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Violenza di genere - Morde ohne Ehre - di Paola Zuccarini*

Violenza di genere - Morde ohne Ehre - di Paola Zuccarini*

Articolo pubblicato su 'Rinascita flash' dopo il convegno di di Retedonne e.V. – coordinamento italiane all’estero sul tema della violenza di genere del 7/12/3013 a Berlino

Martedi, 13/05/2014 - Convegno di Retedonne e.V. – coordinamento italiane all’estero (Berlino, 7 dicembre 2013)

Il termine “violenza di genere” nella sua accezione più ampia significa violenza basata sull’identità di genere, correlata a modelli di relazione,

di ruoli, aspettative, ed opportunità, perpetrata dall’uomo nel ruolo di dominatore, prevaricatore, discriminatore contro le donne e i minori. Viene denominata “violenza domestica” quando essa viene esercitata da membri della famiglia (mariti e padri) e da conoscenti (amici, stretti conoscenti, colleghi di studio e lavoro) attraverso minacce, maltrattamenti psico-fisici, ricatti e abusi sessuali, coercizione e privazione

della libertà personale, delitti d’onore e uxoricidi.

Soltanto negli ultimi anni la violenza di genere è diventata oggetto di dibattito pubblico. Viene considerata un fenomeno trasversale in quanto tocca tutti i ceti sociali, culturali, economici e si basa generalmente su un rapporto fiduciariosentimentale tra la vittima ed il suo carnefice.

La violenza nei confronti delle donne, in particolare quando si tratta di violenza “intrafamiliare” riveste uno dei fenomeni sociali più taciuti; viene considerata come la massima espressione dell’esercizio di potere e controllo dell’uomo sulla donna e si esprime attraverso la sopraffazione sfociante in diverse forme di violenza, al di fuori e all’interno della famiglia.

In Italia dalla fine degli anni 90 sono stati creati i Centri antiviolenza. A tutt’oggi sono presenti più organizzazioni impegnate sul tema violenza

di genere. Il centro antiviolenza di Modena, ad esempio, si ispira a modelli europei (Centro ATV-Oslo) ed ogni anno gli si rivolgono circa 800

donne a seguito di “violenza domestica” per intraprendere un percorso di ripresa, nonché i responsabili della violenza ai quali viene offerto altresì sostegno, rende noto la psicologa Dott.ssa Giulia Borriello referente al convegno di Berlino del 7 dicembre scorso.

Altri mezzi di ricerca e lavoro sono messi a disposizione da centri come l’ “European resources on Gender-based violence” – dell’EIGE

(European Institute for Gender Equality). La Dr. Karin Aleksander ha presentato nell’incontro a Berlino i servizi e le potenzialità della biblioteca di genere dell’Università Humboldt di Berlino, partnership della libreria di genere di Bologna.

La violenza contro le donne e i minori non ha confini geografici o religiosi; basti pensare ai delitti d’onore in scena soprattutto nei Paesi islamici, come il caso di violenza accaduto in Afghanistan contro una ragazza di 16 anni ferita quasi a morte dal marito e rimasta paralizzata, ai gesti di “estremismo religioso”, come l’uccisione della scrittrice Balkis Melhem per mano di due dei suoi fratelli, e agli ultimi tragici avvenimenti in India, come quello della bambina di 12 anni stuprata e bruciata viva. 

Al convegno di Berlino, riguardo ai delitti d’onore la criminologa e sociologa turco-tedesca Dr. Ayfer Yazgan, presentando il suo libro “ Ehrenmorde, Morde ohne Ehre: Ursachen, Verbreitung und Erklärungsversuche” descrive la donna in terra islamica come vittima di uno stato di arretratezza socio-culturale ed economico.

Delinea inoltre una società costituita da strutture patriarcali, dove le determinazioni della classe dominante e il preponderante ruolo della religione musulmana hanno estremo peso nei confronti delle famiglie, le cui madri diventano complici dell’atto di violenza in nome di un “onore” inteso come “massimo capitale sociale”. La violenza diventa dunque misura di correzione in forza di un’erronea interpretazione

della sacra scrittura. Il numero delle vittime in Turchia oscilla tra 10.000 e 100.000 l’anno.

Si sottolinea a proposito del delitto d’onore che l’art 587 del codice penale italiano è stato abrogato soltanto nel 1981 (l. 442/1981) nonostante le campagne di sensibilizzazione risalenti già dagli anni sessanta come quella della rivista NoiDonne (1961) dal titolo “D’onore si muore”. Inoltre la violenza sessuale assurge a reato contro la persona nel 1996 (l. 66/1996), mentre fino ad allora era stata rubricata tra i delitti contro la morale.

Riguardo al sempre più crescente numero di atti di violenza di genere registrati negli ultimi 10 anni in Italia, la Dott.ssa Tiziana Bartolini,

Direttrice della rivista NoiDonne, fondata nel 1944 a Roma, e relatrice al convegno a Berlino, informa che dal 2002 al 2012 sono state uccise

in Italia oltre 2000 donne. Più del 70 percento dei decessi è frutto della violenza domestica e trattasi, in alcuni casi ( 7 percento), di morti annunciate, in quanto l’attentatore era stato già denunciato dalla vittima. In Italia tra il 2012 ed il 2013 i delitti di genere risultano essere circa 150, mentre in Germania, non essendoci discernimento di dati, vengono comunicati 313 delitti di cronaca nera in cui sono presenti anche delitti contro le donne.

