Parità/ La lettera - "I due stupri di gruppo contro due ragazze, avvenuti nel mese di giugno..."
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2005
Leggere notizie di violenza, intendo i due stupri di gruppo contro due ragazze, avvenuti nel mese di giugno, uno a Milano l’altro a Bologna, fa male. E se da un lato penso a certe civiltà - mi pare medio orientali - dove i colpevoli di stupro venivano puniti con il taglio dell’organo sessuale, dall’altro penso anche che violenza genera altra violenza, le punizioni violente non hanno mai risolto i problemi.
Inevitabile, per me, il ritorno con il pensiero alle modalità di relazione tra uomini e donne. Quindi al tema della parità.
Non credo di certo che Parità sia solo una parola intorno alla quale discutere tanto per sentirci tutte/i politically correct. Né chi opera per la Parità può limitarsi a combattere per ottenere uguali diritti solo sul luogo di lavoro. Parità non significa solo dividersi i compiti in modo uguale dentro casa, tra moglie e marito. Spesso mi chiedo cosa sia la Parità. Vorrei poter condividere con noidonne quello che vedo. Mi pare che il “sentire” la persona che hai di fronte, l’entrare in empatia con la persona che ti è accanto. Sentire che, se soffre, è come se tu stessi soffrendo e, se gioisce, ne partecipa una parte di te. Quella credo sia Parità. A me non piace essere strumentalizzata, usata, violentata, né fisicamente, né psicologicamente e allora perché devo farlo con qualcun altro? La persona che ho accanto potrei essere io. È pari a me.
Credo che sia giusto vedere la Parità come una conquista di consapevolezza individuale e sociale. Parlare di questi argomenti farebbe bene a tutto e a tutti, ma in famiglia e a scuola non se ne parla granché… E nel mondo dei media? Sono troppo impegnati a creare fattorie, grandi fratelli, isole.
E allora con chi parlare di empatia, di interazione con le pulsioni che sentiamo, con la rabbia o l’energia che si muove dentro di noi e negli altri.
Mi pare proprio che manchino spazi per questo genere di riflessioni. Credo che dove mancano riflessioni profonde si crea invece spazio per condizionamenti che non rompono le catene di violenza che subiamo e assorbiamo dal mondo che ci circonda. Una mancata riflessione crea spazio per un modo di vita che ci fa essere quello che non vorremmo essere. Perché dubito che dei ragazzi consapevoli e maturi arrivino a stuprare, a divertirsi facendo soffrire qualcun’altro. E chi lo fa, spesso si rende conto troppo tardi di aver commesso un grande sbaglio. Ma dietro a quei violenti cosa c’è? Di certo non c’è una cultura della Parità. E la cultura della Parità - a parte questo vostro bel giornale – dov’è che viene davvero promossa? Non sono troppo deboli le voci che tentano di affermarla? Antonella V.
Genova
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