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Violenza sessista e non sessuale

Violenza sessista e non sessuale

Roma / stupri e politica - Le donne romane reagiscono alla campagna mediatica che in modo strumentale a fini elettoralistici sta utilizzando il recente caso di stupro in località La Storta

Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2008

Le donne del centrosinistra romano, con le associazioni che gestiscono i centri antiviolenza nel Comune di Roma (Differenza Donna) e in Provincia di Roma, a Valmontone, (Casa Internazionale delle Donne), rispondono alle polemiche politiche e all’uso strumentale che è stato fatto dell’episodio di stupro ai danni di una giovane studentessa, avvenuto nei pressi della stazione di La Storta, già di per sé straziante.
Il luogo dove si sono incontrate è altamente simbolico, la Casa Internazionale delle Donne di Roma. La parola d’ordine è quella di rifiutare la "strumentalizzazione della violenza sulle donne che ci offende e ci violenta ancora di più". I numeri: 612 casi registrati nel 2007 dal Centro antiviolenza del Comune di Roma di via di Torre Spaccata: l'80% delle violenze e' "domestica", ossia maltrattamenti subiti tra le mura della propria casa. Lo stupro ad opera di sconosciuti è meno del 2%. E per quanto riguarda gli autori delle violenze: nel 52% dei casi è il marito della vittima, nel 18% il compagno o convivente, nel 7% l'ex marito, nel 5% l'ex compagno. In un altro 5% dei casi si tratta di un parente, nel 3% del padre e solo nel 3% dei casi la violenza è compiuta da uno sconosciuto. Le vittime sono per il 72% dei casi italiane e per il 28% straniere. Così come gli autori del crimine che sono italiani nel 79% dei casi e stranieri solo nel 21% .
Tutte le presenti si uniscono all'appello di cui si fa portavoce l'assessora uscente alle Pari Opportunità del Comune di Roma, Cecilia D'Elia: "Non strumentalizzare a fini elettorali questo fenomeno". Con lei la coordinatrice della campagna elettorale romana per La Sinistra L'Arcobaleno, Patrizia Sentinelli, la sottosegretaria uscente agli Interni, Marcella Lucidi, l'assessora regionale alla Cultura, Giulia Rodano e le presidenti di Solidea e Differenza Donna, Maria Grazia Passuello e Emanuela Moroli. Tutte sottolineano che il Comune e la Provincia di Roma hanno lavorato sul tema della violenza contro le donne cercando di fare soprattutto una battaglia culturale, costruendo una rete di solidarietà tra i cittadini e ricordano che nel Lazio ci sono 7 centri antiviolenza, comunali o provinciali. In quest’ottica vanno letti i provvedimenti varati dalle amministrazioni uscenti: la realizzazione, insieme alla Prefettura, di un vademecum per i fiorai, gli edicolanti e gli altri operatori notturni perché ci sia un controllo sulla città da parte di chi vive e lavora di notte, la possibilità per le donne di avere tariffe agevolate sui taxi dopo le 21.00, la proposta di aprire uno sportello antiviolenza in tutti i municipi romani. Su tutto, il gesto del Comune di Roma che, per la prima volta in Italia, si è costituito parte civile in un processo per stupro perché “chi violenta una donna, violenta la nostra città”. Marcella Lucidi fa notare che “le leggi fondamentali contro la violenza sulle donne sono state approvate all'unanimità. In questo momento la destra sta arretrando e usa questo tema come strumento di campagna elettorale. Proprio loro che hanno ridotto la prescrizione per i reati di violenza; il centrosinistra chiede di raddoppiarla e, nel caso di vittime minorenni, di farla decorrere dal raggiungimento della maggiore età". Interventi che ricordano che il contributo della città di Roma su questo tema è stato oltre che in termini di servizi, anche in termini di metodologia, quella appunto dell’integrazione, della formazione, della rete, della solidarietà. Anche Patrizia Sentinelli che però, pragmaticamente, sottolinea come malgrado i tanti risultati ottenuti "vadano migliorati i servizi e la città resa più sicura. Il programma del centrosinistra non dice di rimanere fermi a quanto e' stato fatto fino ad oggi ma pensa al presidio sociale non solo attraverso i Vigili urbani, all'illuminazione, all'apertura di negozi e di insegne nelle stazioni anche in collaborazione con i privati. Perché le politiche della sicurezza richiedono un lavoro integrato".
Ma su tutto rimane l’indignazione della storica femminista Edda Billi che chiede di chiamare la violenza sulle donne "sessista" e non sessuale perché "sono il machismo e il sessismo la causa vera".


(22 aprile 2008)

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