Dai dati ISTAT del 2006 emerge che una donna su tre tra i 16 ed i 70 anni ha subito violenza domestica (dall’intimidazione al femminicidio) e che nel 62 percento dei casi i figli hanno assistito alla violenza.

Il femminicidio – parola nuova per descrivere un fenomeno antico – non è da considerarsi pertanto circoscritto all’ambito privato ma da

intendersi come fatto politico, da combattersi sul piano culturale e sociale in quanto costituisce un freno allo sviluppo economico del

Paese. Da una ricerca dell’associazione Intervita onlus effettuata con il patrocinio delle Pari Opportunità è stato rilevato che i costi della violenza sono da quantificarsi in circa 2,3 miliardi l’anno, tra costi sanitari e sociali per la collettività di circa 1,7 miliardi e circa 600 milioni di

mancata produttività. Soltanto 6,3 milioni di euro vengono investiti in prevenzione in tema di violenza sulle donne.

Il 19 giugno 2013 è stata approvata dall’Italia la Convenzione di Istanbul, il primo importante strumento internazionale, giuridicamente vincolante, atto a cautelare le donne contro qualsiasi forma di violenza e a perseguirne gli autori. La convalida definitiva a livello sovranazionale è tuttora in corso, in quanto mancano le ratifiche di almeno altri cinque Paesi (ne occorrono in tutto dieci di cui almeno otto parte del Consiglio d’Europa).

L’11 ottobre 2013 il governo italiano ha convertito in legge (n. 1540), sebbene non all’unanimità, il decreto- legge del 14 agosto 2013, n. 93,

“recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province”. Motivo del disaccordo è la presenza nella legge di articoli concernenti materie che non hanno a che fare con la violenza di genere, oltre alla disciplina di alcuni aspetti del reato stesso.

Inoltre negli ultimi anni è stato un crescendo di progetti (tra gli altri ad esempio “ Se non ora quando?”) portavoce dei diritti delle donne ed

avvenimenti che hanno visto il culmine nella data del 25 novembre 2013, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in cui è stato indetto in Italia uno sciopero generale che ha investito più settori pubblici quali scuola, sanità, trasporti, sostenuto da Cgil, da associazioni

e comitati locali.

È necessario considerare che a subire un danno economico e sociale è l’intera collettività: la famiglia, le imprese, lo Stato, gli istituti di

previdenza, noi cittadini, afferma il presidente di Intervita onlus. Per costruire una società libera dalla violenza maschile occorre cambiare

la cultura partendo dalla scuola, investire anche e soprattutto sulle nuove generazioni per superare definitivamente gli stereotipi propri

di una società di stampo maschile che assegnano alla donna tuttora un ruolo di donna-oggetto.

Di primaria importanza e responsabilità è altresì il ruolo dei mass media i quali sempre di più dovrebbero rappresentare la “figura di genere” negli ambiti politicosociale-culturale.

Questo dunque il complesso e vasto tema oggetto di discussione del convegno annuale di Retedonne e.V. tenutosi il 7 dicembre scorso a Berlino, moderato dalla Dott.ssa Lisa Mazzi ed organizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, la rivista Noi Donne, Roma – Editrice Cooperativa Libera Stampa, il Zentrum für transdisziplinaire Geschlechterstudien dell’Università Humboldt di Berlino, il Coordinamento Donne italiane a Francoforte e.V. e il Dica – Donne Italiane Coordinamento Amburgo.

Nell’ultima parte dell’incontro sono seguiti un intermezzo musicale con il chitarrista Manfred Bittlich ed il trombettista Ruben Giannotti, che

hanno accompagnato la lettura di poesie composte da Lisa Mazzi, recitate dall’attrice Elettra de Salvo, attinenti al tema della violenza sulle

donne, e tavoli di lavoro a tema come la scuola e la formazione professionale, l’impegno politico, la ricerca scientifica di genere, il tema

dell’identità in emigrazione, il ruolo della cultura e dei media per favorire lo scambio tra le donne presenti e lo sviluppo di prospettive per il

futuro impegno di ReteDonne con l’obiettivo altresì di rafforzare la rete di nuove esperienze e risorse.

Al termine del convegno ha avuto luogo l’assemblea annuale dell’associazione.

L’associazione Retedonne e.V. opera su piano nazionale ed è impegnata nel confronto tra immigrazione vecchia e nuova, nel rapporto con le istituzioni italiane e tedesche della capitale, con lo scopo di offrire un contributo alla politica d’integrazione e, nel mettere a disposizione l’esperienza migratoria, si propone di fornire consulenze e fungere da moltiplicatore per progetti e iniziative a livello locale e federale.

Le componenti dell’associazione onlus ReteDonne e.V. vivono in Germania e in Europa, sono attente ai problemi dell’Italia e del resto d’Europa e stanno creando un riferimento per donne attive in settori diversi, interessate allo scambio.



*Articolo pubblicato su 'Rinascita flash' (anno 22 nr 2/2014), bimestrale di informazione in Baviera

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