Cultura/ Donne e Cattolicesimo - Un libro che analizza la condizione delle donne nella Chiesa e tenta appunto ‘Il bilancio di un secolo’, prendendo la teologia come punto di riferimento
Marilena Menicucci Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005
Nella raccolta di saggi sul rapporto tra donne e teologia, Lorenzo Chiarinelli, pensando al fatto che “Il cristianesimo nasce dalla parola del Risorto a Maria Maddalena”, conclude :” si può organizzare l’oggi, lo si può vivere intorno al silenzio femminile? Credo proprio di no”
In tutto il mondo, nei giorni di lutto per la morte di Giovanni Paolo II, che ha coinvolto milioni di persone, cattoliche e no, i mass media, fra le dettagliate notizie sulla sua vita in generale e sul pontificato in particolare, hanno sostenuto che uno dei problemi della Chiesa lasciati aperti e insoluti dal Papa polacco è quello delle donne. Perché nella Chiesa le donne costituiscono un problema?
Al quesito questo libro, che raccoglie gli atti del settimo Colloquio dell’Istituto Costanza Scelfo (laica palermitana, morta a cinquant’anni, mentre stava preparando la sua tesi in teologia), avvenuto nel novembre 1998, risponde perfettamente: analizza la condizione delle donne nella Chiesa e tenta appunto ‘Il bilancio di un secolo’, prendendo la teologia come punto di riferimento.
Cettina Militello, nel suo scritto introduttivo, chiarisce la complessità di una condizione solo ovviamente contraddittoria, sostituendo la contraddizione con l’ambiguità. La studiosa infatti, analizza come nella Chiesa le donne “stanno nell’ambiguità di una visibilità invisibile e di una invisibilità visibile”. Il problema esiste: “gli estensori materiali della storia sono quasi del tutto gli uomini” e alle donne “è negata la parola sapiente”, l’uomo solo viene considerato “idoneo all’autorità” in quanto vicino alla imago Dei, mentre alle donne vengono assegnate obbedienza e sottomissione, secondo le tesi di una “minorità della donna” e del problema teologico di una sua imbecillitas. Certo, la Chiesa fin dalle origini riconosce l’apporto delle donne e il valore di alcune come Paola, Eustochia, Marcella, Melania la Giovane, tanto che la Militello si domanda se queste abbiano prodotto teologia, sospettando “dati manipolati, traditi, cancellati”.
Da allora ai giorni nostri le donne hanno elaborato pensieri e una teologia “le cui categorie modificano dal di dentro il discorso maschile su Dio, declinandolo piuttosto nel suo tratto misericordioso, accogliente e materno”, in alternativa alla visione androcentrica e dualista (San Tommaso, Sant’Alfonso, Sant’Agostino…) “oppositiva di anima e di corpo, che trasferita sul piano antropologico legge nell’anima, nel nous, nell’intelletto il maschile, il divino, la perfezione, mentre coglie nella fisicità materiale, opaca e inferiore del corpo, il femminile”.
La teologia delle donne, però, ha dimostrato che entrambi, uomini e donne sono portatori dell’ imago Dei e che “il nome proprio della reciprocità (nel Dio trinitario) è amore…il mistero stesso di Dio”. Secondo la Militello “è l’amore che finalmente muterà il volto della Chiesa”, compito delle donne credenti e più delle teologhe.
L’introduzione è seguita da una serie di autorevoli interventi. Silvano Maggiani, Andrea Milano, Kari Elisabeth Borresen, Ursula King, Silvie Hauser-Borel, Valeria Ferrari Schiefer – solo pr citarne alcuni - il libro ripercorre la storia del rapporto donna-teologia dall’inizio alla fine del novecento, introducendo dentro il pensare, l’agire, il sentire e il sapere delle donne credenti: cattoliche, anglicane, ortodosse, protestanti di tutto il mondo, unite dalla passione della sapienza. Da Elena Lucrezia Corsaro Piscopia a Evelyn Underhill, da Dorothy Sayers a Ildegarda di Bingen, ogni figura citata rappresenta una pietra miliare della storia delle donne e della Chiesa e si potrebbe diffondere il libro, elencando semplicemente tutti i nomi.
Il libro, informando sulla storia del rapporto tra la donna e la teologia, nel secolo passato, consegna ad ognuno un messaggio per il futuro che lo riguarda, perché permettere ad ogni donna di cercare il meglio di sé nella Chiesa, significa pacificare la società, da se stessi al mondo, preparando nuovi i cieli e la terra, come vuole la fede in Dio e nell’umanità.
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