Quando ti addormenti la sera con la notizia del centesimo femminicidio e ti risvegli al mattino con l’annuncio di un altro femminicidio, a quel punto prendi coscienza che qualcosa non va. Qualcosa di insensato, inammissibile, assurdo e folle.
Un qualcosa che sicuramente va oltre l' "educazione" che dobbiamo impartire ai più giovani affinché comprendano la vera essenza delle nozioni di rispetto verso gli altri, rispetto di genere, uguaglianza e pari opportunità. Qualcosa che va oltre le ipotesi e le analisi che facciamo in questi tristi momenti:
-“Lei voleva lasciarlo e lui non accettava questa decisione”
-“Perché lo ha fatto?”
-“Non c’era qualche persona che sapeva e che avrebbe potuto impedire il fatto?”
Cerchiamo quasi di capirne il movente, di indagare la causa diretta che spinge un uomo, un marito, un compagno a compiere un gesto così efferato e crudele.
Come se si potesse anche arrivare a capire e trovare una “scusante”, una ragione valida per un gesto come questo, poichè la nostra mente non riesce a sostenere il pensiero di tanta spietatezza.
Ma la verità è che non esiste ragione! E' semplicemente assurdo che questo accada!
E' la rabbia che monta quando ascolto le notizie di questi episodi e che fa scattare nel mio essere più profondo un sentimento di assoluta ribellione, di non accettazione.
Sono fermamente convinta che ci troviamo di fronte ad un problema ancor più grande di quanto osiamo immaginare. Abbiamo necessità di mettere in atto piani di formazione efficaci da applicare nelle scuole, da quella primaria a quella secondaria, fino alle università. Creare opportunità di buona informazione e formazione allo stesso tempo. La formazione non deve essere rivolta solo ai giovani, qui si tratta di formare ed educare urgentemente anche gli individui di fasce d’età superiori, donne e uomini, concetto che avrebbe dovuto essere ben chiaro già da molto tempo.
Quello a cui siamo giunti oggi è, purtroppo, il risultato inevitabile e prevedibile di una cattiva politica condotta per lunghissimi anni da un Paese intero, dalla politica alle singole persone.
Responsabilità della Politica che negli anni ha sottovalutato quei chiari segnali di allarme che arrivavano periodicamente e che ancora oggi, nonostante ci siano le giuste 'carte' per contrastare il problema, non lo fa, dimostrando quell’immobilismo tipico di molte questioni nostrane, caratterizzato da un atteggiamento di passività e dall’assenza di provvedimenti capaci di mutare situazioni e di realizzare progressi, fino a giungere all’assurda pratica che tende a rimuovere i problemi, semplicemente accantonandoli.
Responsabilità dei singoli individui che non hanno avuto la capacità di reagire come avrebbero dovuto, che non hanno fatto sentire efficacemente la loro voce o che sono rimasti nel silenzio più assoluto.
Donne che non hanno avuto la forza di denunciare, di portare il fatto a conoscenza delle competenti autorità. Troppe volte accade che le botte non vengano denunciate, così come le violenze che possono essere anche psicologiche. Troppe volte le storie hanno il nefasto esito di una coltellata fatale.
Famiglie che non hanno saputo comunicare con i propri giovani. Genitori che, pur di difendere e salvaguardare i propri figli, hanno preferito crescere dei “mostri” e scelto di nasconderli alla società. Insegnanti poco e male informati o insegnanti preparati che hanno a disposizione pochi strumenti e mezzi inadeguati per poter affrontare in maniera costruttiva l'argomento.
Non attuare azioni che facciano l’assoluto indispensabile per combattere e prevenire atti violenti e discriminazioni nei confronti delle donne è fondamentalmente ingiusto ed è lesivo della stessa dignità umana. Devono essere prese tutte le misure adeguate per poter sopprimere qualunque pratica
consuetudinaria o d'altro genere che costituisca una discriminazione nei riguardi delle donne ed è fondamentale attuare le giuste politiche per assicurare una protezione giuridica adeguata in relazione ai delitti contro l'incolumità personale e garantirla in qualsiasi sua forma. Bisogna fare tutto il necessario per educare l'opinione pubblica e ispirare il desiderio di abolire tali pregiudizi e devono essere intraprese tutte le azioni , in particolare quelle legislative, per poter assicurare alla donna la giusta tutela nei confronti di atti violenti perpetuati loro da parte di uomini.
È necessario, quindi, avere e far rispettare le leggi ed altresì abbiamo necessità di competenze specifiche e non di improvvisazione. Non è con l’approssimazione e con la superficialità che si darà un contributo deciso al gravissimo problema.
La situazione richiede regole e, soprattutto, è indispensabile che tali regole vengano rispettate.
Se una donna chiede aiuto DEVE essere aiutata, difesa, messa al sicuro, PROTETTA e non ignorata.
Bisogna formare meglio le forze dell'ordine e creare dei corpi speciali competenti in materia, che abbiano le capacità di esprimersi e di agire in relazione a questa specifica e delicata questione.
Bisogna avere rispetto e tutelare le realtà che da anni e per anni si sono occupate di accogliere e supportare le donne vittime di abusi e prevaricazioni. I centri antiviolenza, che contrastano ogni manifestazione violenta, fisica e psicologica, nei confronti delle donne, vanno finanziati e rafforzati con figure specifiche e professionali.
Bisogna punire i colpevoli con le giuste pene, sentenze che siano la giusta condanna per coloro che hanno commesso il crimine e che allo stesso tempo rappresentino un segno di lotta e di contrasto FORTE per tutti i cittadini.
L'Italia é stata molto ingenua e ha dimostrato una buona dose di incapacità.
Abbiamo bisogno di aiuto. Esiste l’assoluta necessità di mettere in campo azioni atte a costruire una rete internazionale di cooperazione che ci dia l’indispensabile assistenza nell’affrontare questo muro fatto di indifferenza, incapacità, immaturità, omertà, superficialità e presunzione.
Non abbiamo bisogno di far finta, né tantomeno illuderci di essere preparati e capaci al pari di altri Paesi europei e non. Al contrario, abbiamo il dovere di essere umili e dire:
"Aiutateci perché da soli non ci riusciamo, non siamo capaci".
Chiediamo aiuto alle istituzioni internazionali che da sempre attuano programmi e azioni concrete per contrastare questo gravissimo problema in svariate zone del mondo. Nulla cambierà finché continueremo a pensare e ritenere che l'Italia possa farcela da sola perché è un paese forte.
È il momento di darsi da fare ed abbiamo il compito e l’obbligo morale di agire ora.
Lo dobbiamo a tutte le donne. Alle donne che sono state uccise, violentate, maltrattate. Alle donne che non hanno più voce e che ora meritano giustizia. Alle donne che hanno avuto il coraggio e sono riuscite a reagire, vincendo la battaglia contro colui che ha fatto loro del male.
Lo dobbiamo alle bambine che oggi hanno 5, 8, 11 anni affinché raggiungano la consapevolezza di cosa vuol dire essere donna e comprendano nell’immediato che le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, che è necessario eliminare ogni tipo di discriminazione nei loro confronti e che, soprattutto, MERITANO ASSOLUTO RISPETTO.
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