici, al di là della loro giusta utilità, diventano “pillole di conforto” quotidiano al livello mondiale, fino a consumarne miliardi. Paziente e medico perdono di vista il senso della totalità della persona: il primo dimentica che il dolore è qualcosa che gli appartiene, il secondo, che dietro una malattia, dietro il dolore, c’è “la persona”. La volontà di liberarsi dal dolore è l’unica modalità di rapportarsi con esso. Negli ultimi duecento anni la medicina ha ridotto il dolore alla dimensione di segnale. Eppure ogni dolore fisico, anche il più banale, ha sempre una dimensione psichica, cioè ha a che fare con l’anima legata al corpo ferito. Il dolore, quale fenomeno della coscienza, diventa il maieuta per la nostra più intima essenza. La lesione fisica ci focalizza sulla ferita subìta, il dolore emotivo sul passato, su quanto perduto –ad esempio nel caso di una separazione o di un lutto-, il dolore spirituale ci pone davanti agli ideali superiori e valori eterni. Nel dolore fisico è come se l’anima si aggrappasse troppo profondamente al corpo. Nei casi di maltrattamenti, invece, il trauma psichico è così forte che avviene come un processo di escarnazione al punto da non sentire nemmeno più il corpo fisico. Nello stato di salute la coscienza dell’anima si riflette nel corpo e proprio per questo il dolore si può definire “coscienza al posto sbagliato”. L’attuale medicina tende a suddividere la sofferenza in una serie di sintomi e a vedere la persona come un portatore di sintomi che, appunto, vanno eliminati. La scienza però ci suggerisce che nulla può essere perduto e il dolore eliminato ricompare sotto un’altra forma, magari come dolore psichico. Non a caso nell’era moderna il dolore si cronicizza maggiormente e non solo per l’allungamento della vita, ma per l’abisso tra il dolore come segnale e il suo senso. Ovviamente i dolori vanno trattati, ma in assenza di senso l’Io diventa non Io -si perde-, al contrario di ciò che dovrebbe avvenire in una comune, se pur dura esperienza di dolore, dove attraverso la prova di sofferenza e l’elaborazione profonda dello stato doloroso l’essere umano trova una possibilità di vivificare la propria coscienza e una chance del divenire e della comprensione.
Un libro da leggere per soffermarsi sul senso della vita.
Iris Paxino, Vivere con il dolore, Natura e Cultura Editrice.
Lascia un Commento