Domenica, 04/11/2012 - --Chi è sottoposto a violenza psicologica si trova in uno stato di stress permanente.
--Parole, gesti, toni allusivi, offese velate o esplicite che possono umiliare, distruggere lentamente ma in profondità, senza sporcarsi le mani. --Dietro agli sguardi sfuggenti o sfidanti e disperatamente provocatori di molte donne, si possano celare situazioni di violenza psicologica, esercitata all’interno della sfera privata. Non ci sono solamente le violenze fisiche che comunque segnano profondamente le persone, esistono quelle psicologiche che non lasciano lividi sul corpo, ma che nel tempo producono ferite, dentro le persone, e che segnano profondamente la loro vita. Ci sono aggressioni che non agiscono direttamente sul piano fisico come uno schiaffo, una spinta, un pugno, un calcio. Possono essere violente le parole? Possono i toni di voce o i silenzi, togliere ogni sicurezza e gioia di vivere? Sì, ci sono parole che possono ferire come pugnali, possono essere usate per umiliare e distruggere una persona. Un clima di disapprovazione continua dove qualsiasi atteggiamento o comportamento viene ritenuto sbagliato, inadatto. --“..non sai fare nulla, sei proprio una persona inutile, che cosa vuoi parlare tu che non sei nessuno, solo una povera idiota potrebbe fare quello che fai tu..” – queste parole instillate, giorno dopo giorno, attuano un processo di distruzione psicologica spesso irreversibile. Parole, gesti, toni allusivi, offese velate o esplicite che possono umiliare, distruggere lentamente ma in profondità, senza sporcarsi le mani. Ma esistono manovre più nascoste come il sarcasmo, la derisione continua, il disprezzo, espresso anche in pubblico con nomignoli o appellativi offensivi, mettendo costantemente in dubbio la capacità di giudizio o di decisione. Questo meccanismo, protratto nel tempo, destabilizza una persona fino a distruggerla e senza che chi le sta intorno possa accorgersene ed intervenire. La vittima di violenza psicologica è paralizzata, confusa, sente il dolore, la sofferenza emotiva, ma non riconosce l’aggressione subita. Il problema relativo alla violenza psicologica, infatti, è relativo al riconoscerla, alla consapevolezza di esserne vittime. --Le donne sottoposte costantemente a questo clima ‘vacillano’, cominciano a dubitare dei propri pensieri, dei propri sentimenti, si sentono sempre in colpa, inadeguate e spesso si isolano o vengono isolate perché assumono comportamenti non spontanei, scontrosi, lamentosi o ossessivi con le persone che intorno non comprendono e giudicano negativamente. Così la donna resta isolata, senza appoggio. --Occorre chiedere aiuto, occorre venire aiutati da esperti. I segnali di malessere si possono individuare nei disturbi del sonno, nell’irritabilità, nell’insorgenza frequente di mal di testa e cefalee, nei disturbi gastrointestinali o in un continuo stato di apprensione, di tensione costate e di ansia. Questi possono essere considerati segnali di disagio di cui è opportuno verificare l’origine per poter prendere consapevolezza delle aggressioni subite, comprendere perché le si è assorbite e ridefinire i propri limiti di tollerabilità, in modo che non vengano mai più oltrepassati. 3 novembre 2012 Sostienici: reteinterattiva@gmail.com
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